L’importanza delle scelte, Fiori: “Mantova, emozione indescrivibile”

La Serie D per ripartire, una crescita mentale graduale e la gioia di una promozione: l'intervista al numero 11 biancorosso

mantova fiori
24 Aprile 2024

Nicolò Franceschin - Autore

Vedi, se incontrassi Antonio di qualche anno fa gli direi che ha fatto bene a non mollare e a rischiare…”. Prendere e partire. Lasciare casa per andare a km di distanza “anche se i miei genitori mi dissero di non partire e di andare a giocare con gli amici. Ma io avevo una sensazione diversa, era la mia possibilità”. La memoria di Antonio Fiori torna all’anno scorso, quando scelse il Molise e Vastogirardi. Un modo per ripartire. Quasi due anni dopo il classe 2003 è tra i protagonisti della promozione in B del Mantova di Possanzini. Come riconoscerlo? Facile. Capello lungo, sorriso genuino e spensierato, dribbling nei piedi e fantasia nel pensiero e un numero 11 sulle spalle.Un’emozione indescrivibile. Nello stesso anno la vittoria del Mantova e del Cesena, la squadra in cui sono cresciuto”. Disegni del destino.

Una crescita mentale. Parte tutto da lì. Un ragazzo che passo dopo passo sta diventando grande. Una graduale maturazione in termini di consapevolezza su chi è e chi vuole diventare. Una storia che passa dalla possibilità di mollare e una rincorsa partita a km di distanza da casa. Un percorso in cui ci sono una pallina da tennis e degli scarpini da calcio, un tatuaggio fatto e un tiro a giro. C’è il destino che ha unito le promozione delle due “sue” squadre. C’è la Curva Te con il suo Brivido. Un numero 11, mosso da fantasia e imprevedibilità: Antonio Fiori.

Mantova Fiori

Credit: Mantova 1911

Il primo amore

Sono passati pochi giorni dalla festa promozione del suo Mantova. “Ma sai una cosa? Ho avuto la possibilità di fare un altro sport… Ero pure nel giro della Nazionale”. Per un po’ il calcio è stato accompagnato dal tennis. “Poi durante un giorno l’allenatore arrivò dicendomi di scegliere”. Pochi dubbi: “Una scelta immediata e spontanea, anche se ai miei genitori piaceva l’idea che giocassi a tennis”. Gli inizi sono vicino a casa “a 4 anni nel Real Ravenna”. A 9 anni la chiamata del Cesena, il suo primo amore: “Sono rimasti lì fino al fallimento. Un’esperienza bellissima. Un gruppo composto da ragazzi di quelle zone. Anche fuori dal campo stavamo sempre insieme”. I ricordi di Antonio tornano a quegli anni. “Che gruppo… il fallimento ci ha fatto male, era casa nostra”. Compagni che ora vede: “Casadei, Giovane, Prati. Siamo rimasti in contatto”.

E poi entra in gioco il destino. Da una parte il suo primo amore, dall’altra quello conosciuto e provato quest’anno. “La doppia promozione di Cesena e Mantova per me è qualcosa di bellissimo e inaspettato”. Al primo anno tra i professionisti ancor di più. A gennaio “ho iniziato a pensarci e a parlarne con i miei amici che tifano Cesena”. Sogno prima, realtà poi. Per chi tiferanno? “Me l’hanno già detto, mi fischieranno”.

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Credit: Mantova 1911

Step

Il Cesena fallisce, la Spal chiama: “I primi anni mi sono trovato bene. In Primavera sono iniziate le difficoltà e giocavo poco. Il primo anno c’erano ragazzi più grandi e davvero forti. Il secondo prendevo di avere più spazio, ma così non è stato. È stata la mia fortuna”. Il motivo? “La stagione successiva sono andato in D a Vastogirardi con Coletti che mi ha cambiato la carriera. Mi ha fatto crescere tanto”. Perché la vita è fatta di momenti. Momenti che segnano un prima e un dopo. Una ripartenza, anche quando le possibilità sembrano essere poche. Una svolta, soprattutto nella sua testa: “Vedi, alla Spal dovevo ancora crescere dal punto di vista mentale. Era ancora un gioco per me, non un lavoro. Il giocar poco non mi spingeva a impegnarmi di più in allenamento”. Con Coletti “ho raggiunto uno step in più. Andare in D era l’unico modo per continuare a giocare”.

Questione di sensazioni. “Ti vuole questa squadra, è in Molise”, il messaggio del procuratore. “Un posto mai sentito. I miei genitori mi dissero di non andare, era lontano”. “Piuttosto torni a casa e giochi con i tuoi amici”. Antonio, però, vuole andare. Lo sente, è la scelta giusta: “Il mercoledì me lo disse il procuratore, il giovedì ero lì”. E ha avuto ragione. Continuità e fiducia. Un anno dopo, la Serie C: “Entro il 30 giugno la Spal potevano mettermi sotto contratto, ma decisero di non farlo”.

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Credit: Mantova 1911

Fiducia

Suona il telefono. È il ds Christian Botturi: “Mi ha colpito fin da subito per quanto mi conosceva. L’avermi visionato pur giocando in un posto sperduto e il sentire la fiducia ha significato tanto. Credevano in me”. A Mantova il primo anno tra i professionisti. Un ritmo nuovo a cui abituarsi, anche grazie all’aiuto dei compagni più esperti: “Mi hanno sostenuto molto, soprattutto sul come gestire la vita fuori dal campo”. E quel consiglio di Giacomelli: “Rientrare e il tiro a giro, l’ho imparato da lui”. E i gol sono arrivati. In panchina Possanzini: “Ci ha spiegato la sua idea di calcio. Non ci ha mai rimproverato per errori. Con lui sento la fiducia e sai che hai la libertà di provare e osare. E mi sta aiutando a fare un ulteriore step nella mia crescita”. La figura dei genitori come riferimenti: “Per me sono stati molto importanti, in particolare negli anni alla Spal in cui non giocavo”. Un insegnamento: “Dopo le difficoltà, il momento arriverà”.

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Credit: Mantova

“Non seguire la strada più facile”

La gioia della promozione: “Con l’Atalanta un’atmosfera speciale”. Una vittoria arrivata in hotel: “Un momento bellissimo. Festeggiare con tutti i miei compagni una grande emozione”. Un tatuaggio con Radaelli, Wieser e Fedel per segnare un’impresa. Quale? La data e quel coro dei tifosi: “Sento un Brivido”. Il ritorno a Mantova con i tifosi: “Tutti lì per noi. Sentire il loro affetto qualcosa di inspiegabile”. Nella voce ancora riecheggia l’emozione di quei giorni. Negli occhi le immagini di un percorso e di una crescita mentale. Una crescita graduale, perché ogni cosa ha il suo tempo.E devo crescere ancora tanto”. Se Antonio incontrasse l’Antonio di qualche anno fa cosa gli direbbe? “Di non mollare mai e di non seguire la strada più facile. Perchè avrei smesso e non sarei andato a km di distanza a Vastogirardi”. Gli idoli Totti e Del Piero e l’obiettivo “di arrivare in A”. Ma il gol dei sogni come sarebbe? “Ah… bella domanda. Un tiro a giro nella finale playoff per andare in A”. La consapevolezza data dal percorso. La voglia di crescere. Crescere uno step alla volta, Antonio Fiori.