L’espressione di sé: Rimini e Longobardi, un mare di soddisfazioni
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Il terzino del Rimini Gianluca Longobardi durante un'azione di gioco/Credit Photo: Rimini F.C.
L’allontanamento da casa giovanissimo, Primavera e Serie B col Pescara, il mare: la storia del terzino biancorosso
Colorano, arricchiscono e descrivono le nostre esperienze. Sono espressione di soggettività. L’attaccamento che lega le persone ai luoghi è il fil rouge sul quale si muove il corso della vita dell’individuo che riconosce in essi il proprio benessere. L’amore per un luogo permette che questi entri nell’immaginario, nella sfera emotiva; nella memoria. E diventi cardine dell’identità di ciascuno.
È un sentimento comune. Chiunque modella giudizi e sensazioni in base a ciò che lo circonda. Il ritmo della marea, le onde, violenza o dolcezza con cui l’acqua si appoggia alla riva. Colori, luci, riflessi. Suoni. Prima il dolce e fedele Tirreno, poi il gratificante Adriatico. Per Gianluca Longobardi, terzino del Rimini, è il mare il custode delle sue esperienze; delle sue culture e tradizioni. Della sua emotività e perché no: della sua legittima e necessaria fantasia.
Così, con un pallone tra i piedi, fatica e sacrifici sospinti dall’acqua il difensore ventiduenne dei biancorossi inizia ad affacciarsi ai suoi sogni. Dal mare calmo, dolce e sicuro della sua terra, posta tra golfo di Napoli e golfo di Sorrento, in quella Vico Equense che, per la sua importante collocazione lungo la costa, conosce periodi di contesa tra dinastie che segnano epoche storiche come Aragonesi e Angioini. Ma è di Longobardi che segna una tradizione. Nessuna effigie come cimelio del legame tra Gianluca (Longobardi ndr.) e la sua storia, ma un para-stinco. Ci torneremo.
Un cammino quello del terzino campano che procede spedito fin da subito. Taglia la penisola e risale. Sempre fiancheggiando il mare. Come le lunghe passeggiate a piedi nudi sulla sabbia sfiorata dall’acqua, cui il calciatore non riesce proprio a rinunciare: “Mi dona serenità, mi fa stare in pace con me stesso e mi avvicina ai miei pensieri”. Da Vico a Pescara. Ancona dove abita; il ‘dolce naufragar’ di Recanati fino alla nuova e gratificante serenità della Riviera di Romagna.
Pescara, un sogno diventato obiettivo
“Il deserto immenso dove l’uomo non è mai solo: perché sente la vita fremergli addosso”. A nulla importa se Gianluca Longobardi abbia o meno letto “Ventimila leghe sotto i mari”, ma senza dubbio la definizione che Jules Verne attribuisce al mare è metafora adatta per raccontare il viaggio del calciatore classe 2003 che a Rimini sta confermando di sentirsi a proprio agio. Lì dove l’odore di salmastro è profumo di serenità. Lui, fedelissimo dell’allenatore Antonio Buscè, a quota 3 gol e 2 assist in questa prima stagione in biancorosso non perde occasione per manifestare la sua sfrenata passione per il mare. Un luogo “che mostra chi sono” – dichiara ai canali ufficiali del club. Un concetto raccontato e delineato in maniera limpida nei caratteri della sua personalità prima ancora che nel trascorso della sua carriera.
L’imprevedibilità delle maree. La forza trascinante dell’acqua. L’impatto con la costa. Le tempeste. Tante le immagini che raffigurano il mare come qualcosa di spaventoso. Eppure, c’è chi di quelle istantanee fa la sua forza. Il suo coraggio. Quello che porta un Gianluca ancora adolescente a lasciare la protezione della propria famiglia e trasferirsi a Pescara. Con un unico obiettivo: “inseguire il mio sogno, poi diventato un obiettivo”. Nessun sacrificio. Anche Longobardi come il mare è deciso e incontrastabile. E, quindi, rinunciare a serate con amici, vacanze e divertimento non saranno mai rimpianti, ma “opportunità”. Perché la vita è una questione di priorità. E quella di Gianluca, nel vivaio del Pescara, è “fare ciò che amo”. Con due certezze: il calcio e il mare. “Live is life”…
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Serie B, Recanati e quel bacio indispensabile…
A Pescara esordisce tra i professionisti in Serie B nel 2020 e conosce la Serie C l’anno seguente. Nel 2022 toglie ancora le scarpe e riprende a camminare lungo la costa Adriatica. Si ferma in quella Recanati dove, persino, l’orizzonte indecifrabile del mare si perde nell’‘infinito’ del tutto: due anni di grande soddisfazione alla Recanatese. Mare che rimane il luogo che racconta chi è, dove rifugiarsi quando il pallone si ferma. Dove riflettere. E soffermarsi sui ciò che c’è di importante. E così passeggiando sul bagnasciuga con il fedele amico a quattro zampe Longobardi ritrova sempre Gianluca.
Quello stesso Gianluca che, solitario, ama analizzare il presente per comprendere a pieno il passato. Che racconta di una famiglia salutata da giovanissimo e sempre vissuta da lontano, ma di cui percepisce l’amore e la vicinanza. Nei momenti più importanti: a stretto contatto. A sigillo del legame un bacio spontaneo prima delle partite a ciò che non può mai mancare quando scende in campo: un para-stinco con stampato il ritratto dei Longobardi.
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Rimini: “Live is life”
Oggi sono il calore e le spiagge di Rimini ad avvolgere e accompagnare Gianluca. Qui tra una partita di tennis o incontro di box in Tv e una passeggiata sulla sabbia con compagna e inseparabile cagnolino quel ritornello “Live is Life” degli Opus che lo accompagna fin da giovanissimo diventa colonna sonora di quel sogno divenuto obiettivo. Di cui il campo è solo tassello.
Arrivato ai piedi del ponte di Tiberio per la fiducia sempre confermata del Dg Geria e del Ds Di Battista, già dirigenti del settore giovanile del Pescara, è l’ambiente Rimini F.C. a regalare a Gianluca la certezza di essere nel posto giusto. “La società punta su tutto il gruppo, crede nei giovani e la squadra non si arrende mai: tutti sono al servizio di tutti” – riporta. Come il mare anche la carriera di Longobardi conosce strani corsi: “Il gol più bello? L’anno scorso contro il Rimini: tiro da fuori sotto l’incrocio all’ultimo minuto”. Imprevedibile. Irrefrenabile. “Live is life Gianluca“. Il resto lo trascinerà il mare della Romagna: “Un deserto dove non sarà mai solo”.