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L’allenatore giallorosso è un predestinato: miracolo in serie D | Promozione storica nei professionisti

Raggiungere la promozione con giornate di anticipo è il sogno di ogni allenatore. Questo è successo in Serie D 

Salire di categoria è il sogno di ogni giocatore, allenatore, dirigente e tifoso. In ogni angolo del mondo, chi vive il calcio lo fa con un obiettivo preciso: crescere, migliorare e raggiungere traguardi sempre più alti. E quando questo sogno si realizza con qualche giornata d’anticipo, il sapore è ancora più dolce. È il segno che tutto ha funzionato: dal primo allenamento estivo all’ultima vittoria decisiva, passando per momenti difficili, infortuni, trasferte complicate e gol all’ultimo minuto.

Ogni partita è stata fondamentale. Anche quelle pareggiate, o perse, hanno avuto un senso: hanno insegnato, hanno rafforzato il gruppo, hanno reso la squadra più consapevole dei propri limiti e delle proprie qualità. Perché un campionato si vince con la continuità, con il lavoro quotidiano, con la fame che non si spegne mai, neanche quando tutto sembra andare per il verso giusto.

Raggiungere la promozione significa aver saputo costruire qualcosa di solido, dentro e fuori dal campo. Significa aver avuto una visione, aver creduto in un percorso, aver lavorato tutti nella stessa direzione. Non è solo una questione di talento, ma anche di mentalità, sacrificio e spirito di squadra.

E adesso, con il traguardo raggiunto, c’è solo da godersi il momento. Perché queste stagioni, quelle in cui si vince, restano nella memoria per sempre. Sono le pagine più belle della storia di un club. E il sogno continua, una categoria più in alto.

L’allenatore, un ruolo da non sottovalutare

Quando i risultati non arrivano, il primo nome a finire sotto accusa è quasi sempre quello dell’allenatore. È una regola non scritta nel calcio, una sorta di riflesso automatico. Poco importa quanto lavoro ci sia dietro, quante ore passate a studiare gli avversari, a motivare il gruppo, a curare ogni dettaglio. Se la squadra non gira, è l’allenatore a pagare. Eppure, proprio per questo, quella del tecnico è una delle figure più affascinanti e complesse di tutto il sistema calcio. È un ruolo che richiede coraggio, visione, equilibrio. Serve passione, perché senza di essa è impossibile affrontare la pressione quotidiana. Serve determinazione, perché solo chi non si arrende può guidare davvero un gruppo, anche nei momenti più bui.

L’allenatore è il primo a credere nel progetto, l’ultimo a mollare. Spesso lavora nell’ombra, ma ha sulle spalle il peso più grande. Quando le cose vanno bene, il merito è di tutti. Quando vanno male, la colpa è sua. Eppure, chi sceglie questa strada lo fa consapevolmente. Lo fa perché ama il gioco, perché sa che con il lavoro, la dedizione e la fiducia nei propri mezzi, ogni traguardo può essere raggiunto. Anche quando sembra impossibile.

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Predestinato

Fabio Nisticò ha firmato ieri l’ennesima impresa della sua carriera, portando il Bra in Serie C e facendo sognare un’intera città da 30mila abitanti. Un traguardo straordinario, conquistato con tre giornate d’anticipo e al termine di una stagione dominata dalla prima all’ultima giornata. Non è però la prima volta che l’allenatore piemontese sorprende: due stagioni fa salvò il Chisola in Serie D in una situazione difficile, e lo scorso anno a Chieri sfiorò i playoff, nonostante l’esonero a poche giornate dal termine. Ovunque sia andato, Nisticò ha lasciato il segno grazie alla sua capacità di creare gruppi uniti, lavorare sulla mentalità dei giocatori e far rendere ogni squadra oltre le aspettative.

Con il Bra ha ribaltato tutti i pronostici, lasciando alle spalle squadre più accreditate come Varese e Vado. Il merito è di un gruppo coeso e affamato, ma soprattutto del lavoro instancabile del suo allenatore, che ha saputo trasmettere identità, fiducia e voglia di vincere. Ora, la favola è diventata realtà. E il Bra è pronto a scrivere una nuova pagina anche tra i professionisti.