Da “Bambini” ad “Eroi”, per Baldini tra sogno e realtà restano 180′
Ci sono storie che valgono più di altre, anche se non sono ancora finite. Alcuni libri, vale la pena leggerli anche se manca qualche pagina, magari l’ultima. Perché la trama è talmente bella, che non serve aggiungere altro. È bella come quella di Silvio Baldini e il suo Palermo, a cui manca l’ultimo decisivo step prima della gloria.
Una storia iniziata nel 2003, finita all’inizio del 2004 e ricominciata poi, per volere del fato, nel 2022. “È il destino che mi ha portato qui, sono pronto. So che lui mi ha richiamato in questa piazza, non potevo rifiutare”. È proprio vero, a voler essere fatalisti. Così si era presentato l’allenatore di Massa Carrara ai suoi nuovi tifosi, a quella che era già stata la “sua” gente. Che non aveva troppe pretese, contraddistinta da quel sano scetticismo tipico del tifoso rosanero. Ma Baldini ha fatto il suo “percorso”. Sempre a testa alta, con il “coraggio delle idee”.
Lo sfogo da padre, poi la ripresa
“Il denaro è il diavolo – disse in sala stampa il 27 dicembre del 2021, giorno della sua presentazione – così come le donne. Se l’uomo incontra queste due cose, sbaglia sempre. Non voglio elemosinare, ma neanche chiedere chissà cosa. Non voglio nulla di particolare”. E lui, non ha chiesto proprio niente, in effetti. Solo amore, l’amore della gente (anche se di tempo ne è servito prima di riceverlo) e impegno da parte dei suoi calciatori. Ma Baldini è uno che chiede di più del semplice sudore in campo. Sì, lui pretende amore per la maglia.
Dopo il pareggio con la Paganese (2-2), fece notare che qualcuno era carente di questo requisito: “Basta fare i pagliacci, qui c’è gente che non merita niente, ho a che fare con dei bambini che non sentono il peso della maglia. Prima di questa gara – aggiunse quel giorno – ho fatto vedere la foto di mia figlia che a molti sembra un mostriciattolo, ma per è bellissima”. Uno sfogo da padre, da uomo. Impossibile restare indifferenti: la squadra cresce, c’è il suo carisma in ognuno dei suoi calciatori. C’è Baldini in ogni giocata, c’è Baldini nella testa. Anche se il lavoro è stato tanto, perché “nessuno nella vita regala niente”, diceva.
“La fatica è un immenso piacere”
A volte, si può essere grandissimi allenatore anche senza aver vinto una Champions League. Per capire, chiedere a Baldini. O meglio, a chi lo conosce davvero o a chi ha imparato a conoscerlo. Al Palermo ha dimostrato che è importante essere uomini, ancor prima che giocatori. Ma c’è molto di più nei suoi insegnamenti. Appena arrivato nel capoluogo disse: “C’è tanto potenziale in questa squadra, ma adesso bisogna capire perché rimane inespresso“.
Ci è voluto tempo, fatica, e anche qualche delusione. Ma ora la sua macchina vola in alto, a un passo dalla Serie B. Ha tirato il meglio da ognuno dei suoi uomini. Ha reso la fase offensiva quasi un divertimento, il gol un hobby. Ha trasformato “la fatica in un immenso piacere”. Aveva ragione Jovanotti, nella sua epocale e immortale “A te”. Ma nessuno poteva immaginare che nel calcio questo concetto potesse entrare. Ma Baldini è un uomo dall’umiltà straordinaria. E solo a chi è umile può piacere faticare.
Per Baldini è il momento di…Svegliarsi
“Chi ha fiducia, va avanti”, ha detto dopo Palermo-FeralpiSalò. Il che non significa che chi c’è l’ha, alla fine, vince. Sarebbe troppo facile. Vuol dire, però, che chi crede, alla fine costruisce qualcosa che resterà nella memoria di tutti, per sempre. Perché non viene ricordato solo chi vince. Baldini sta dimostrando che nel calcio c’è molto di più del risultato, molto di più di un trofeo. “Chi se ne frega dei risultati, io voglio essere libero. Voglio sognare, non sono uno speculatore, non mi interessa di questo mondo. Voglio solo godermi gli amici e la mia famiglia. E’ importante il percorso – le sue parole al termine di Palermo-Triestina”.
Poi sa, eccome, che la sua squadra è “la più forte”. E le sue profezie sono ancora in vita: “Vinceremo noi, ma accetterò qualsiasi risultato. Il destino, combinato con una serie di cose, ci porterà a vincere questi playoff“. Lo aveva detto quando erano iniziati, oggi i rosanero sono lì, a giocarsi una finale contro il Padova. La curva fa cori per lui, ma chi li ascolta? Baldini è una pietra, un sasso: non si muove, non saluta, non ringrazia. Dirige, soltanto, la sua banda di “Eroi“, come li ha chiamati qualche giorno fa dopo l’1-0 alla FeralpiSalò. Perché il risultato non è ancora stato raggiunto. Quello vero. Da “Bambini”, ad “Eroi”.
È cambiato il lessico, perché è cambiata la mentalità della squadra. La “sua”, squadra. E per quanto Baldini abbia voglia di essere sognatore, adesso forse è il momento di dire basta. È il “momento di concretizzare”, ha detto lui stesso. È il momento di spegnere il sogno e di svegliarsi, godendosi la nuova (si augurano i tifosi) realtà.
A cura di Manuele Nasca