Minuto 85 di Palermo-Paganese, punteggio sul 3-0 e rosanero di Filippi sempre più protagonisti del girone C di Serie C: è un momento speciale per Andrea Accardi. Il tabellone luminoso del quarto ufficiale esibisce il suo numero 4 accanto al 29 di Alberto Almici. Che gli lascerà il posto in un pomeriggio da non dimenticare. Accardi, fermo da tre mesi e palermitano doc, rientra in campo e fa il suo debutto ufficiale in questo campionato. La curva nord del Barbera gli dedica cori e lo accoglie con uno striscione: “Bentornato Andrea”. Due semplici parole per far sentire l’affetto di casa a chi a Palermo ci è nato, ci ha vissuto e ha deciso di restare.
Riavvolgiamo il nastro all’estate 2019. Il Palermo fallisce, saluta la B ed è costretto a ripartire dalla D. Accardi non ha esitazioni: “Resto”. Sarà l’unico della rosa a fare questa scelta, di vita e di cuore ancor prima che professionale. Partecipa da protagonista al ritorno tra i professionisti, resta a giocarsi il posto in C nella squadra allenata da Boscaglia prima e Filippi poi. Accetta anche il ruolo di alternativa. E la sofferenza. Quella di chi era fuori dal campo dal 26 maggio per un problema al polpaccio ed era stato successivamente anche a Siviglia, in Spagna, per superare l’infiammazione al tendine d’Achille che lo frenava. Quel cerchio aperto sei mesi fa si è chiuso in un pomeriggio di metà novembre, tra gli applausi del pubblico e l’emozione affidata ai social: “Quanto mi sei e mi siete mancati – il post di Accardi su Instagram al fischio finale – non ho aspettato altro per mesi, finalmente l’incubo è finito“. Ora c’è spazio per i sogni: quelli di altissima classifica del Palermo.
Viaggio a Siviglia, ritorno a casa, e volo prenotato nuovamente per la Spagna dopo un nuovo fastidio. Dopo tre mesi però il calvario è finito e Accardi è tornato tra i convocati. E poi tra i protagonisti in campo. “Non mi aspettavo questa accoglienza e non posso che ringraziare tutti i tifosi, lo porterò per sempre nel mio cuore – le sue parole a fine partita in conferenza – qusta accoglienza è un motivo d’orgoglio e la porterò sempre con me. Questo periodo è stato davvero buio per me, tutto era visto come un piccolo infortunio che ha avuto poi tante complicazioni. Non l’ho vissuta bene perché provavo a rientrare ma il polpaccio non rispondeva bene come volevamo”. L’elenco dei ringraziamenti è corposo: “Dalla mia famiglia alla mia ragazza, ma voglio sottolineare il ruolo dei dottori Matracia e Fici che mi ha anche accompagnato a Siviglia. Sono molto grato a loro e anche al presidente che si faceva sentire spesso e finalmente sono tornato e posso dire di aver superato questo incubo”.
A cura di Luca Guerra
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