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Il Pontedera, Sassuolo e l’amicizia con Berardi, Aurelio: “Avevo paura di De Zerbi”

430 chilometri separano Roma da Reggio Emilia. Una distanza importante. Difficile allontanarsi dagli affetti più cari. Nella carriera di un calciatore bisogna farci l’abitudine, non quando sei ragazzo. Il sogno nel cassetto è quello di tanti. La passione per il pallone cresce sin da piccolo. Prima Pallavolo e Calcio, poi la scelta sul secondo. “Giocavo sempre con i piedi” a parlare è Giuseppe Aurelio, esterno del Pontedera.

Fonte: Unione Sportiva Città di Pontedera

Dal Bracciano (squadra del paese di nascita) al Tor Di Quinto, nel calcio ci sa fare e i primi interessamenti iniziano ad arrivare. Roma, Lazio e… Sassuolo, le tre squadre sulle tracce del classe 2000. Per chi è di Roma difficile rifiutare una delle due squadre della Capitale, eppure la vita è questione di scelte. Giuseppe Aurelio ha caricato la valigia in macchina ed è partito alla volta di Reggio Emilia. Ho scelto Sassuolo per crescere in maniera diversa a 400 chilometri di distanza dalla famiglia, seppur sia stato difficile allontanarsi dagli affetti. Mi ha aiutato anche avere l’appoggio dei genitori in questo”.

L’arrivo a Sassuolo e il cambio ruolo di Aurelio

A 15 anni cambiare vita non è semplice. “I primi mesi a Sassuolo sono stati complicati ma il tutor che avevamo mi ha aiutato tanto”. Poco più di due mesi, ma in campo Giuseppe già faceva vedere di avere un certo feeling con il pallone e soprattutto il gol. Con l’U17 20 gol in 30 partite compresi quelli nella fase finale. Letale per le difese avversarie soprattutto perché in coppia in quella formazione c’era anche un certo Raspadori. Poi il salto in Primavera e il cambio ruolo dopo alcuni mesi.

Credit: Ufficio stampa Pontedera

“Il diesse Angelozzi con Palmieri hanno pensato fosse meglio per me giocare da terzino viste le mie capacità di corsa”. Un cambio drastico difficile da assimilare subito. “Non è stato facile, soprattutto perché in quel ruolo avevo giocato soltanto due volte”, ma ‘tutto è scritto nel tuo destino’ perché “vedendo dove sono ora sicuramente può aver agevolato la mia carriera”. Importante è anche avere il sostegno giusto dalla società: In questo Neri mi è stato addosso tantissimo. Diagonali, marcature e inserimenti su tutto. Stavo sempre con lui per imparare”. Voglia e determinazione. Lavoro, lavoro e ancora lavoro le parole chiave per raggiungere i propri successi. 

Gli allenamenti con la prima squadra e l’ammirazione per De Zerbi

A Sassuolo i giovani hanno sempre avuto la possibilità di essere chiamati ad allenarsi in prima squadra. Situazioni utili per crescere… la prima volta avevo paura. Avevo 17 anni ed ero con Iachini. Ho trovato un gruppo fantastico con cui ho avuto modo di legare. Berardi, Defrel, Magnanelli, Peluso tutti mi hanno aiutato. Passavo tanto tempo con loro”. Gli allenamenti con i grandi e poi le partite con la Primavera, una continua crescita frutto del lavoro costante. 

Credit: Ufficio stampa Pontedera

E’ mancato soltanto l’esordio, ma non la convocazione: “Mi stavo allenando e mi dissero ‘devi andare con la prima squadra’, sono rimasto senza parole. Non ci credevo. Ho chiamato tutta la mia famiglia. Dai campetti di Bracciano fino al Mapei Stadium: “Mi è tornato in mente tutto il percorso fatto per arrivare qui”. E poi l’ammirazione per De Zerbi: “Mi sono innamorato di lui. Restavo a guardare i suoi allenamenti anche se non ero con la prima squadra. Un piacere vedere ciò che proponeva ai ragazzi. Ha un modo di vedere calcio pazzesco. Io non sono mai andato a chiedergli nulla perché avevo timore (ride n.d.r.)”

I gol, gli sfottò, i consigli di Peluso e Obiang

Dalla prima squadra alla Primavera, come detto, non è mai cambiato nulla per Giuseppe o ‘Peppe’ per tutti a Sassuolo. Con l’U19 i gol e gli sfottò con Brignola e Tripaldelli: “Ho sempre pubblicato i miei gol su Instagram, ma era uno scherzo nato con loro”. Giuseppe lo ‘svizzero’ perché in U19 i gol arrivavano puntuali come un orologio. Din Don, intervengo dal Ricci ha segnato Aurelio. Legami. Amicizia. Il bello del calcio sta anche nei rapporti e nel mantenerli nonostante le strade si siano divise da tempo. 

Risate e scherzi per fare gruppo, ma unite alla serietà per continuare a crescere imparando da tutti. Peluso “mi ha dato tanti consigli sul ruolo soprattutto quello di stare collegato sulla partita per più di 90 minuti” e Obiang mi ha fatto crescere fuori dal campo: “Ha usato sempre bastone e carota. Mi dava dritte per il dopo allenamento. Mi ha fatto capire l’importanza del riposo e del mangiare bene”. Aurelio ricorda ogni singola parola e ancora oggi si porta dietro gli insegnamenti di Sassuolo.

