Spagnoli, l’uomo “B” del Padova: “Sono questo: tolgo a me per dare agli altri”
Alberto Spagnoli si racconta tra la scelta del Padova, l’esperienza ad Ancona, i valori della madre e le passioni extra calcistiche.
Molti sostengono che affrontare la lettura di un libro equivalga a un viaggio. Una metafora, questa, particolarmente calzante ad Alberto Spagnoli, attaccante del Padova. Trent’anni compiuti lo scorso 2 ottobre e un percorso da associare a una lettera soltanto, la B. La prima: B come la categoria alla quale punta la sua bussola.
Dopo l’avventura all’Ancona, Spagnoli ha scelto di proseguire con il club patavino, nonostante le innumerevoli proposte ricevute – tra Vicenza, Catania, Milan Futuro, Juve Next Gen. “Mi sono posto una domanda: “Cosa mi gioco?”. E questa scelta ora sta pagando: siamo primi in classifica e mi sto trovando in un contesto in cui vinci e devi vincere. A livello caratteriale migliori come mentalità e non mi era mai capitato di giocare per vincere in questo modo – in maniera così forte intendo”.
Il metodo di Vecchi lo aveva già collaudato nella stagione 2021-2022 alla Feralpisalò – “L’ho già avuto e conosco il suo modo di giocare”, ha dichiarato – ma l’attaccante friulano si è mosso verso un’altra direzione: “Andreoletti mi ha colpito. Mi piace sperimentare aspetti nuovi e la sfida stava proprio nel lavorare con un allenatore diverso”. Un nuovo club e una nuova guida. Il risultato di questa somma? Nuovi stimoli.
La vetta il Padova l’ha padroneggiata fin da subito – con all’attivo 7 vittorie e un pareggio. E nonostante sia stato autore di una sola rete e un assist, che ha contribuito al successo contro il Vicenza, Spagnoli è intervenuto così a riguardo: “Sarei contento di fare 15 gol, ma viene prima la vittoria del campionato. Dopo l’assist a Liguori ho esultato come se avessi fatto gol io. Negli ultimi due anni sono stato abituato a farne tanti, però arrivo da un percorso in cui ho sempre giocato per il bene della squadra. Il gol per me è secondario”. Ha definito il suo sostegno – in campo e non – un “mattoncino”, essenziale per le fondamenta di quel palazzo a forma di B. E che si tratti di un ruolo da protagonista o da regista dietro le quinte non ha importanza, perché l’attaccante ha reso una finalità – “per il bene collettivo”- lo slogan della sua vita.
La seconda: B come Bontà.
In un contesto sociale in cui regna sovrano l’individualismo, Spagnoli si dissocia da questa mentalità. “Mia madre mi ha cresciuto nell’umiltà, mi ha sempre incentivato a essere buono. Dopo il successo degli ultimi due anni, mi ha detto di non sentirmi superiore perché i gol li ho sempre fatti e non è cambiato nulla. E ora che non sto segnando mi ha detto che sto semplicemente giocando da “Albi”. Zironelli mi diceva che ero troppo altruista, ma io sono questo: tolgo a me per dare agli altri. Quella di essere buoni è un’indole: se hai un’abitudine non la cambi”.
E a proposito degli ultimi due anni ad Ancona: “Ho dato tanto, ma la cosa che mi è stata riconosciuta di più è stato l’attaccamento alla maglia. Sono un giocatore che non si risparmia e non mi piace rimanere assente dagli allenamenti”. Bontà dentro e fuori dal campo che è stato in grado di offrire e che, al tempo stesso, gli è stata riconosciuta: “Sono stato invitato a casa di qualcuno e ho partecipato a compleanni. Mi sono sempre reso disponibile, ma l’ho fatto perché non mi era mai capitato di ricevere così tanto affetto. Credo che regalare un sorriso in più ad un ragazzo o un bimbo non costi nulla. Ero sempre a disposizione e in questi due anni ho goduto tanto di questa stima”.
La terza: B come Bilancia, il segno zodiacale.
Per i nati sotto questo segno, tre sono le parole cardine: empatia, sensibilità e curiosità. Oltre al calcio, infatti, il centravanti ha sperimentato altre realtà spingendosi oltre la sua zona di comfort – il campo. “Durante il Covid abbiamo avuto fin troppo tempo a disposizione, così ho iniziato a cucinare, prima dolci, poi risotti e sughi. Sono molto curioso e così ho acquistato macchinari per preparare la pasta fatta in casa”. E dopo la passione per il cibo, è arrivata quella per la lettura: “Mio nonno e mia madre hanno sempre letto moltissimo, ma a dire il vero non mi è mai piaciuto”. Poi, un incontro inaspettato ha fatto sì che durante il suo cammino si aggiungesse il piacere della letteratura.
“La passione è nata grazie al mental coach della Feralpisalò. Al tempo mio padre non stava bene e questo si rifletteva sul mio rendimento. Ho letto due libri che mi ha consigliato e non ho più smesso. Ho scaricato addirittura una lista dei 100 libri che devo leggere prima di morire e ora sono a quota 18. Ora leggo di più e cucino di meno, non perché non mi piaccia cucinare (ride, ndr). Il libro me lo porto anche in ritiro, mi dà tranquillità ed è un modo per isolarmi dai social”. Un viaggio – come preannunciato – attraverso le tre B, che vanno a costituire un unico gomitolo dal nome Alberto Spagnoli. Ora, si tratta di afferrare il lembo di uno di questi fili e sfilarlo dal reticolo. Sì, è proprio quello della promozione, quello della Serie B, che proverà a conquistare con la maglia del Padova. E nell’attesa di un esito, il viaggio che sta narrando nel suo libro di vita sta proseguendo verso la direzione corretta.