Fascia da capitano al braccio ( per via dell’infortunio a Di Cesare ) e un menù sottoporta da fare invidia. Date un pallone a Mirco Antenucci e la prima cosa che farà l’attaccante sarà buttarla in rete. In tutti i modi. A qualsiasi costo. Sempre. E non è un mero dato statistico. Perché chi in carriera ha realizzato oltre 200 gol ha il pieno diritto di segnare come gli pare. Di testa, dagli undici metri, in acrobazia, dalla distanza o da vero rapace d’area di rigore. Ecco, non a caso le “modalità” elencate sono trascritte all’interno di questo articolo. Tutt’altro. Perché è proprio così che Antenucci ha trascinato il suo Bari in vetta al girone C prima e in Serie B poi.
E non si dica che Antenucci è un solista. Non scherziamo. Chiedere a Cheddira, “partner in crime” del classe ’84 e con il quale ha contribuito a 25 dei 55 gol messi a segno dal Bari in campionato. 14 anni a separare i due, eppure, in campo, mai così simili. Per intenderci. Quando Cheddira nasceva, Antenucci era già considerato uno dei talenti di punta del settore giovanile del Giulianova. Da lì a breve sarebbe arrivato anche l’esordio in prima squadra e l’inizio della sua avventura nel mondo del calcio. Ecco, per mettere le cose in chiaro. L’ennesima scommessa vinta dal ds Ciro Polito con il rilancio dell’ex Mantova. Lo stesso successo ottenuto dal club con l’arrivo di Antenucci in biancorosso. Una squadra, alla ricerca quasi ossessiva della B, che si affida in attacco a un giocatore di 33 anni e per molti già sul viale del tramonto. Mai errore di considerazione fu più grande. E infatti, a suon di gol, Antenucci ha subito fatto capire che nel Bari, lui, poteva ancora fare la voce grossa. 23 gol al primo anno di C con quei colori e titolo di capocannoniere, 15 la stagione seguente ( scrivendo il proprio nome nella storia del Bari come miglior marcatore della C e 17 in quella in corso, dove di fatto ha contribuito alla promozione in cadetteria. Un contributo non da poco per un attaccante che ha segnato ovunque. Tante maglie indossate, gioie e dolori tra Italia e Inghilterra, sempre e comunque nel segno del gol.
E pensare che la stagione era iniziata con appena due gol messi a segno nelle prime undici partite, alla seconda contro il Monterosi e alla nona di campionato contro il Campobasso. Qualche panchina di troppo, diverse voci fuori dal coro tra i tifosi e quella carta di identità che forse iniziava a pesare. No. Ci sbagliavamo tutti. Perché chi nella vita ha deciso di fare l’attaccante, sa che questi sono momenti che si vivono. La differenza è sempre e solo una: quella tra chi decide di attendere che “la ruota giri” e chi invece si rimbocca le maniche per cambiare le cose. Così, alla fine di ottobre, nel match interno contro il Catanzaro, Antenucci torna a segnare contribuendo al successo dei suoi. Arriveranno dieci reti nelle successive dieci giornate. Poi i gol pesanti. Perché è nei momenti clou della stagione che i campioni vengono fuori. E allora se il Bari ha tenuto a distanza le inseguitrici è anche ( e soprattutto ) per merito suo: 1-0 a Picerno e Juve Stabia, e secondo voi questi sei punti pesantissimi chi li ha portati? Già, la risposta la conosciamo.
In gol da oltre 20 anni. “Il gol per me è l’essenza, l’emozione , la passione e la bellezza. Il mio gol più bello devo ancora segnarlo”, aveva scritto Antenucci in una lettera condivisa sui social dopo la doppietta messa a segno contro il Catania, ovvero 200 in carriera. Compagni di viaggio fedeli, anche Oltremanica dove è entrato nel cuore dei tifosi del Leeds nella sua unica esperienza lontano dall’Italia. Due stagioni in Championship. 19 gol realizzati e articoli su giornali come Sun e Daily Mail, oltre a vedere il proprio nome candidato a giocatore del mese nel marzo 2016. Insomma, cose che non capitano tutti i giorni. Così come non capita tutti i giorni di ricevere richieste dall’Australia. No, non parliamo di mercato. Perché il Bari è di tutti, anche dall’altra parte del mondo. E se un tifoso chiede una maglia da Brisbane, allora significa che il proprio dovere sul campo è stato fatto (e riconosciuto ). Sudare la maglia non è mai banale, lottare per l’obiettivo che un’intera città insegue da quattro anni una delle tante sfide accettate e vinte dall’attaccante. Perché se dici Bari dici Antenucci. E oggi, più che mai, Bari fa rima con gioia.
A cura di Carmine Rossi
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