“Più che i 20 risultati positivi ti aiutano le delusioni: penso che la sconfitta in finale playoff e la scorsa annata ci abbiano dato qualcosa in più. Ci sono poi tanti grandi uomini tra i giocatori che sono arrivati, oltre all’allenatore e al ds: hanno un grande curriculum e carattere. Elementi utili per creare l’alchimia giusta, utile a raggiungere gli obiettivi che abbiamo in mente“. Ci sono i guantoni di Gigi Frattali sulla porta del Bari, capolista del girone C di Serie C con 44 punti e un margine di sette punti sul secondo posto al momento della pausa del campionato. “Questa sensazione di forza la mostriamo anche all’esterno – racconta in un’intervista sui canali social del Bari – noi giocatori sentiamo queste sensazioni. C’è rispetto nei nostri confronti, dobbiamo far in modo che questa cosa possa crescere di domenica in domenica. Tutti insieme siamo ancora più forti”.
A Bari ha trovato casa, Frattali. Non a caso, a 36 anni quella biancorossa è diventata la maglia più indossata in carriera: 92 partite in due stagioni e mezzo. E pensare che la porta non era nei suoi piani da bambino: “Mia madre voleva che giocassi in attacco, avevo cinque anni e mezzo – racconta – al primo allenamento non toccai un pallone. A un certo punto mi passa un pallone vicino e lo blocco con le mani. L’allenatore allora mi spedisce in porta. Dal primo allenamento ho fatto il portiere”.
E smentisce anche una tesi sul carattere di chi difende i pali: “Più che folle, devi avere personalità perché se sbagli nessuno può rimediare“. Il rapporto speciale con i guantoni non è una novità: “Volevo fare il pugile, ero fissato per i film di Rocky – sorride Frattali – li guardavo 4/5 volte al giorno”.
Frattali è tra i reduci della scorsa stagione. In estate la società gli ha prolungato il contratto fino al 2023. “Quest’anno difendiamo in maniera diversa, il mister lavora molto e davanti a me ho tutti difensori fortissimi – spiegava qualche settimana fa – anche per me è più facile fare bene. Difficilmente sbagliano scelta”. E nel ruolo di direttore sportivo c’è chi tra i pali c’è stato per tanti anni. Ciro Polito. “Sapere che c’è un direttore che può giudicare le prestazioni e ha anche giocato nel mio stesso ruolo ha un valore in più. So che se mi dice che ho sbagliato qualcosa c’è da fidarsi – ammette Frattali – Consigli? Ha giocato in categorie importanti ed è più grande di me ma non fa sentire questa disparità di ruolo a livello sportivo. Lui è un direttore bravo, non mi fa pesare questo aspetto. Però parliamo più che altro di atteggiamento di squadra e obiettivi di gruppo”.
C’è spazio anche per un ricordo speciale. Quello di Piermario Morosini, scomparso nel 2012 sul campo durante un Pescara-Livorno. Con Morosini Frattali ci ha giocato per sei mesi, nel 2011 a Vicenza. “Piermario per me era un fratello – spiega con emozione- abbiamo avuto un rapporto bellissimo poi molte cose non riesco a raccontarle, era una persona diversa dalle altre. C’è stato subito un grande legame, abbiamo giocato solo sei mesi insieme ma il rapporto era speciale. Se ne è accorta mia moglie, se ne sono accorti i miei genitori. Ci siamo visti una settimana prima che venisse a mancare: venne a trovarmi a Verona e ci vedemmo insieme il derby Roma-Lazio. Porto la sua maglia sotto la mia, voglio che il suo ricordo non sia mai dimenticato”.
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