“Tifösi, ho rinnoväetio“. No, non è la lingua degli alieni, bensì il corsivo. Che cos’è il corsivo? Un modo di parlare nato tra i giovani e spinto sempre più avanti nella classifica virale grazie ai social. Da Instagram a Tik Tok, passando per cantanti come SanGiovanni e Rkomi. Tuttavia, anche Antonio Rosati ha deciso di allungare il suono delle vocali per annunciare il suo rinnovo con la Fiorentina. Nel lontano 2001, quando Rosati viveva il suo primo campionato di Serie C con i diciotto anni di età sulla carta appena compiuti, del corsivo esisteva solamente la scrittura. I tempi cambiano, ma Rosati è riuscito ad affermarsi in Serie A. La base di partenza? Il campionato di Serie C.
Esatto, Antonio Rosati ha iniziato a muovere i primi passi nel calcio dei grandi in Serie C. Un campionato che si trova nel curriculum di tanti giocatori che sono arrivati al massimo livello. Un campionato in cui il giocatore lascia i coetanei per raggiungere la prima squadra, compiendo un viaggio che in qualche modo pone un semplice ragazzo davanti al complesso meccanismo del calcio professionistico. Un passaggio che anche Rosati ha compiuto. Le giovanili erano quelle della Lodigiani, club nato nei pressi di Roma che nel 2001 giocava nel campionato di Serie C2. Il giovane portiere in quella stagione non scese mai in campo, ma riuscì a respirare a diciotto anni uno spogliatoio composto da adulti e ragazzi più giovani. Il rispetto per i pilastri ed i consigli di chi come te ci è passato prima. La qualità non manca, la chiamata del Lecce neanche. Così, la stagione 2004/2005 Rosati la gioca con la maglia giallorossa della Primavera, dove riesce a mettere nella sua bacheca la vittoria del campionato e la prima presenza in Serie A contro il Chievo. 22 anni e la risposta al primo appello tra i professionisti equivale all’esordio in Serie A. Niente male.
Farsi le ossa. Un termine che i giovani nel calcio sentono molto spesso. E lo sentì anche Antonio Rosati dopo quell’esordio da favola in Serie A vinto per 3-0. E così, a questo appello, risponde la Serie C, sempre. Rosati infatti decise di vestire la maglia della Sambenedettese per riuscire ad affinare al meglio le sue qualità tra i pali. Serie C come Crescita. 8 partite bastarono al portiere per ricevere un’altra chiamata del Lecce, quella definitiva. La squadra pugliese era reduce della retrocessione in Serie B nell’ultimo campionato. La ripartenza richiedeva giovani di qualità, per puntare subito al vertice. Rosati rispose presente e quella volta arrivò per restare. La guida di Zdenek Zeman e poi quella di Giuseppe Papadopulo, che nel secondo anno dopo l’arrivo del portiere, ovvero nel 2008, portò il Lecce nuovamente in Serie A. Due anni dopo, sempre in Serie A, Antonio Rosati giocò 38 partite nel massimo campionato. Dalla Sambenedettese alla Serie A. Dal ricevere i consigli ad essere colui che diventa un pilastro per i più giovani.
Da quel momento, una vita in Serie A. La maglia del Napoli e l’esordio in Europa League. Poi il Sassuolo neopromosso ed il primo atto con la Fiorentina. Dopo aver indossato anche le maglie di Perugia e Torino, Antonio Rosati è pronto a dare vita al terzo atto della sua esperienza nella città del Rinascimento. Il rinnovo con la viola in corsivo, i tempi che corrono e la Serie A. Rispetto, silenzio e duro lavoro. Grandi fuochi d’artificio che sono nati grazie ad unica scintilla, accesa più di venti anni fa: la Serie C.
A cura di Jacopo Morelli
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