Il Torino, l’amicizia con Bremer e la Vis Pesaro: la storia di Amine Ghazoini
Da poche ore Gleison Bremer è diventato un nuovo giocatore della Juventus. Il suo in realtà, non è uno spostamento molto lontano da dove già risiedeva. Dal Filadelfia a Vinovo, dal granata al bianconero. In passato, pochi giocatori hanno avuto il coraggio di passare ad esultare da una curva all’altra. Il derby nelle grandi città come Torino viene respirato in ogni momento dell’anno. Tuttavia, sempre in pochi hanno avuto la possibilità di salutare da vicino Bremer nel suo trasferimento. Ed uno di questi, grazie al suo passato sul campo, è stato proprio il classe 2001 Amine Ghazoini. Perché grazie al suo passato? Mettetevi comodi, adesso ve lo raccontiamo.
Da Frosinone fino alle giovanili del Torino
Punto di partenza: Frosinone. D’altronde, che Amine Ghazoini avesse talento, tutti lo avevano capito sin dal primo momento. La maglia indossata nel cortile di casa che arriva fin sotto ai talloni. L’amore per uno sport che regala nuove sensazioni ogni volta che il piede accarezza la palla. Il Frosinone per il ragazzo non sarà mai una meta qualsiasi. Lì nel Lazio, non lontano dalla capitale, dove tutto è iniziato e il cammino ha cominciato a comporsi sotto le scarpette di Amine. Passo dopo passo. L’under 21 del Marocco, rete dopo rete. E così, ecco che da più di 700 chilometri arriva una chiamata. Maglia granata. Lo Stadio Olimpico Grande Torino, la Mole Antonelliana con le Alpi di contorno che abbracciano la città. Torino accoglie il difensore. Qualità, spinta sulla fascia e tecnica. Pochi dubbi: è destinato a lasciare il segno. Le giovanili granata, dove vince una Supercoppa, lo formano sempre di più dentro e fuori dal campo. Voglia di arrivare in alto. Raggiungere l’obiettivo che diventa un ostacolo da saltare. E poi un altro, ed un altro ancora. Ed è a questo punto della storia che entra in gioco Bremer.
La Prima Squadra e la Serie B in Belgio
Sul calendario corre l’anno 2020. Moreno Longo siede sulla panchina del Torino. In Italia il lockdown a causa della pandemia del Coronavirus è finito da poche settimane ed il paese comincia con calma a riaprire gli occhi dopo mesi di buio. Dubbi, mille domande. Il campionato che riparte e finisce ad agosto. L’assegnazione del titolo alla Juventus di Maurizio Sarri senza proseguire sul campo. Insomma, le squadre tornano sul rettangolo verde ed i riflettori si accendono, di nuovo. L’esito non importa, quello che conta è mettere nuovamente in moto le gambe. Il rumore delle scarpette sul prato. La città che si risveglia. L’allenatore del Toro sa che ha bisogno di qualsiasi pedina della squadra per proseguire il campionato nel pieno periodo dell’estate. E quindi? Semplice, è il momento di fare affidamento sulle qualità dei giovani. Così, Amine Ghazoini riparte dalla Prima Squadra granata. Al suo fianco, giocatori come Belotti, Izzo e lui, Gleison Bremer. Pilastri sul quale fare affidamento. Il porto sicuro nel vuoto che rimbomba all’interno degli stadi confondendo le idee. L’esordio in Serie A non arriverà per Amine Ghazoini, ma quello che guadagna osservando qualsiasi mossa dei compagni in campo non ha valore. E gli vale la chiamata dell’Ascoli, in Serie B.
Ascoli, il Belgio e la Serie C
Nuovo inizio. Il passo nel calcio dei grandi non spaventa più di tanto Amine. Lui è stato levigato, seppur in pochi mesi, dai consigli di Bremer, Belotti e Longo. Esempi da seguire. In punta di piedi, con la consapevolezza di chi vuole darsi una grande spinta. Tuttavia, l’Ascoli decide di mandarlo a giocare nella Challenger Pro League, la seconda divisione belga. Neanche 22 anni e la prima esperienza all’estero. Ghazoini alla chiamata della Royal Excelsior Virton risponde presente e questa parentesi sarà fondamentale per ogni suo aspetto. Personalità e capacità di approcciarsi con un nuovo paese. Una stagione che forgia il ragazzo: 11 presenze ed un assist. Un solo anno, breve ma intenso. Ora la chiamata della Vis Pesaro, in Serie C. Il salto tra i grandi Amine l’ha già fatto. Adesso vuole confermarsi anche in Italia, percorrendo lo stesso percorso che gli ha indicato il suo punto di riferimento: Gleison Bremer.
A cura di Jacopo Morelli