Ripartire da zero, ma senza rimorsi. Filippis: “Adesso cerco conferme anche tra i professionisti”

Emiliano Filippis / Credit: US Pianese / www.lacasadic.com
Il portiere della Pianese si è raccontato ai microfoni de LaCasadiC.com.
Due partite tra i professionisti, due clean sheet. Numeri che riguardano da vicino Emiliano Filippis, portiere classe 2004 della Pianese. Ma è anche la piccola parte di un percorso che, nonostante la giovane età, lo ha già messo davanti a tante scelte: “Esordire in Serie C e non subire gol è sicuramente una soddisfazione importante, riconfermarsi la partita dopo è stato anche più entusiasmante. Non me lo sarei mai aspettato, ma allo stesso tempo ero consapevole del fatto che prima o poi sarebbe arrivato il mio momento, sono sempre rimasto concentrato”, racconta a LaCasadiC.com.
Emozioni semplici e genuine di un ragazzo che sta cercando di inseguire il suo sogno: “Quando ho capito che avrei giocato da titolare ho vissuto qualche momento di tensione, e ricordo che durante i primi dieci minuti di gara ero un po’ scosso. Poi però -rivela-, mi sono goduto ogni attimo, gli sforzi e i sacrifici che ho portato avanti durante l’anno sono stati ripagati. Adesso, dopo aver raggiunto i playoff, ce la giocheremo fino alla fine”.
Ma la sua carriera tra i pali, in realtà, è nata quasi per gioco: “L’amore per il calcio è nato grazie a mio papà, fin da bambino mi è sempre stato vicino in questo percorso. Mi accompagnava agli allenamenti di una squadra che si trovava vicino a casa nostra, il Mazzola-Valdarbia” (Siena, ndr). Ed è proprio durante quelle giornate che inizia a indossare i guantoni per la prima volta: “Ero particolarmente alto -racconta-, quindi il nostro allenatore decise di farmi fare qualche prova in porta. Andò bene, e ora eccomi qui” (ride, ndr).
Ma Emiliano, nel corso della sua vita calcistica, ha dovuto affrontare anche momenti difficili. Come quelli vissuti nel 2021, dopo il fallimento del Siena: “È stato un colpo duro, soprattutto quando sei così giovane e ti ritrovi senza squadra. Non sai mai se riuscirai a ottenere un’altra possibilità”. Opportunità che, invece, si palesa a distanza di poco tempo: “La chiamata dell’Empoli è stata bella e inaspettata, ha cambiato il mio modo di vedere le cose”.
Diventare adulti
“Vivevo in convitto con altri miei compagni, sono stati anni in cui ho imparato a prendermi cura di me stesso. Ero lontano da casa, il Covid ci ha un po’ frenati, ma è stato un percorso fondamentale”, ribadisce Filippis. Senza dimenticare quelle amicizie che, ancora oggi, resistono al tempo e alla lontananza: “Quando ti alleni con calciatori come Asllani, Baldanzi o Mariannucci inizi a comprendere che si tratta di una realtà di alto livello per i giovani. Ci sentiamo spesso, anche con Marianucci, ci ritroveremo quest’estate”. E chissà quante emozioni dopo quella gara contro la Juventus in Coppa Italia: “Gli abbiamo fatto i complimenti, per lui è stata una bella emozione. Sono felice del percorso che sta facendo”.
A proposito di Coppa Italia, l’allenatore di quell’Empoli era un certo Antonino Buscè: “A livello comunicativo ti dà tanto, parla spesso alla squadra e tiene alta l’attenzione su ogni dettaglio. Cura molto la parte tattica, ma ti forma anche a livello caratteriale”, precisa. A un certo punto, però, arriva il momento delle nuove scelte. Quasi una necessità prima di diventare ‘adulti’: “Non riuscivo a trovare molto spazio, avvertivo dentro di me il bisogno di andare a giocare altrove. Cercavo continuità, e così accettai la chiamata del Tau, in Serie D. L’approccio non è stato semplice, era gennaio e avevo poco tempo per inserirmi, ma ho ritrovato le mie consapevolezze. Mettersi alla prova in quelle categorie vale molto di più che giocare da fuori quota in Primavera”.

Voglia di conferme
“Rifarei quella scelta altre mille volte, non ho rimpianti. Tutte le decisioni che ho preso sono servite a me stesso e al mio percorso, ho cercato sempre di trarre la parte migliore da tutte le esperienze che ho vissuto” -ribadisce il portiere della Pianese-, e non dimenticherò mai la gara con il Poggibonsi, valsa la salvezza matematica per il Tau”. Semplice e mai banale, anche quando si tratta di parlare dei propri idoli: “Non ne ho mai avuto uno in particolare, ma durante la mia esperienza a Empoli ho lavorato qualche volta con Vicario, è un portiere straordinario e i numeri sono dalla sua parte. Lo seguo volentieri -afferma-, considero la scuola italiana una delle migliori al mondo”.
Dal passato al presente, dove invece convive a stretto contatto con il suo compagno di reparto, Pietro Boer: “Penso che la sana competizione sia fondamentale all’interno di una squadra, soprattuto tra portieri. Ti dà quello stimolo a fare di più, a spingerti oltre ogni tuo limite. Lui viene dall’ambiente Roma, durante la stagione ho cercato di rubargli qualche dettaglio. È un ragazzo d’oro”. E intanto, la mente di Emiliano, è già proiettata verso nuovi obiettivi: “Sono un ragazzo semplice, amo vivere la quotidianità. Adesso penso a finire bene questa stagione, poi mi auguro di riuscire a trovare una certa continuità tra i professionisti. Per me sarebbe già un passo importante”. Ripartire da zero, con coraggio ma anche con tanta voglia di emergere. Un percorso fatto di scelte, spesso difficili, che ha visto nascere finalmente i primi grandi sorrisi. Senza rimorsi, ma con la stessa passione di sempre.