Dalla vittoria con San Marino alla firma, le 12 ore di Nanni: “Un sogno”
“La cosa bella di San Marino è che si può sognare in grande”, parola di Nicola Nanni.
La sua è una storia nella storia. 12 ore, o poco più, in cui si concentra una vita. Nella sera di giovedì 5 settembre la prima storica vittoria della Nazionale. La mattina successiva l’ufficialità del passaggio alla Torres. Un ritorno al calcio, dopo un’estate senza squadra.
“Non giocavo una partita ufficiale da mesi. Sono state ore emotivamente forti. Vincere quella partita e poi firmare con un club importante come la Torres… non mi era mai capitato di vivere qualcosa di tanto forte in così poco tempo”.
Mesi non semplici. 12 ore per ripartire: “Mi hanno dato una nuova vita. Un’estate complicata ad allenarsi a casa. La Nazionale è stata il rifugio emotivo”. Un’esperienza che “ti forma il carattere. Questo appuntamento di settembre era il mio obiettivo”.
Un obiettivo raggiunto: “Una giornata unica, un obiettivo prefissato da tempo. Volevamo tornare alla vittoria dopo vent’anni. Oltre al piacere, rappresenta un stimolo per il futuro”. Un cuore che batte per il presente, gli occhi che guardano già a un futuro da scrivere. 12 ore da film. 12 ore da Nicola Nanni.
Scrivere la storia
“Dopo i sorteggi avevamo capito che ci potesse essere questa possibilità. Con l’arrivo di Cevoli abbiamo lavorato per questa partita”. Poi il giorno è arrivato: “Avevo la percezione di potercela giocare”. Il gol e il fischio finale: “Qualcosa che non avevo mai provato. Prima c’è stata la gioia, poi lo stimolo a voler riprovare quanto abbiamo provato quella sera. Senza far passare altri vent’anni”. Un risultato che ha avuto risonanza mondiale: “Ho ricevuto un sacco di messaggi. Familiari, amici, conoscenti… mi hanno scritto in tanti”. E poi gli ex compagni di Nazionale: “Questo successo è anche loro”.
“Cori, gavettoni, urla… c’era molta felicità. Non sapevamo neanche come festeggiare. Quando abbiamo cenato tutto insieme, giocatori e staff, il momento più bello”. Con un microfono in mano: “Abbiamo fatto cantare chi aveva debuttato”. 50 special e altri classici italiani: “Non c’erano grandi doti canore… nella musica non faranno certamente carriera (ride ndr)”. Una rosa fatta di studenti e lavoratori: “Alcuni di loro si alternano tra campo e le loro attività, a volte devono chiedere ferie per venire. Spesso devono allenarsi dopo giornate di lavoro, li ammiro molto per questo”.
Nicola e San Marino
Un bambino che ha scritto la storia del suo Paese: “La mia storia è partita qui. Grazie a San Marino sono riuscito a costruire la mia carriera e poter diventare un calciatore. Il sogno che ho sempre avuto”. Anni dopo la vittoria contro il Liechtenstein: “Quasi una chiusura di un cerchio, bellissimo”. Quel bambino è cresciuto, come stanno crescendo la sua Nazionale e l’intero sistema.
Un processo. Voluto, cercato e piano piano iniziato. Un processo che coinvolge l’intero movimento: “La volontà è di crescere e assumere sempre più i tratti del professionismo. La mentalità sta cambiando, la scelta di Cevoli lo dimostra”. Un cambiamento che si vede anche in campo: “Abbiamo una nostra identità, proviamo a fare la nostra partita e proporre il nostro gioco, senza partire sconfitti e subire gli avversari”. Una l’immagine chiara: “Dopo la vittoria non c’era solo felicità, ma la voglia e lo stimolo a ripetersi. Un punto di partenza per rivivere quelle emozioni”.
“Avete fatto un regalo a San Marino, ma ora non bisogna smettere di sognare”, le parole del presidente a fine partita. Magari tornando a Wembley e “passando in vantaggio con un mio gol”. Anche perché a San Marino “si può sognare in grande”.