“Dieci kg in sovrappeso” | Serie A, la bilancia non mente: addio immediato al calcio
Sacrifici fisici e mentali: la ricetta per raggiungere i propri obiettivi nello sport. Un giocatore di Serie A costretto a dire addio: le sue parole.
Lo sport è fatto anche e soprattutto di sacrifici. Spesso si pensa solo alla schermata, a ciò che si vede, senza però soffermarsi ai sacrifici che uno sportivo deve fare per raggiungere l’obiettivo.
L’ascesa parte da un sogno. Ma per raggiungere la meta prefissata, il viaggio si rivela in alcune circostanze tortuoso e complesso. Le sedute degli allenamenti possono essere anche tre o quattro in una stessa giornata, gli spostamenti da una città all’altra possono compromettere il fisico, oltre che la mente.
E anche la distanza dalla propria famiglia può rivelarsi un aspetto controproducente. Sono fattori che contribuiscono non poco nel rendimento di uno sportivo e con i quali devono fare i conti di giorno in giorno.
Oltre a ciò si aggiunge anche un piano secondo cui il fisico deve essere in perfetta forma. Un calciatore non può concedersi quelli che in gergo comune definiamo “sgarri” per non risultare eccessivamente lento in campo o poco reattivo.
L’esempio perfetto
Lo stato di “non forma” può infatti compromettere il rendimento di uno sportivo. E in questo, Cristiano Ronaldo si è rivelato l’esempio perfetto da seguire. Gli obiettivi raggiunti sono stati anche merito di un planning alimentare costruito ad hoc per lui.
In un’intervista rilasciata qualche anno fa, il portoghese aveva dichiarato di aver ingaggiato un dietologo personale che lo aveva seguito sin dai tempi del Real Madrid. La dieta prevedeva sei piccoli pasti al giorno ricchi di proteine carboidrati integrali, frutta e verdura.
Il fuoriclasse sull’Addio all’Hellas Verona: “Non riuscivo ad andare avanti”
Differente è stata la storia di Antonio Cassano. Secondo quanto raccontato da lui a Viva El Futbol il fuoriclasse italiano è stato un giocatore dell’Hellas Verona solo per qualche giorno, nell’estate 2017: “A Pecchia, che era l’allenatore, ripetevo quanto la squadra fosse scarsa. Mi diceva di provarci, mi incoraggiava, ma dopo tre giorni di ritiro ho capito che la situazione non andava bene. Pazzini e Cerci avevano dei grossi problemi al ginocchio e io ero dieci chili sovrappeso. Ma sapete cosa mi ha fatto perdere la testa? Nei due tre giorni di allenamento avevo una panza imbarazzante. Correvo solamente e alla fine facevo la partitella”.
Ha proseguito: “In una di queste Romulo (ex Juventus e Fiorentina ndr) giocava con me. Ad un certo punto prese la palla e cominciò a dribblare tutti in orizzontale. Alla terza volta gli dissi che in questo gioco la palla si passa in avanti e che se avesse continuato sarebbe finito in autostrada. In quel momento è finita la mia avventura con il Verona. La sera stessa andai da Pecchia e dal direttore sportivo Fusco e dissi loro che me ne sarei andato. Mi trattennero tre giorni, ma niente da fare. Non riuscivo più ad andare avanti e non avevo più voglia di fare sacrifici”.