Il salto tra i grandi: Cesena e la salvezza di Imola

Tutto ha un inizio e una fine, fa parte dei cicli. Lasciare Sassuolo non è stato semplice, ma il calcio dei grandi aspettava Giuseppe. La prima esperienza a Cesena “Mi sono trovato bene con la squadra e soprattutto con la piazza. Una delle migliori in assoluto. Potevo forse giocare di più, ma cercavo di rubare dai più esperti i segreti del mestiere. La voglia di giocare è tanta e a gennaio il cambio maglia: “A Imola le ho giocate quasi tutti e abbiamo raggiunto una salvezza incredibile. Il primo anno mi ha aiutato a crescere tanto sotto tutti i punti di vista. Chiudere al meglio la stagione per avere una spinta positiva in vista dell’annata successiva. 

Poi il passaggio a Gubbio: “Mi sono trovato bene, giocavo poi l’infortunio alla spalla. Sono stato fuori da febbraio per tutta la stagione e mi sono dispiaciuti i fischi ricevuti quando li abbiamo incontrati la scorsa giornata”. Infortunio dicevamo… “Mi è pesato tanto stare fuori e perdere tutta la seconda parte di stagione”. Il ritorno a Sassuolo e “li mi sono stati vicini Berardi e Defrel. Mi sono sentito come a casa”

Aurelio: “Prima la salvezza poi i playoff, non possiamo nasconderci”

Quest’anno una nuova avventura. Il Pontedera l’ha cercato e voluto fortemente. Una prima parte di stagione davvero importante sia a livello personale e sia per la squadra. Cinque gol e quattro assist sin qui tra campionato e Coppa, e la squadra in piena corsa per i playoff: “Dietro ai risultati ci sono gli allenamenti della settimana. Ci alleniamo sempre al massimo e questo poi si vede in campo. Qui c’è il giusto mix tra esperti e giovani. C’è tanto dialogo e aiuto da parte di tutti”. 

E gli obiettivi? Noi pensiamo ad arrivare ai playoff, non possiamo nasconderci. Una volta raggiunta l’aritmetica salvezza continueremo a spingere per raggiungere l’obiettivo. Sono contento di come stiamo andando”. A livello personale poi anche i gol: “Attaccare lo so fare e i gol li ho sempre fatti, ma questo poco importa voglio dare il mio contributo alla squadra”. Poi il rapporto con Canzi: “mi sto trovando bene e anche il modo di giocare è adatto alle mie caratteristiche”. Dall’attacco alla difesa senza perdere il fiuto del gol e quel messaggio di Moro…

Fonte: Unione Sportiva Città di Pontedera

“Cosa sta combinando?”

I gol continui, tre in quarto partite nelle ultime settimane e poi su Instagram il commento di Luca Moro: ‘Cosa sta combinando?’. L’amicizia nata quasi per caso a Sassuolo. “Dopo il fallimento del Catania è venuto con noi ad allenarsi. Ci siamo sempre presi in giro scherzosamente. Mi chiamano tutti bomber i miei amici e i commenti sono tutti sfottò per ridere tra di noi. Lui lo sento ancora e sono contento per lui stia facendo bene anche a Frosinone”. Il ruolo è differente e anche gli idoli con il nuovo ruolo sono cambiati…

Da Theo a Nainggolan, gli idoli di Aurelio…e quella foto con Maldini

Ogni ragazzo ha i suoi idoli. Peppe ne ha diversi e tutti legati alla sua epoca: “Da quando ho iniziato a fare il terzino mi sono sempre ispirato a Theo Hernandez. E’ il più forte di tutti per quello che fa. Poi mi è sempre piaciuto Nainggolan, oltre al fatto di aver giocato alla Roma, ha sempre dato tutto in campo e non si è mai preoccupato troppo delle voci esterne”. Poi un regalo, forse inaspettato, da parte di Defrel: “La sua maglia me l’ha data Greg (Defrel n.d.r.) dopo una partita contro il Cagliari”. Maglietta ovviamente appesa in casa e portata in giro come porta fortuna. 

Da Theo e Nainggolan alla foto con Maldini: “E’ stato un fenomeno per la sua epoca. Quando gli ho chiesto la foto mi ha fatto capire la sua umiltà, veramente una grande persona”. Dagli idoli ai consigli per i più giovani: “La C è importante quando esci dal settore giovanile. Bisogna fare le scelte giuste e tanti quando escono dalla Primavera si chiedono ‘cosa vado a fare in C?’. Una società tranquilla, seria e che ti lascia lavorare è importante per crescere. Come sto trovando io a Pontedera”.

Il viaggio dei ricordi è giunto al termine, ma prima di salutarlo una scommessa: “Al prossimo gol l’esultanza alla Caputo dove simulo di bere la birra”. Determinazione e voglia di crescere sempre con il sorriso sul viso firmato Giuseppe Aurelio.

 A cura di Simone Brianti

Simone Brianti

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