A tutto Kirwan: un viaggio di emozioni tra calcio e cultura. Stile All Blacks
Corre veloce sulla fascia Niko Kirwan, un neozelandese con la cittadinanza italiana che ha vissuto i suoi primi 5 anni di vita in Giappone. No, non è l’inizio di una barzelletta. Ma l’inizio di un bellissimo viaggio de LaCasadiC nella vita di Niko, esterno del Padova. Uno che nella sua vita sarebbe potuto diventare un rugbista. Il padre infatti è John Kirwan, ex allenatore della nazionale italiana di Rugby, ma anche ex campione del mondo con gli All Blacks. Ma questa è un’altra storia.
L’amore per il calcio e l’impatto con l’Italia
La domanda ci sorge spontanea. Perché Niko Kirwan non è diventato un rugbista? Il ragazzo, sempre col sorriso sulle labbra, si presenta così: “A 4 anni sono arrivato in Italia e tutti i miei amici alle elementari giocavano a calcio. E’ stato facile scegliere. Mio padre non mi ha mai detto niente”. L’Italia, la patria del calcio, sempre di più. “Fino a 15/16 anni ho giocato in Italia prima di tornare in Nuova Zelanda. Lì ho giocato per la mia squadra nel college dove studiavo e anche nella Serie A neozelandese”. Giappone, Italia, Nuova Zelanda: i primi 20 anni di vita di Niko Kirwan sono stati parecchio movimentati.
La nazionale e quel gol contro il Bahrain
E’ un periodo magico questo per Niko, lo scorso 12 ottobre infatti ha segnato la prima rete con la maglia della sua nazionale. Storia. “Ero a casa a Treviso, con mia mamma e mia sorella. Mi è arrivata la mail e quasi non ci credevo. Ero contentissimo ma allo stesso tempo carico e concentrato per quest’avventura”. Il sogno di ogni bambino rappresentare il proprio paese, figuriamoci fare gol. “Ero già andato in nazionale tre anni fa. La settimana prima mi sono preparato al meglio, mentalmente ero pronto”. Magia, attimi, emozioni. Con gli occhi che brillano Niko ci racconta l’emozione di quei momenti: “Quando sono entrato siamo passati al 3-5-2. Volevamo vincere, il mister mi ha detto ‘Vai dentro che la risolvi te’ ed è andata bene”. Il gol vale la vittoria contro il Bahrein, tutti pazzi per lui.
Ci racconta un sogno ad occhi aperti Niko Kirwan: “Il post partita è stato incredibile, c’era uno come Chris Wood che gioca in Premier che mi è venuto ad abbracciare. E’ stato pazzesco”. Innamorato perso della sua Nuova Zelanda, ci trascina con lui in questo viaggio emozionante. “Gli All Whites non avevano mai vinto due partite consecutive fuori casa. Questo fa vedere come si sta evolvendo il calcio lì”. Un giorno giochi in Serie C e la settimana dopo fai esultare il tuo paese dall’altra parte del mondo. Incredibile.
L’Haka e la cultura Maori
Continua il nostro viaggio assieme a Niko Kirwan, tra tradizione e luoghi comuni ci racconta la danza tipica neozelandese: “Prima delle nostre partite non facciamo l’Haka. C’è però un grande senso di appartenenza, sentiamo di avere la cultura Maori dentro”. Torniamo indietro di qualche anno. Stagione 2018/2019, Niko gioca nella Reggina e in un momento difficile della stagione carica i compagni così: “Me la chiedevano tutti molto spesso. Per me è una cosa molto seria, come per tutti i Maori. L’ho fatta con il massimo rispetto di quello che rappresenta”. Poi si ferma, qualche secondo di silenzio e decide di farci emozionare: “Me l’ha insegnata mio padre, farla mi lega a lui. Mi riporta al suo pensiero e sento quel legame con lui e con la mia terra”. La maschera nera degli All Blacks cade e Niko torna bambino.
“Gli All Blacks per tanti italiani sono una cosa talmente lontana e talmente sconosciuta che si fermano solo all’Haka. Tutti sono incuriositi da questa”. Una cultura, un rito, un modo di vivere. Ka Mate, Ka Ora. E’ la vita, è la morte. “Prima di farla alla Reggina ho spiegato cosa significa ai miei compagni. E’ un rito di guerra, quando venivano le colonie, i Maori mettevano giù la felce e facevano questa danza. Se le colonie raccoglievano la felce significa pace, altrimenti sarebbe stata guerra. Tutto molto spirituale, per noi significa tanto”. Storia, amore per la propria terra e di nuovo cultura.
Il rapporto con la sua famiglia e la passione per il surf
Non è facile vivere sotto l’ombra di un padre famoso, specie se in Nuova Zelanda, John Kirwan è visto come un idolo. Per Niko non è stato assolutamente così: “Abbiamo un rapporto incredibile. Non lo vedo da due anni purtroppo. Questo mi fa veramente male. E’ difficilissimo. Mi ha sempre dato un grande supporto, sa quando dirmi di migliorare ma anche quando deve dirmi qualcosa di positivo. Mi conosce benissimo, è stato fondamentale nella mia crescita. Crede sempre nel lavoro. Mi ha dato veramente tanto”. Gli occhi brillano di nuovo, Niko quando parla del padre diventa un’altra persona: “Quando ero piccolo ero molto basso, non riuscivo a crescere. Lui mi diceva di andare in palestra, mentre io ero convinto che la palestra mi bloccasse lo sviluppo”. Ride Niko. “Quando so che mio padre mi guarda è bellissimo. La sua opinione per me vale tanto”.
Il rapporto col padre per Niko è qualcosa di speciale: “In Nuova Zelanda andavo a surfare con lui e mio fratello. Andavi in acqua con la tua tavola e stavi là due o tre ore in mezzo all’Oceano e guardavi i monti neozelandesi. Un posto unico”. Si emoziona nuovamente parlando della sua terra, la sua Casa. Poi continua il viaggio e ci parla anche della madre: “La tipica mamma italiana. Mi vizia. L’ho vissuta di più. Si fa in quattro per la famiglia. Sono orgoglioso di essere suo figlio”.
La Reggiana e il sogno B con il Padova
Due stagioni fa Niko ha conquistato la Serie B con la maglia della Reggiana nella finale playoff vinta contro il Bari. Ora al Padova ha un nuovo sogno: “Il mio obiettivo è portare in B questa squadra. Voglio arrivare il più in alto possibile. Il progetto mi piace, seguiamo tutti una direzione. Dobbiamo solo essere positivi ed avere una grande fiducia nei nostri mezzi. Farò di tutto per riportare il Padova in Serie B”.
Prego, scendere. Il viaggio è finito. A voi Niko Kirwan, il neozelandese italiano che fa surf e gioca allo sport più bello del mondo.
A cura di Francesco Marra Cutrupi.