Spregiudicato, spensierato, impavido e mai pago di sé stesso. Il ruolo del portiere è così. Tanto staccato dai compagni quanto vicino. Nessun timore di spingersi oltre, di uscire dagli schemi e prendersi dei rischi. Come Riccardo Melgrati. Una continua tendenza a migliorare, a crescere per donare sicurezza a tutta la squadra, ma senza mai dimenticare sé stessi. La sintesi perfetta di questi elementi è il momento più gratificante per chi difende la porta: un rigore parato. Il portiere del Lecco lo racconta nella semifinale dei playoff dove blocca la palla più importante. E’ ora di volare, sempre più in alto, senza guardare indietro; la meta è ben definita, ma solo costanza, perseveranza e sacrificio amalgamate da una buona dose di follia permetteranno a Melgrati e compagni di toccare con mano il cielo blu(celeste) della Serie B.
“Dobbiamo lasciar perdere e scavalcare tutto ciò che ci limita”. Non considerare il giudizio altrui. Pensare a sé stessi, realizzare i propri sogni credendo e forgiandosi dei propri mezzi. Delle proprie capacità e attitudini. E’ questo che ci insegna Richard Bach nel suo best seller “Il Gabbiano Jonathan Livingston”. La metafora del volo per il ruolo del portiere. Un tuffo a destra, uno a sinistra, una parata di stile o un colpo di reni. La sostanza non cambia. Istinto e follia. Come un gabbiano, che nel caso di Riccardo Melgrati, guardiano della porta del Lecco, assume le sembianze di un’aquila. Ci arriveremo. Melgrati, il gabbiano Jonathan e il Lecco. Un romanzo ispirato ad un eroe dell’aviazione affiancato alle gesta di un portiere che oggi sogna, come Jonathan, di raggiungere “un livello superiore”. La Serie B.
Un’ascesa continua, fatta di insidie, di ostacoli, di stop che solo con lo spirito di sacrificio, l’abnegazione e l’ambizione di progredire possono essere trasformate in energia positiva. Ed è quello che fa il portiere classe 1994. Soprattutto nei momenti più tesi. Come accade nella semifinale playoff contro il Cesena dove disegna acrobazie aree che si risolvono in parate fondamentali. I bianconeri scagliano bolidi verso la sua porta, ma niente; la prestazione del “gabbiano Riccardo” è di un “livello superiore”. Precisone e tempestività respingono e schivano ogni colpo. Frutto di una stagione da protagonista. Vissuta lì dove gli compete.
Nel luogo per il quale combatte da sempre per guadagnarsi la fiducia dei suoi allenatori. Sulla linea di porta. E per questo ringrazia quel Luciano Foschi che in lui vede un giocatore che può dimostrare ancora molto. Un volo troppe volte smorzato, spesso bloccato sul nascere. Non a Lecco. Sulle sponde del Lago, in sintonia col suono delle onde, oggi, quel sibilo di gabbiano si trasforma in un solido batter d’ali di aquila reale che dall’alto del Resegone è pronto a sorvolare della Penisola. In Serie B. Riccardo Melgrati: il valore di parare un rigore rinchiuso nella sua determinazione.
Non accontentarsi di vivere come gli altri. Volare per distinguersi. Il mestiere del portiere. Una presa alta o un’uscita a terra. Bella o brutta che sia. A nulla rileva. L’importante è che la parata sia efficacie. Solo in apparenza lontano dal resto della squadra, spesso considerato unico colpevole del gol subito. Ma con la consapevolezza della sua importanza. Trascorrere una carriera intera tra i pali non è una scelta di vita. Servono doti che vanno oltre il valore tecnico. Il desiderio di superarsi. Di non fermarsi alla “banalità” della parata. Riccardo Melgrati lo fa. E forse è quella sua intramontabile forza d’animo o il suo entusiasmo che alla giovane età di 8 anni lo porta ad allontanarsi dal nido di Monza per trasferirsi a Milano per allenarsi con i ragazzi dell’Inter. 10 anni di settore giovanile nerazzurro che culminano con l’aggregazione alla squadra Primavera allenata da Andrea Stramaccioni.
Juan Jesus, Faraoni e Duncan imparano con Riccardo. Anni in cui ambire a “livelli superiori” non è difficile. Volare. Sempre più in alto. Sempre più lontano. Sognare migliorando sé stessi. Anche Melgrati come Livingston decide di migrare. La nuova destinazione è la Primavera del Cesena. 22 presenze in bianconero che, la stagione seguente lo porteranno a conoscere le fresche quanto burrascose correnti del calcio professionistico. Proprio lì dove oggi guardare il passato ha un sapore di realizzazione. Sempre sullo stesso lago, ma sulla sponda opposta. A Como. E’ la stagione 2013-2014 e Melgrati fa il suo esordio in Lega Pro. Spirito di sacrificio e dedizione per raggiungere la “perfezione” di Bach. Sul campo. Il giudizio altrui non ha rilevanza.
Il classe 1994 spicca il volo per il viaggio più bello. Prima alla Pro Vercelli, poi tra le valli dell’Alto Adige dove atterra sulla linea di porta del SudTirol per 35 volte. Avvisaglie di un futuro da brillante si hanno proprio tra le crode delle Dolomiti dove registra 14 clean sheet stagionali. Come Jonathan anche Melgrati fa ritorno al suo “stormo”. Il Cesena. La società che detiene ancora il suo cartellino. Ma torna per giocare al “livello superiore”.
La prima squadra milita in Serie B e Riccardo è il secondo portiere. Il coraggio di spingersi sempre più in alto. Ma non da soli. Il preparatore Francesco Antonioli diventa il suo maestro “Sullivan”. “Antonioli mi ha aiutato molto” – dichiarerà in un’intervista qualche anno dopo. Nessun modello in particolare al quale ispirarsi. Solo tanta costanza, passione, dedizione e foga agonistica. Caratteristiche che attirano l’attenzione della Serie C. Arezzo e Siena. Due esperienze poco gratificanti per il portiere. Ripartire. Recuperare le energie, alzare lo sguardo e l’asticella.
E’ lassù che Melgrati vuole stare. Altra migrazione. Più lontano. Dove nessuno sa chi è. L’esilio di Linvingston Melgrati lo trascorre in terza serie spagnola. All’AE Prat. Lì dove il ruolo del portiere è diverso. Più esplosivo e più istintivo. A formato Riccardo Melgrati. Nel 2021 è di nuovo Lega Pro. Prima di nuovo in Romagna all’Imolese poi fra le dolci colline della Toscana. Pontedera. A fine stagione è svincolato.
A credere in lui sarà il Lecco. Il fruscio delle acque del Lago di Como. Ancora una volta. Per volare sempre più in alto. Arrivato gabbiano si trasforma in aquila. Come quella che i blucelesti hanno stampata sullo stemma. Regina dei cieli del Gruppo delle Grigne oggi mira a nuovi orizzonti. Quelli della Serie B che necessariamente avranno i colori dei boschi e i pascoli dei Monti della Daunia. Foggia-Lecco: il prossimo volo di Riccardo Melgrati.