La consapevole intelligenza di Albert Navarro: “Sogno con l’Atalanta”
“Come ti trovi qui in ufficio? Ti piacerebbe avere un futuro da dirigente”. “Nono, il mio unico pensiero è lì”. La mano e lo sguardo di Albert Navarro si direzionano oltre le vetrate, dove i campi di Zingonia si perdono nell’orizzonte.
Il difensore classe 2007 dell’U23 nerazzurra è arrivato a Bergamo da pochi mesi, ma dà l’idea di sentirsi già nel suo mondo. Educato, sveglio, razionale: in piena coerenza con il mondo Atalanta. 17 anni accompagnati da uno sguardo da grande.
“Piacere, Albert. Come stai?”. Nella voce riecheggia l’accento spagnolo, immagini e suoni di origini e radici calcistiche e culturali. “Il Barcellona è stata la mia casa per 9 anni, quello che sono lo devo ai loro insegnamenti”.
Per capire valori ed essenza di Navarro basta poco. Occhi attenti che osservano ciò che li circonda. Un fare calmo, ma sicuro di sé e di chi vuole essere. Una voce in cui si legano consapevolezza e maturità. È cosi, grande nella sua semplicità.
Il suo presente si chiama Atalanta. L’ambiente ideale per la sua prima volta fuori dalla Spagna. “Sto crescendo tanto, il mio obiettivo è arrivare in prima squadra”. Sogni chiari, un mancino e testa alta: Albert Navarro.
Més que un Club
La storia di Albert parte tra le strade dei quartieri di Barcellona: “Ho iniziato a tre anni giocando nel club del mio barrio. Da quel momento ovunque sono andato con me c’era un pallone. Ho sempre pensato al calcio”. Una passione e una famiglia pronta a sostenerlo: “Sono qui grazie a loro. Mio papà mi ha accompagnato a ogni allenamento e mi ha trasmesso la passione per il Barcellona, anche se in realtà lui giovava a pallanuoto”. Nel 2015 la prima chiamata da Barcellona: “Feci degli allenamenti con loro, ma non mi selezionarono. Fu una delusione, ma reagii bene”.
Un anno in un nuovo club e il telefono del papà suona ancora: “Ti vogliono, vuoi andare?”. “Certo”. Un sogno, una responsabilità: “Per un catalano significa tanto poter rappresentare quel club”. L’orgoglio ritorna nella sua voce. “Ricordo il primo giorno. Eravamo tutti nervosi. La prima partita fu contro la mia ex squadra. Una bella emozione”.
Credere
“Se sono qui è grazie a quel momento”. Nella storia di ogni persona esistono delle sliding doors. Momenti che segnano un prima e un dopo. Quello di Albert coincide con l’esperienza in U15: “Venivo da un anno molto complicato in cui avevo trovato poco spazio. La stagione successiva ho incontrato un allenatore che mi ha dato fiducia ed è cambiato tutto. Se non fosse per lui ora non sarei qui”. Anni trascorsi con Yamal, da subito “un talento incredibile”, e Pau Cubarsí “che è un mio grande amico. È troppo forte”.
Esperienze di crescita e di cambiamento. Un consiglio come coordinata: “Credere nel gioco, in quello che faccio e farò. Se fai qualcosa, fallo con convinzione di poter creare qualcosa di grande”. La Youth League vissuta da protagonista, gli allenamenti con la prima squadra e poi l’addio in estate: “Salutare quella che è stata la tua casa per 9 anni non è stato semplice. Compagni, allenatori, centro sportivo… i ricordi erano tanti”.
Consapevolezza
Nasce tutto in un pomeriggio d’estate: “Avevo appena finito un allenamento con il Barça e il mio agente mi ha chiamato parlandomi dell’interesse dell’Atalanta”. Il club blaugrana dà il suo via libera: “Una sensazione particolare, non ero mai stato lontano da casa”. L’incontro con la dirigenza nerazzurra: “Mi hanno fatto sentire subito la loro forte volontà di portarmi in Italia. Mi hanno convinto in poco tempo con il loro progetto. E fin da subito tutti mi hanno accolto bene”.
In poche settimane una vita stravolta: un altro Paese, cultura e campionato diversi, la prima volta lontano dalla famiglia. L’intelligenza e la maturità con cui ci si pone davanti al cambiamento. Quello di Albert è stato un adattamento naturale, a tratti immediato. Questione di mentalità: “Una crescita personale che ho raggiunto negli ultimi due anni. Penso si noti in campo e fuori”.
“Atalanta, eccomi”
“Mi sento supportato in tutto, l’Atalanta è stata la scelta giusta”. Pochi dubbi. Filosofia chiara, principi e valori ben delineati, etica lavoro e programmazione: “Qui si sta bene. E anche qui, come in Spagna, c’è una grande attenzione ai giovani”. Con la maglia dell’Atalanta U23 è arrivata anche la prima esperienza tra i grandi: “Un cambiamento importante, mi sta aiutando a crescere”. Anche grazie agli insegnamenti di Modesto: “È un allenatore che ci chiede il 100% in ogni allenamento. L’intensità è sempre massima con lui. Mi sta permettendo di migliorare molto, sia sotto il piano tecnico-tattico che quello fisico. Ha un’attenzione maniacale nella nostra impostazione di gioco. Sono felice”.
Messi, Suarez e Busquets gli idoli da bambino, Jordi Alba il riferimento, Kolasinac il giocatore da cui imparare a Bergamo, ma la difesa dei sogni quale sarebbe? “Pau Cubarsì, Pique, Navarro. Non sarebbe male”. La passione per il basket e la musica come compagno di viaggio: “Mi piace il trap americano, in particolare Drake e Travis Scott”. Lo sguardo torna su quei campi. All’orizzonte “il sogno di diventare un giocatore professionista e arrivare in prima squadra”. Consapevole di chi si è e di chi si vuole diventare. Sempre con quella coordinata: “Credere in ciò che si fa”.