Riconoscenza, la Spal di Strefezza e la 34: Ubaldi, un calcio educato che sorride alla vita…e a Rimini
L’attaccante dei romagnoli è tornato al gol con un rigore contro il Pineto: la sua storia
Umiltà, tenacia, insistenza e amore della semplicità. Valori e idee rinchiuse in un pallone. Nel mezzo Leonardo Ubaldi, attaccante del Rimini. Ma per passione. Perché, quando la vita ti regala qualcosa l’unico sentimento è quello della riconoscenza. Fare tesoro di ogni esperienza. Ostacoli, difficoltà e sofferenze sono lo scettro della crescita. Umana e, per il classe 1999, persino professionale.
Il gol come valvola di sfogo e ossigeno di una carriera nella quale il calcio non è mai un lavoro, ma l’emblema della bellezza delle piccole cose. L’anello di congiunzione di legami indissolubili che saranno la base di una carriera costruita per la gioia. Di fortuna, al volo, dalla distanza o in rovesciata. Ossigeno di serenità: il gol per Leonardo Ubaldi e…
Da solo. Immerso e travolto dall’onda di tenacia e forza straripante di chi sa di poter credere in qualcosa. Il desiderio di riuscire a regalare una gioia agli altri prima che a sé stesso. Il senso del dovere che si sostituisce all’ambizione. Questo è essere Leonardo Ubaldi. Correre senza mai fermarsi. Sorridere, piangere. Occhi al cielo a ringraziare il destino. L’ultimo scatto. 11 metri in equilibrio tra certezze personali e fatalità. Con “rigore” a fare il suo dovere. Per sé, per il suo Rimini contro il Pineto. Ma soprattutto un nuovo motivo per cui sorridere a chi ha di più caro.
Dentro una rete dell’attaccante 25enne della squadra di Buscè c’è molto di più. Si trova l’essenza di un legame. La forza della consapevolezza dell’importanza dell’accettare ciò che abbiamo. Il non chiedere di più. Valorizzare ogni singolo istante o gesto. Una palla calciata da Leonardo che rotola alle spalle del portiere è sinonimo di affetto. A Ubaldi piace accostarla al nome fraterno di Simone. Perché ognuno sceglie quello a cui dare importanza: “Quello che il Signore ha tolto a lui, è come se l’avesse dato a me” – dichiara qualche anno fa. Riconoscenza e coscienza. È con questa concezione che lì, nel campetto della Polisportiva Campitello di Terni, la sua città natale, Leonardo ha il suo approccio con il pallone. Un incontro tutt’altro che occasionale.
Giovane professionista: la Spal di Ubaldi
Il corso dello scorrere del pallone a 15 anni lo porta a salutare le sicurezze offerte dalla sua Umbria per dirigersi verso l’Emilia. Ferrara cerca per la sua Spal giovani entusiasti e desiderosi di cimentarsi con un settore giovanile ambizioso. Qualche scambio con Strefezza e una maturazione evidente che vale un rapido passaggio dalle selezioni Under alla Prima squadra. Nel mezzo un sesto posto con la Primavera e 11 gol segnati. 16 anni e il debutto in Lega Pro.
La convinzione di poter andare oltre. Il desiderio di tenere viva la fiamma dei sogni altrui. Un pensiero verso chi permette tutto questo e l’idea di non fermarsi. La strada ancora lunga e da costruire. Un nuovo start in Serie D perché bisogna avere il coraggio di spendersi. La gavetta come corazza contro il futuro. Castelvetro Modena poi due anni all’ASD Cannara per far risuonare il nome Ubaldi. 15 gol: l’equivalente di 15 sorrisi di Simone. Questione di affetti. Il serbatoio inesauribile del viaggio di Leonardo. Fratelli sempre.
Il “valore” dei numeri
Esempio di riconoscenza alla vita. Il calcio come sinonimo di felicità della famiglia Ubaldi. Le spinte della scalata di Leonardo. Direzione Pisa. Dove si ferma la strada del ragazzo nel 2021, quando la squadra della città toscana decide di investire su di lui. Ma le indicazioni rimandano verso Pistoia. Destinazione Serie C. 14 volte in campo un gol. Il primo tra i professionisti. E le risate e gli urli di gioia di Simone in lontananza: ogni viaggio richiede la sua colonna sonora.
L’acquisita certezza dei propri mezzi. La brama di andare sempre oltre. Ubaldi continua per la sua strada: San Donato Tavarnelle. La lotta per una salvezza che non arriverà in un campionato dove le reti saranno 8. La numero 34 sulle spalle. L’importanza dei sentimenti che ritorna. Una cifra, quella sulla maglia gialloblù, ripresa anche oggi al Rimini, che trova fonte lì dove si materializza l’intensità del rapporto tra Leonardo e il calcio. Fra le mura di casa, avvolto in una famiglia vessillo di coraggio. Nonno Oliviero, nato nel 1934, lo accompagna così. Scende in campo con il nipote attaccante ogni domenica e chissà, magari, a volte sono in due a spingere quel pallone oltre la linea. Al resto penserà Simone. Leonardo Ubaldi, per un calcio educato che sorride alla vita. Come la Riviera di Rimini.