Di padre… in figlio: Sebastien volava, Daniel pure | È ufficiale: hanno preso Frey
Alla scoperta della tradizione calcistica della famiglia Frey, iniziata in Francia dal padre Raymond che prosegue tutt’oggi.
Si sa che oltre ai fatti la storia la scrivono gli uomini. Le cosiddette icone, quelle che hanno il difficile compito di inquadrare qualcosa in un dato periodo storico. Sebastien Frey è stato esattamente questo: i suoi lunghi capelli biondi hanno segnato, assieme alla sua professionalità tra i pali, il primo decennio degli anni duemila del calcio italiano.
Un portiere dal carattere eccentrico fuori dal campo, da professionista tra i pali. Un dualismo che lo ha portato a diventare l’idolo dei tifosi delle varie maglie vestite in carriera. Tra tutti, primeggiano quelli della Fiorentina, città con la quale si è creato un legame inspiegabile, dovuto anche al fatto che la maggior parte delle migliori prestazioni fatte vedere sono arrivate con addosso questi colori.
Ecco le sue parole riguardo il legame instauratosi con la città, rilasciate al settimanale Viola Week durante un’intervista: “A Firenze si parla 24 ore al giorno di calcio e di Fiorentina. Ma qui, nessuno, dimentica. Di chi ha onorato la maglia, di chi l’ha rispettata. Lo vedo le volte che torno, che cammino per la strada, che bevo un caffè al bar. Mi fermano, mi salutano come se non fossi mai andato via. E quando smetti di giocare è il sentimento più bello. Ti fa bene. Sono cose che non hanno prezzo. Qui ho amici, momenti da ricordare, una casa“.
Però, oltre che al suo carattere, gran parte del suo successo lo deve all’esperienza raccolta nello spogliatoio dell’Inter. Le sensazioni che ha provato il portiere francese appena entrato nello spogliatoio dei nerazzurri sono state raccolte da Inter Channel qualche tempo fa: “Rimasi impressionato dallo stadio e dallo spogliatoio: a fine gara mi fecero entrare e vidi per la prima volta Ronaldo, Djorkaeff, West e Pagliuca. Ho detto subito al mio agente che volevo essere in quello spogliatoio e arrivai subito dopo il Mondiale ’98“.
È tutta colpa di Raymond Frey
È vero che il calcio un uomo lo deve avere nel sangue ed è vero anche che questo si tramanda. La tradizione di famiglia è infatti partita dal padre di Sebastien, Raymond Frey. Nato nel 1952 a Tolosa, ha vestito nel corso della sua carriera le maglie di Nantes, Tolosa e della seconda squadra di Parigi e, di tutte queste squadre, ne è stato il portiere, ruolo condiviso con il figlio maggiore.
Sebastien ha infatti un fratello, Nicolas, nato quattro anni più tardi che, a differenza del resto della famiglia, è stato un importante terzino. È arrivato a collezionare duecentosedici presenze in Serie A con la maglia del Chievo Verona e ha giocato anche tra le file di Modena e Venezia, che gli hanno permesso di attraversare le principali tre categorie del calcio italiano.
Prosegue la tradizione di famiglia
Daniel Frey, figlio di Sebastien, prosegue la lunga tradizione di famiglia: ha infatti firmato con la Pianese, club neopromosso in Serie C. Possiamo dire, però, che nelle vene di Daniel non scorre il sangue del padre, bensì quello dello zio: lui è infatti un terzino che all’occorrenza può ricoprire il ruolo di centrale o spostarsi sulla fascia opposta.
Per lui questa non è la prima esperienza tra i professionisti: sono ben trentanove le presenze in terza serie arrivate con le maglie di Carrarese, Gubbio e Pro Vercelli. Ecco le sue prime parole, dedicate al bellissimo ambiente trovato a Piancastagnaio: “Quello nel quale sono arrivato qui alla Pianese mi sembra un bellissimo gruppo, si sente subito che c’è entusiasmo e da parte mia c’è tanta voglia di dimostrare le mie qualità quest’anno. Penso di poter dire che siamo partiti con il piede giusto“.