La storia ‘giovane’ di Carlo Musa: “Caro calcio, con te è stato amore a prima vista”

Carlo Musa / Credit: Sestri Levante / www.lacasadic.com
Il Ds del Sestri Levante è intervenuto a LaCasadiC.com, un viaggio tra ricordi e nuovi obiettivi.
Ci sono momenti, nella nostra vita, in cui i sogni riescono a trovare un riscontro anche nella realtà. Fatiche, salite, cadute, fino a quando non inizi a scorgere la vetta e pensi: “Sì, ce la sto facendo”. Questa è un po’ la storia di Carlo Musa, DS del Sestri Levante, nato e cresciuto con un unico grande obiettivo in testa: “La mia famiglia mi ha sempre trasmesso la passione verso il calcio, ho anche un breve passato da giocatore che mi ha portato ad accumulare qualche esperienza soprattutto a livello dilettantistico”.
Un amore spontaneo, che si è trasformato e adattato con il passare del tempo: “Andavo a vedere tante partite, anche di serie minori, e ogni volta mi mettevo alla ricerca delle formazioni ufficiali per stabilire un primo contatto con i protagonisti in campo”. Vivere questo sport in modo intenso e curioso, cercando di rubare un dettaglio o una sfumatura particolare. Ed è forse in questi istanti che Carlo capisce che, forse, non sono gli scarpini o i gol a fargli battere il cuore: “Tutto è partito dall’organizzazione di tornei estivi, ma in realtà mi ha sempre affascinato la parte regolamentare o tutte le situazioni che vanno oltre la semplice partita”.
Aneddoti che, lentamente e in modo quasi puro, scopriamo nella chiacchierata concessa a LaCasadiC.com: “Io abito a Roma, e quando arrivavano le squadre di Serie A per le partite io morivo dalla voglia di scattare qualche foto o provare a parlare con i dirigenti. Nella mia testa mi ripetevo costantemente: voglio fare questo lavoro, voglio essere un DS anche io”.
Un percorso figlio del lavoro e della gavetta: “Il mio primo incarico è stato a 21 anni in prima categoria, da lì è poi partita la mia grande sfida in questo mondo”. Testa alta, sorrisi timidi, e tanta voglia di ritagliarsi un piccolo spazio nel mondo dei ‘grandi’.
Lavoro di squadra
“Questo è un lavoro variegato, sei a contatto con tantissime aree. Dalla parte della segreteria fino alla stampa, entrano in gioco molte sfaccettature e devi essere bravo a crearti conoscenze in ambiti comunque diversi tra loro. A me piace vivere la quotidianità, quando non c’è l’allenamento magari ne approfitto per valutare qualche segnalazione o guardare altre partite. Ho un confronto continuo con il presidente del Sestri Levante”. Parole semplici e chiare, che ti consentono di comprendere perchè questo lavoro se lo sente cucito sulla pelle. Nessuno spazio per i ripensamenti o i dubbi, anche quando si tratta di riflettere sui possibili lati negativi della vita da DS: “Forse in Italia dipendiamo troppo dai risultati, influenzano tanto il lavoro settimanale. È un aspetto che non si riesce a separare da altre dinamiche, come il lato economico e la valorizzazione dei calciatori”.
Nel profondo, però, c’è sempre quella genuinità tipica di un ragazzo che è semplicemente innamorato del calcio. E lo si intuisce da un particolare, che riguarda uno dei suoi collaboratori, Gaetano Masucci: “Lui non lo sa ancora (ride, ndr) ma lo seguivo, mi affascinava il fatto che più andasse avanti con l’età e più diventava decisivo. L’ho sempre ammirato come professionista. Durante questa stagione il Sestri Levante ha stretto un rapporto di collaborazione con il Pisa e ci è stato proposto di far entrare Gaetano nella parte dirigenziale, l’ho accettato con grande felicità”. Un team unito e appassionato, che vede anche la presenza di un altro grande professionista come Antonio Pergola: “Collabora da anni con me, e cura tutta la parte dello scouting. Abbiamo creato una grande squadra, e li ringrazio per quello che fanno. La nostra è una società che punta tanto sulla valorizzazione dei giovani, abbiamo tanti talenti come Durmush, Rosetti o Primasso. Sono contento della nostra rosa e credo molto nel suo valore”.

(Ri)scoprirsi
Leggerezza e pensieri sinceri, prima di voltarsi indietro e vedere riflessi allo specchio i dolci ricordi delle prime volte: “L’esperienza all’Avellino resterà sempre una grande emozione. Ero alla Lupa Roma e arrivò questa chiamata anche in modo inaspettato. La vittoria allo spareggio e la promozione in Serie C fu un qualcosa di incredibile. È proprio in quel periodo che scoprì Fabiano Parisi, preso dalla Primavera del Benevento. Ma ricordo con piacere anche la salvezza dello scorso anno con il Sestri Levante, è stata una bella impresa”. Successi, ma anche voglia di resistere alle difficoltà: “A Teramo abbiamo dovuto fare i conti con gravi problemi societari, indimenticabili i momenti che ho condiviso con Guidi e quei ragazzi. In situazioni come queste vai a rafforzare inevitabilmente i rapporti umani, e la salvezza sul campo fu una naturale conseguenza”.
(Ri)scoprirsi, appunto, e sorridere dopo aver parlato di cose che pensavi di aver dimenticato. Per quanto riguarda il futuro, invece, il sentiero è già tracciato: “Mi auguro di poter progredire come professionista, ho voglia di crescere ancora e aumentare i rapporti”. Fame e conoscenza, due caratteristiche quasi inscindibili, frutto di un rapporto intenso con il calcio: “Non stacco mai, e i miei familiari me lo rimproverano sempre (ride, ndr). Questo mondo ti assorbe tanto, cerco di distrarmi con la musica o le serie tv ma con pochi risultati fino a ora. Ecco questa, forse, è una delle grandi promesse che voglio farmi per i prossimi anni: guardare oltre”. Nato sul campo, innamorato della ‘scrivania’: la storia giovane di Carlo Musa.