Anghileri, cuore nerazzurro “La mia storia d’amore con il Renate”
“Anghileri è il Renate”. Un concetto semplice. Un concetto espresso da chiunque faccia parte dell’universo nerazzurro. Un amore incondizionato e sincero che fa vivere una storia fatta di passione, affetto e rispetto. È la storia di Marco Anghileri e del Renate. Una storia nel segno del 7. Il 7 luglio 2015 il giorno in cui si sono conosciuti. 7 le stagioni con questi colori. 7 il numero di maglia. Sabato contro il Mantova è arrivato il suo primo gol stagionale. Un cammino, quello con il Renate, costruito insieme, passo dopo passo. Si sono conosciuti, capiti, innamorati. Si sono promessi lealtà e fedeltà. E noi, con questa intervista ai nostri microfoni, ci siamo fatti accompagnare lungo questo viaggio. La voce quella del capitano. Lo sguardo fiero, una fascia al braccio. Dagli inizi al problema al cuore, arrivando all’amore per il nerazzurro e la famiglia. Una persona autentica. Marco Anghileri.
Questione di mentalità: Marco Anghileri
I primi calci a Oggiono. Poi tre stagioni a Como e il passaggio al Monza. Cinque anni di settore giovanile e cinque e mezzo di prima squadra. Marco Anghileri, come giocatore e come persona, nasce su quei campi, tra gli insegnamenti calcistici e le parole dei più compagni più esperti. A farlo esordire nel professionismo il suo attuale allenatore, Roberto Cevoli. Il destino. “Ero nella Beretti. Poi feci un’amichevole con la prima squadra e ci restai”. E da lì inizia la sua carriera. Sacrifici, dedizione e consigli seguiti: “Ho sempre ascoltato i giocatori più esperti come Gasbarroni e Polenghi. È stato fondamentale”. Questione di dettagli. Questione di atteggiamento e mentalità. Un legame forte con quella squadra, di cui diventa anche capitano: “Ci sentiamo ancora. Poche settimane ci siamo rivisiti per una pizzata”. Tra di loro anche Pessina: “Ai tempi di Monza era giovanissimo, ma si vedeva che aveva qualcosa in più”.
Una storia d’amore chiamata Renate
L’addio a Monza, qualche mese all’AlbinoLeffe e poi Renate. “In questi anni ho sempre avuto la sensazione di essere in un ambiente in costante crescita”. Con Diana e il ritorno di Cevoli il Renate e Anghileri raggiungono un livello sempre più alto. Nella qualità, nel risultato, nel lavoro. Già, il lavoro. L’essenza dell’essere Marco Anghileri: “Io cerco di trasmettere a chi arriva qui cosa che significa indossare questa maglia. Per raggiungere obiettivi importanti bisogna fare sacrifici. Ogni giorno”. A maggior ragione se non si è in una grande piazza: “La motivazione bisogna crearsela. Cuore, determinazione, rispetto e dedizione. Questo è ciò che cerco di comunicare”.
Perché Renate vuol di dire tanto. Vuol dire troppo: “Per me è una seconda famiglia. Io voglio far felice tutti coloro che fanno parte di questo universo”. E i traguardi delle ultime stagioni lo confermano. Merito della società e dell’ambiente. Merito del capitano, Marco Anghileri. E al suo fianco compagni, amici, come Silva e Maistrello. Affetto, risate e aneddoti: “Siamo scaramantici. Per svoltare dopo un momento non positivo Apo (Silva) prima della Giana e del Mantova a merenda mi ha dato dei cereali. Due vittorie e gol. Bisogna continuare. La prossima sarà squalificato, ma dovrà comunque venire per quei cereali (ride ndr)”.
Il calcio e la famiglia
“Il calcio è la mia vita. Sono fortunato che questa mia passione sia il mio lavoro. Mi tengo stretto quello che ho”. Soprattutto dopo che rischi di perderlo. Nell’estate del 2018 tutto si ferma: “Alla visita medica mi fermarono per una miocardite”. Paura e preoccupazioni. “Il giorno che tornai a correre i miei compagni mi fecero trovare in macchina un paio di scarpe nuove con un biglietto. Fu emozionante”. Un momento superato anche grazie alla famiglia, l’altro suo grande amore. Da una parte mamma e papà, l’uomo che gli ha trasmesso la passione per il calcio: “Mi ha sempre seguito. Con me è stato fin da subito esigente. E lo è ancora. Domenica invece di complimentarsi per il gol mi ha detto che ne avrei potuto fare un altro”. Dall’altra la moglie Barbara: “Incontrarla e aver costruito tutto questo insieme è stato un passaggio fondamentale della mia vita”. In estate diventeranno genitori: “Una delle gioie più grandi”.
Anghileri, una vita in nerazzurro
Una vita colorata di nerazzurro. Il nerazzurro del Renate e dell’Inter: “Una passione che devo a mio padre”. La partita più bella? “Inter-Brescia. Stavamo perdendo, poi ci pensò Recoba con due magie a risolverla. E quanto era forte Ronaldo, ho ancora una sua cassetta”. L’idolo è sempre stato Zanetti. Terzino, bandiera, stessi colori e stessa mentalità. Con un soprannome in comune: “Un preparatore qui a Renate mi chiamava ‘pupi’, inteso come ‘pupillo’”. Coincidenze. Destino. Una passione per le serie tv “Breaking Bad e La casa di carta le mie preferite”. E una bravura particolare per il fantacalcio: “Io vinco, gli altri rosicano”. E i compagni di squadra possono confermare.
Nei suoi occhi la luce brilla ancora. Una luce autentica, vera. Un esempio, un punto di riferimento nel suo essere puro e genuino. Un capitano in campo e nella vita. Con il Renate ha disegnato immagini indelebili, emozioni eterne. Una storia d’amore, le cui pagine più belle sono ancora da scrivere. Giorno per giorno. Questione di mentalità e umanità. Questione di cuore. Essere una bandiera. Essere Marco Anghileri.
A cura di Nicolò Franceschin