Monopoli, Guiebre: “Avevo smesso, mio nonno mi ha impedito di mollare. Ecco la mia storia”
Il Monopoli è sicuramente tra le società di Serie C che più sta sorprendendo tifosi, addetti ai lavori e appassionati di calcio. Con l’attuale terzo posto in classifica nel Girone C, dietro a corazzate importanti come Bari e Palermo, la squadra allenata da Colombo non vuole smettere di sognare. Tra gli artefici di questa prima parte di stagione superlativa c’è Abdoul Guiebre, centrocampista esterno classe 1997 che in 17 partite giocate ha già collezionato 6 assist per i compagni.
Guiebre, l’arrivo in Italia e le difficoltà
La storia di Guiebre parte da lontano, più precisamente dal Burkina Faso, suo luogo di nascita. Nel continente africano, però, Abdoul rimane pochissimo, tanto che a soli 3 anni la sua destinazione è l’Italia. “Sono arrivato in Italia con la mia famiglia nel 2001, precisamente a Forlì. In un primo momento vivevo a Bertinoro, in provincia, ma dopo qualche anno mi sono trasferito in centro città. Ho iniziato a giocare a pallone in un parco vicino a casa coi miei amici. Un giorno un signore mi si è avvicinato proponendomi di andare a giocare nella sua scuola calcio, il Forlì. I miei genitori non approvavano questa cosa, mio padre mi ripeteva che il calcio non mi avrebbe dato niente, che solo in pochi sarebbero arrivati. Contro il loro volere, però, ho deciso di accettare la proposta.”
Carattere timido, chiuso e difficoltà di ambientamento hanno contraddistinto i primi approcci col pallone di Guiebre. “Il primo anno non è stato facile. Ho un carattere abbastanza chiuso. Ma dal secondo e terzo anno ho cominciato a comprendere meglio i meccanismi, mi allenavo spesso anche da solo e sono migliorato tanto.”
Strada orientata alla discesa, ma le difficoltà, che contraddistinguono qualsiasi tipo di percorso, sono dietro l’angolo. “Mi sono ritrovato a passare le selezioni nel Forlì, ma l’anno successivo mi hanno trasferito al Meldola Calcio, in Eccellenza. Da lì ho cominciato a partorire l’idea di mollare il calcio, mi sentivo al capolinea. Mi dicevo che non avevo la testa per fare il calciatore. La svolta la devo a mio nonno. Lui credeva tanto in me, vedeva e sentiva qualcosa che altri non notavano. Mi continuava a spronare nel dover diventare calciatore, nel non mollare. Quando, per un periodo avevo smesso col pallone, lui mi ha convinto a tornare a giocare. Così ho fatto. In quella stagione era retrocesso in Eccellenza anche il Rimini. Al Meldola avevo fatto una buona prima parte di stagione, poi si era fatto sotto proprio il Rimini e non ho potuto rifiutare una piazza cosi importante.”
La storia di Guiebre
Il viaggio della speranza per un futuro migliore in Italia, al padre di Guiebre interessava soltanto un domani più luminoso per la sua famiglia. “E’ stato mio padre che ci ha portato qui insieme a mia sorella. Voleva darci un futuro migliore rispetto a tutti quei ragazzi che in Burkina Faso non hanno niente. Io mi ricordo solo dell’Italia, tutti i miei ricordi sono stati qua. Mi sono ambientato bene, ero anche molto piccolo quindi è stato più facile. Non ho mai avuto problemi con le persone. Darei tutto per la mia famiglia. Sono contento che tra poco ci saranno le vacanze di Natale per tornare a casa e passare del tempo con loro.”
Una vita tranquilla quella del classe 1997. Obiettivi chiari, pochi amici al proprio fianco, ma buoni, e uno sguardo al futuro. “Ho due amici da sempre, sono tra le cose più importanti che ho. Con loro mi piace ridere e scherzare, ma allo stesso tempo apprezzo la tranquillità e la solitudine. Da poco più di un anno mi sono anche fidanzato. Con la mia ragazza abbiamo intenzione di costruirci un futuro insieme.”
Il calcio nel destino, ma tante altre passioni che frullano per la testa. “Fuori dal calcio mi stimola la palestra, allenarmi. Mi piace molto anche l’ambito dei vestiti, un giorno vorrei lavorare nella moda, è un mio sogno da quando sono bambino. Se non avessi fatto il calciatore, infatti, avrei continuato con lo studio per buttarmi nel mondo della moda. Mi piace tantissimo ascoltare la musica trap, hip hop, rap. Prima delle partite cerco di ascoltare canzoni che mi diano carica e motivazione, ma mi piace anche meditare, trovare uno spazio dentro di me. Desiderio? Vorrei semplicemente che si smettesse di giudicare gli altri a seconda dell’etnia. Uno deve essere giudicato per gli errori che fa, non per il paese di nascita. Se mettessimo da parte origini e provenienze sarebbe sicuramente un mondo migliore.”
L’opportunità a Monopoli
Dopo 3 anni a Rimini, col doppio salto dall’Eccellenza alla Serie C e l’esperienza a Rieti, il destino sembrava mettere nuovamente i bastoni fra le ruote nel futuro di Abdoul, poi qualcosa è cambiato: “L’anno in cui sono rimasto fermo, anche a causa covid, ero senza squadra. Mi sono guardato attorno per un po’. Grazie al mio procuratore, a giugno 2020 mi è stato proposto di fare una prova al Monopoli, dove c’era l’allenatore Scienza. Non è stato facile, ma Scienza mi ha dato tanta fiducia e ha fatto di tutto per tenermi in squadra. Sono stato grato di essere ripartito da questa piazza e da questa città. Avverto la fiducia di tutta la società e dei compagni. In questa stagione sto giocando tanto e sono felicissimo di questo. Mi sento migliorato e sto anche acquisendo sempre più esperienza nel mio ruolo. Sono maturato, ma allo stesso tempo so che devo crescere e migliorare su tante cose e continuerò a farlo. Cosa adoro di Monopoli? Il panzerotto…”
A cura di Tommaso Ferrarello