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Bari in B: il progetto di Polito ha preso il volo in sette mesi

“Sapevo che avrei voluto cambiare tanto e alla fine l’abbiamo fatto”. Fine estate, fine calciomercato 2021. Ciro Polito raccontava così a Bari la sua definizione gentile: quella fatta da chi aveva ereditato una squadra sull’orlo di una crisi di nervi per la deludente eliminazione dal primo turno dei playoff di C per mano della Feralpisalò il 26 maggio 2021 ed era stato chiamato dalla famiglia De Laurentiis a rifondare. Senza spese folli, con tante idee e altrettanta diplomazia. Sette mesi dopo quella conferenza di fine trattative, datata 3 settembre 2021, il Bari ha festeggiato il salto di categoria. Lo ha fatto domenica 3 aprile a Latina. Sette mesi esatti per ribaltare il mondo biancorosso.

Polito e lo start a Bari: “Non ci sono alibi”

L’era Polito in realtà era iniziata quasi tre mesi prima. Con una promessa: “Proveremo a creare un Bari con senso di appartenenza e con la voglia di lottare. Non ci sono alibi, c’è un solo obiettivo: vincere. Non sarà un anno di transizione, conosciamo le responsabilità: Bari è in C da due anni, l’obbligo è di riprovare ad andare in B“. Poche parole, tanti fatti. Stile di vita di un direttore sportivo giovane (è nato nel 1979) ma già scafato e determinato: merito delle esperienze di Castellammare di Stabia e Ascoli, dove aveva lasciato il segno. Credenziali che l’avevano accompagnato in due mesi e mezzo di trattative, con 30 operazioni concluse: 13 in entrata, 17 in uscita. Una trafila avviata con i botti: difficile definire altrimenti l’arrivo di D’Errico, ex capitano del Monza e una stagione in B alle spalle. Proseguendo poi con Botta, corteggiato per due mesi, e passando con ingaggi last minute come Gigliotti, Pucino e Terranova. Nel mezzo, investimenti per presente e futuro come Cheddira e Mallamo, l’usato sicuro incarnato da Mazzotta e Paponi, forze fresche quali Belli e Ricci. Tanti arrivi ma quanti addii: Minelli, Rolando, Cianci, Candellone, Sarzi e D’Ursi per fine prestito, mentre profili che rischiavano di non avere spazio come Sabbione (Pordenone), Ciofani (Modena), Neglia (Reggiana) e Perrotta (Palermo) si sono divisi dal Bari entro la fine dell’estate. Cambio di pelle in piena regola.

Rivoluzione completata a gennaio

Con effetti immediati, tradotti in risultati dal lavoro di Michele Mignani in panchina. Gennaio, con il Bari primo con 44 punti dopo 20 partite, era stato il momento della definizione della rivoluzione, con altri 7 addii e altri 3 arrivi. Totale: 40 operazioni in 229 giorni di lavoro. A Bari ecco Maiello e Galano con Misuraca. Addio con altri acquisti dell’estate 2020, eredità della precedente gestione tecnica: Semenzato, passato a titolo definitivo alla Viterbese; Andreoni al Pordenone; Lollo, in prestito al Legnago; De Risio, ceduto al Pescara; Bolzoni, che ha risolto il contratto. Infine i due casi più spinosi delle ultime ore di trattative: Manuel Marras e Davide Di Gennaro. Ribadendo un concetto: “La mia filosofia è che chi non è coinvolto si deve fare da parte”.

Il ritiro post Campobasso e il rush finale

A costo di essere duro, anche in quei (pochi) momenti in cui le cose non giravano. L’esempio plastico? 19 febbraio 2022. Bari ko in casa per 3-2 contro il Campobasso e con un vantaggio sul secondo posto ridotto a 4 punti. In conferenza stampa interviene Polito: “Bisogna saper perdere. Quella contro il Campobasso è stata una sconfitta pesante e sono il primo a vergognarmene. Qualcosa non va nella squadra, forse pensa di fare già un altro campionato”. Quella squadra aveva il sesto rendimento del campionato nel 2022 e finì in ritiro. “Oggi tutti ridono su di noi ma avremo una reazione importante” garantì Polito. Detto, fatto. Sei vittorie e due pareggi nelle successive otto partite sono valsi la B. E un pezzo di quel traguardo è suo. Di chi nella scorsa estate ha deciso di scendere di una categoria per ripartire con il Bari.