Quella tra Palermo e Foggia è una partita che porta con sé fascino e storia. Due piazze ricche di passione, entusiasmo. Due squadre con un passato celebre e un futuro tutto da scrivere. Il presente è rappresentato dalla partita di domani, che si giocherà allo stadio “Barbera” alle 17.30. E per prepararci a questo incontro non potevamo che farcelo raccontare da uno che con queste due realtà ha un legame profondo e intimo: Onofrio Barone. Un protagonista la cui storia si collega indissolubilmente a Palermo e a Foggia. E nel suo passato, nel percorrere la strada tra le due città, c’è un filo rosso che lo ha accompagnato. Un filo rosso che ha un nome: Zdenek Zeman.
Un’intervista, quella di Barone a La Casa di C, che ci porta tra i vicoli di Palermo e di Foggia, che ci fa sentire e percepire il tifo di quelle che sono, per motivi differenti, le squadre del suo cuore. Partiamo.
Palermo è dove tutto ha avuto inizio. E la nostra storia non può che prendere avvio da qui. Barone nasce e cresce nelle giovanili dei rosanero: “Ho iniziato in una piccola squadra della città. Poi in una partita il Palermo mi notò e mi prese”. Chi fu a chiamarlo? Sì, proprio lui, Zdenek Zeman, al tempo allenatore delle formazioni giovanili. Parte così la storia di Barone nel Palermo: “Feci tutte le categorie, dagli Esordienti alla Primavera. Poi ci fu l’esordio in B con Renna. Quell’anno feci una ventina di presenze e tre gol. Al tempo Zeman in Primavera mi utilizzava come terzino, ed è in questo ruolo che esordii in prima squadra. Poi negli anni avanzai a centrocampo”.
Un esordio a dir poco particolare. Nel giro di una settimana, infatti, Barone si ritrova da emarginato a titolare in Serie B: “L’esordio fu rocambolesco. Nell’anno di Primavera mi volevano cedere a una squadra che militava in un campionato interregionale. Io mi opposi e mi punirono, mettendomi sostanzialmente fuori rosa”. E poi, si sa, la vita è fatta di cambiamenti repentini e ribaltamenti improvvisi: “Ci fu un’amichevole della prima squadra contro una formazione straniera. L’allenatore Renna aveva bisogno di qualche giocatore e andai. Giocai e feci una buona prestazione, tanto che Renna chiese dove fossi stato fino a quel momento”. La domenica successiva l’esordio: “Mi ritrovai dopo pochi giorni titolare in Serie B”.
L’esordio di un ragazzo nato e cresciuto a Palermo: “Fu una emozione incredibile, una grande soddisfazione. Dopo aver fatto tutta la trafila nelle giovanili, esordire con la squadra della propria città è qualcosa di indescrivibile. Anche perché al tempo per un giovane non era facile entrare nel mondo della prima squadra”. Anche se per molti era ancora un ragazzino: “Ero visto e considerato sempre come il giovane. Ho dovuto lasciare Palermo per sentirmi ed essere considerato un vero giocatore”.
Perché per diventare grandi, spesso, la casa dove si è cresciuti bisogna lasciarla.
Dopo Palermo l’anno di Messina, con Schillaci e Napoli. Un anno in cui Barone non riesce a trovare continuità. Decide quindi di cambiare aria e scende in Serie C. Ha così inizio quella storia che profuma di magia e di storia con il Foggia. Anni fatti di gioie e cavalcate. Stagioni in cui anche il destino gioca un ruolo significativo: “Il primo anno in C facemmo bene ma non riuscimmo a salire in B. Cosa che accadde, invece, l’anno successivo con Caramanno”. Ed ecco che interviene il destino: “La partita decisiva di quell’anno fu contro il Palermo. Se avessero vinto, ci avrebbero agganciato al secondo posto e si sarebbe dovuto disputare lo spareggio. In caso contrario saremmo saliti noi”. Ma non è finita qui: “Giocammo a Trapani e la partita finì 1-1”. Marcatore? Onofrio Barone.
Si arriva così in B e Barone ritrova una vecchia e cara conoscenza: Zeman. L’inizio non fu dei migliori: “Alla fine del girone d’andata eravamo ultimi. La piazza era scoraggiata e da fuori ci davano per spacciati. Ma nel ritorno ingranammo e andammo vicini a salire in Serie B”. Promozione che arriva l’anno successivo: “Vincemmo il campionato. Fu una grande cavalcata”.
Arriva poi l’esordio in Serie A. E, ancora una volta, quello che poi passò alla storia come il “Foggia dei miracoli”, veniva dato già per retrocesso dalla stampa: “Era rimasta la stessa squadra che c’era in Serie B. Inoltre, le prime tra partite di A coincisero con la trasferta a San Siro contro l’Inter, la sfida in casa contro la Juventus e la trasferta a Firenze. Facemmo quattro punti, sfiorando la vittoria all’esordio, finito poi 1-1 contro i nerazzurri”. E a San Siro, il Foggia ci andò in taxi: “Prima di trasferirci allo stadio, ci si ruppe il pullman. Arrivammo a San Siro con sei o sette taxi con tutte le borse caricate sopra”. L’inizio di un’annata magica in cui quella formazione, salita dalla B e data da tutti per spacciata, incantò l’Italia intera con la sua fantasia e il suo calcio, sfiorando addirittura il piazzamento in Coppa Uefa.
La storia di Barone si lega necessariamente a quella dell’allenatore boemo. Fu Zeman a volerlo a Palermo e ad allenarlo nelle giovanili fino alla Primavera. E fu con Zeman che arrivò la consacrazione nel Foggia dei miracoli. Un rapporto profondo, fatto di insegnamenti, fatiche, lavoro, cavalcate. E anche di aneddoti: “Eravamo riuniti al parco dove ci facevano fare le ripetute. A un certo punto arriva Zeman con la macchina piena di coni. Gli chiedemmo allora dove li avesse presi”. La risposta fu, come sempre, lapidaria: “Per strada”. Oppure quella volta della partita a carte: “Durante un ritiro prepartita con il Foggia eravamo in una camera a giocare a briscola. Lui venne e, senza dire nulla, si mise a giocare con noi“. La sorpresa arrivò qualche giorno dopo: “Zeman ci fece la multa l’allenamento successivo, ma si multò anche lui”.
Non potevamo non chiedere a Barone un commento sulla partita di domani tra Palermo e Foggia: “Entrambe sono due realtà importanti che purtroppo per le proprie vicissitudini si trovano in questa categoria. Per storia e passione sono due piazze che meritano altro“. E sulla partita di domani: “Spero possa essere una bella partita, ma ho pochi dubbi a riguardo. Zeman verrà qua a Palermo per fare la partita, non certo per fare catenaccio”. Un ultimo pensiero sul girone C di Serie C: “Questo girone lo vedo molto difficile. Ci sono squadre di grande valore, basti pensare al Bari. Penso possa essere l’anno giusto per il loro ritorno in Serie B”.
Palermo e le giovanili il Foggia e la consacrazione fino ad arrivare al legame con Zeman. Un entusiasmante viaggio nel passato in cui Barone ci ha portato a conoscere tra ricordi e aneddoti gli anni e le piazze di Palermo e Foggia. Il presente è la partita di domani del “Barbera”. E ora, dopo i racconti di Barone, questa sfida acquisisce e porta con sé un’atmosfera di ancor maggior fascino e magia. Appuntamento a domani. Ore 17.30. Buono spettacolo.
A cura di Nicolò Franceschin
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