Il pupillo di Allegri sorprende tutti: il sofferto addio al calcio
È difficile dire addio al calcio. Dopo una vita trascorsa sul campo si crea quasi un rapporto di simbiosi con il pallone. Un vero e proprio amore. Campioni o non, l’addio al calcio di un giocatore resta nella memoria delle persone. Dagli striscioni esposti al “Franchi” di Firenze in onore della carriera di Maldini al tributo dell’intero Allianz Stadium ad Alessandro Del Piero. Bandiere, capitani, uomini stimati da compagni e avversari.
Iconica la frase di Cesare Cremonini nella sua “Marmellata #25”: da quando Baggio non gioca più…non è più domenica. Il calcio dona un ritmo nella vita degli appassionati. L’estate è più bella con i mondiali o gli europei perchè, dietro al pallone che rotola sul campo, c’è un senso di appartenenza. Per un mese ogni due anni, una Nazione si stringe attorno agli stessi colori indipendentemente dal proprio credo politico, religioso o sportivo.
Il calcio dona valori. Sul campo, i bambini imparano il rispetto sia per chi indossa gli stessi colori sia per chi veste una maglia diversa dalla propria. Il calcio insegna agli adulti a essere responsabili. L’allenatore della scuola calcio o il campione con una bacheca piena di trofei sono esempi ai quali i bambini si ispirano.
L’addio al calcio in una piazza che vive per la propria squadra è ancora più difficile. Totti che, con voce tremante, saluta la Sua Roma. Javier Zanetti che esce di scena a San Siro, dopo aver indossato la fascia da capitano dell’Inter per 13 lunghissimi anni. Immagini di un calcio che, forse, non c’è più ma al quale si può tornare perchè l’amore per una maglia può andare oltre il denaro.
Dentro il campo o seduto in panchina, l’addio al calcio è sempre un macigno. Un esempio è Claudio Ranieri. L’allenatore dei miracoli ha deciso di fare un passo indietro dopo l’incredibile salvezza raggiunta a Cagliari. La favola Leicester non bastava all’ex allenatore della Roma, che ha deciso di regalare una gioia al popolo cagliaritano.
Una piazza che ha accolto e stregato tanti giocatori. Cagliari ama i propri beniamini e i beniamini si innamorano di Cagliari. In primis Gigi Riva. Nato a Leggiuno, in provincia di Varese, ha sempre definito “casa” la sua Cagliari. Lo stesso vale per Massimiliano Allegri. Prima calciatore dei rossoblù tra il ’93 e il ’95, poi allenatore del club sardo tra il 2008 e il 2010. Allegri è rimasto nel cuore dei tifosi e dei giocatori stessi.
Chi ha deciso di salutare il calcio giocato è Daniele Dessena. Il centrocampista classe 1987 ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo dopo 27 anni. L’apice della carriera di Dessena è proprio a Cagliari. In Sardegna, Daniele gioca nella stagione 2009-2010 sotto la guida di Allegri. Dopo una parentesi alla Sampdoria, l’ex centrocampista torna a Cagliari dove collezionerà altre 166 presenze e 7 gol.
Una carriera lunga ed appassionante. Dessena, dopo la bella esperienza con l’Olbia in cui ha fatto registrare 43 presenze e 8 gol, saluta il calcio, con la malinconia tipica di chi ha dato tutto per il pallone.
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