Basilea, la Serie A e Walter Samuel nel destino: la storia di Arlind Ajeti
“Sono in Italia da più di un mese e capisco l’italiano, ma preferisco l’inglese. Sto imparando in fretta“. Con queste prime parole, avvolte in un italiano ancora timido, Arlind Ajeti si presentava ai microfoni di gianlucadimarzio.com dopo l’esordio con gol in Serie A con la maglia del Frosinone. Era il 6 gennaio del 2016. Sembra un istante fa, in realtà da quel momento ne è passato di tempo. Ajeti ha fatto sempre più amicizia con l’italiano, dal Frosinone è passato al Torino, vestendo anche la maglia dell’Albania in Nations League. E nell’ultimo match, è andato a segno per la prima volta in questa stagione. Altro giro, altra maglia, quella del Pordenone. Leader di una squadra che vuole riprendersi ciò che ha perso lo scorso anno. Ieri il gol decisivo nello scontro diretto contro il Novara. 3 punti e primo posto consolidato. Ma andiamo con ordine.
Basilea e quel destino condiviso con Walter Samuel
Basilea, 1993. È qui che nasce Arlind Ajeti. L’ombra che lo circonda durante l’infanzia è quella dei musei e della città universitaria più antica della Svizzera, ma le sue origini sono albanesi. Dall’altra parte del mondo, in quello stesso anno, Walter Samuel si sta allenando su un campo in Argentina, qualche anno prima di approdare al Newell’s Old Boys. La linea del destino viaggia su una strada diritta, a volte parallela a quella di altre persone. Il percorso di Ajeti parte dal Concordia Basilea, il serbatoio dei talenti che giocano per guadagnarsi la maglia del Basilea. Arlind è uno di quelli. La chiamata del Basilea non tarda ad arrivare. Nel frattempo, la linea del destino continua a correre sui giorni. Mentre Ajeti disegna il proprio percorso nelle giovanili arrivando fino alla prima squadra nel 2010, Walter Samuel veste la maglia dell’Inter dipingendo nella storia del club nerazzurro le notti di Barcellona e Madrid e consegnando a San Siro il triplete. Quattro anni dopo, Arlind Ajeti e Walter Samuel avrebbero condiviso lo stesso campo. Entrambi difensori, con una differenza: Ajeti era sul trampolino di lancio, Samuel prossimo a lasciare il campo dopo una carriera che lo aveva visto indossare le maglie più prestigiose d’Europa. Non sempre la strada del destino è dritta. A Basilea, due linee si sono incontrate. Lontani ma sempre connessi.
Lezioni di personalità tra Stamford Bridge e Frosinone
“Walter mi ha insegnato molto. E’ una leggenda del calcio mondiale e negli allenamenti mi ha dato tanti consigli. Da uno come lui c’era solo da imparare“”. Come non farlo. Rubare ogni piccolo segreto, dentro e fuori dal campo. In fondo, la personalità ad Ajeti non è mai mancata. Per esordire prima in Europa League, poi in Champions, vincendo, contro il Maccabi Haifa e a Stamford Bridge davanti al Chelsea di Mourinho, Lampard e De Bruyne a soli diciannove anni di personalità ce ne vuole eccome. E quando nel 2014 Samuel arriva a Basilea, il confronto con “The Wall“ può far solo crescere Ajeti. Nei quattro anni in Svizzera il difensore gioca, ma ha bisogno di più spazio. L’aereo da Basilea parte, destinazione Italia. Con il Frosinone Arlind Ajeti ha l’opportunità di misurarsi con la Serie A, in un paese che diventerà quasi la sua casa calcistica. Soltanto una parentesi, ancora in Svizzera, interromperà per due anni il suo viaggio in Italia. Da Frosinone le prestazioni volano fino in Albania. Gianni De Biasi, al timone della nazionale, decide di convocarlo nel 2016 per gli Europei. È proprio lui a consigliare ad Urbano Cairo l’acquisto del difensore cresciuto sotto gli occhi di Samuel. La linea corre, arrivando fino a Crotone.
Da Crotone al neroverde: missione primo posto
Ancora Serie A, prima sotto il carisma di Davide Nicola, poi con un altro Walter, ma questa volta non un difensore. Con Zenga la squadra però non riuscirà ad evitare la Serie B, così Arlind Ajeti decide di tornare a casa. Torna in Italia soltanto due anni dopo. La cornice è quella della Serie B, la maglia quella della Reggiana. 24 presenze e 2 reti non basteranno per evitare lo svincolo a fine stagione. Ma ad Arlind non tremano le gambe. Riparte, di nuovo. La passione che guida la linea. Il destino si incontra con Padova, in Serie C. Un campionato vissuto a cento all’ora. L’esonero di Pavanel, Massimo Oddo e la rincorsa per recuperare il Sudtirol. Poi i playoff, dove i biancoscudati perdono con il Palermo. E allora Arlind riparte, ancora. Stessa ambizione. Pordenone ha bisogno di un condottiero. La Serie B, scivolata dalle mani neroverdi nella scorsa stagione, è la stella polare del nuovo campionato. Lui ha risposto, così come nel 5-0 della sua squadra contro il Lecco. Contro il Novara il gol che ha deciso la partita. 1-0, tre punti e allungo in classifica. Ora le seconde sono a cinque punti. Lezioni di personalità. Quel giorno, nel 2014, due linee si sono incontrate sotto gli occhi di Samuel. Non è stato un caso.
A cura di Jacopo Morelli