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‘Soli’, ma insieme: tutto il cuore della Lucchese

Il lungo abbraccio a fine gara / cdc / www.lacasadic.com

Il lungo abbraccio a fine gara / cdc / www.lacasadic.com

I rossoneri battono il Perugia nel posticipo della ventisettesima giornata, nonostante le grandi difficoltà societarie. 

“Siamo rimasti da soli”. Parole nude e crude, che ti arrivano in mezzo al petto e ti lasciano quasi senza parole. È l’immagine di una serata, quella del posticipo tra Lucchese e Perugia, che ha un sapore diviso a metà tra amarezza e voglia di ripetere l’impresa. Lo sa bene Giorgio Gorgone, che le ha pronunciate in sala stampa, e lo sanno bene i suoi ragazzi.

Soli, ma con un popolo pronto a stringersi nuovamente intorno alla sua squadra, a fare gruppo, a diventare ancora una volta un’unica cosa. E l’esempio più forte e significativo è rappresentato dal lungo abbraccio che si sono regalati a fine partita i calciatori, lo staff e i tifosi rossoneri. Cori, applausi, quasi a dire: “Ce la faremo insieme, cammineremo fianco a fianco”.

Ma di fotografie, in una serata di nuovi sogni infranti, ce ne sono davvero tante. Come quando, al fischio finale, lo stesso Gorgone e il suo vice Testini corrono verso il DS Claudio Ferrarese, tornato da poche ore, e si stringono forte  in un lungo, interminabile, minuto. Poi si dirigono verso il loro gruppo, si chiudono a cerchio, parlano, sorridono. È un patto, una promessa: questa squadra si deve salvare.

Il risultato, 2-1 in rimonta, non può che essere una naturale conseguenza, voluto e cercato con la stessa consapevolezza di chi sa che la scalata è appena iniziata.

A ogni costo

“Andremo in trasferta anche con le macchine, ma garantisco che ci salveremo a ogni costo”, un concetto che Gorgone ha più volte rimarcato nel suo lungo sfogo. E il pensiero non può che tornare alla stagione 2018/2019, quella della penalizzazione di 23 punti e del playout a Bisceglie, o più semplicemente  della magnifica impresa della squadra di Favarin. Anche lì, seppur con tempi e modalità differenti, i ragazzi rossoneri erano rimasti soli, ma nonostante tutto e tutti riuscirono ‘a condurre la barca in porto’.

Corsi e ricorsi storici, memorie tristi di pagine che richiedono nuovo inchiostro. Al “Porta Elisa“, però, la magia non è mai venuta meno. E lo si intuisce facilmente dal sostegno incessante del pubblico, dalla grinta di chi è in campo e dal ‘tifo’ che proviene dalla panchina. “Salviamoci, magari qualcosa succederà”, e adesso è questa l’unica cosa che conta. Ci sarà tempo per capire chi ha sbagliato e trovare i responsabili di questo ennesimo disastro sportivo. Ma il presente richiede solo cuore, testa e gambe.

Giorgio Gorgone in conferenza stampa / cdc / www.lacasadic.com
Giorgio Gorgone in conferenza stampa / cdc / www.lacasadic.com

Voglia di una nuova primavera

Alla fine, succede che anche in una fredda serata di febbraio ci si riesca a scaldare con sorrisi puri e sinceri. Lo fa Gorgone, velatamente, e chi lo ascolta in religioso silenzio, nonostante tutta la rabbia e la delusione del momento. Si scioglie lentamente, e dal quel cappellino -che ha sempre fisso in testa- si riescono quasi a scorgere gli occhi di chi si è sentito tradito ma sa che ha un gruppo da dover guidare fino alla fine.

Accanto a lui c’è il suo staff, c’è Ferrarese, e con il pensiero e le sue parole anche tutta la squadra. Si sono guardati in faccia, lo sanno bene che da qui in avanti sarà dura e bisognerà far fronte anche all’ordinaria amministrazione. Di normale, per chi voleva solo inseguire il proprio sogno, c’è poco. Ma quei colori, quei ragazzi, quei tifosi, hanno voglia di una nuova primavera. Fiorire ancora, dopo aver attraversato un altro inverno duro e gelido.