L’Arzignano Valchiampo di Simone Bentivoglio è riuscito ad evitare i playout e ad ottenere la salvezza già nella regular season. Artefice dell’importante risultato è stato lo stesso allenatore, chiamato a sostituire Bianchini sulla panchina veneta. Alla prima esperienza da allenatore tra i pro, l’ex calciatore di Chievo e Venezia tra le altre ha ottenuto 2 vittorie, 2 pareggi e 2 sconfitte nelle 6 gare disputate: “È stata una grande opportunità per me perché era la prima esperienza tra i professionisti. Sapevo che la situazione era preoccupante ma non drammatica. Abbiamo sin da subito cercato di concentrarci sul nostro obbiettivo, ovvero la salvezza. Per fortuna siamo riusciti a centrarlo”. Una chiamata inaspettata ma gradita per Bentivoglio che è stato scelto dal DS Mattia Serafini: “Mi sono trovato molto bene, mi ha scelto il direttore sportivo Serafini, che avuto grande coraggio a darmi questa grande responsabilità. Per me era una chance da non sbagliare”.
Un’opportunità non sprecata dall’ex Chievo. Lui che da calciatore si è preso tante soddisfazioni, ha provato sensazioni diverse ma altrettanto forti da un altro punto di osservazione, dalla panchina: “Da allenatore cambia tutto rispetto a quando si gioca. Ci sono più responsabilità. C’è un coinvolgimento a 360 gradi. Ci sono delle emozioni davvero forti. È bello vedere le persone intorno a te felici. Sta lì la differenza. Da calciatore ti godi maggiormente la soddisfazione personale, anche se tutto ovviamente passa per gli obbiettivi di gruppo.” Ad ogni gol, ad ogni vittoria, ad ogni sorriso dei suoi calciatori, Bentivoglio sente di aver dato qualcosa alla squadra, di essere riuscito a trasmettere la cultura del sacrificio: “Da allenatore è un piacere vedere la soddisfazione dei ragazzi dopo un gol o una vittoria. Cerco di far capire che ogni giorno può fare la differenza. Si deve lavorare bene sempre perché le sensazioni che si danno all’allenatore possono essere diverse da un giorno all’altro.”
Diversi calciatori dell’Arzignano dal suo arrivo hanno riscattato una stagione fino a quel momento non troppo positiva: “Sono felice per Mattioli che non aveva ancora segnato prima che arrivassi e ha fatto due gol e due assist. Così come per il primo gol tra i professionisti di Menabò. Parigi stesso non segnava da un po’ è ha fatto una doppietta. Sono solo alcuni esempi ma dà soddisfazione vederli contenti. Quando ragazzi capiscono i loro sacrifici e che il gruppo è la cosa più importante, arrivano anche le gioie personali.”
Il lavoro svolta dall’allenatore piemontese in poco più di un mese ha regalato all’Arzignano non solo la seconda salvezza consecutiva in serie C ma anche un nuovo assetto tattico, il 4-2-3-1. “Dal primo giorno ho trovato una squadra che era dispiaciuta per ciò che era accaduto, cosa normale quando c’è un avvicendamento, ma che mi ha sempre dimostrato grande disponibilità. I ragazzi mi hanno dato tutto, nonostante venissero da un periodo complicato. Ciò ha reso tutto molto più semplice. lo sono stato con loro a completa disposizione, ho provato a dare coraggio.” Un concetto che sintetizza gli ultimi due mesi dei veneti, coraggio di provarci nonostante le difficoltà: “Era una parola utilizzata spesso in allenamento. Sapevamo che dovevamo affrontare delle gare molto difficili, soprattutto dal punto di vista mentale. Abbiamo fatto qualche modifica a livello tattico in base alle mie idee, giocando con un altro modulo. Ma al di là degli schemi, c’è stata un’interpretazione del coraggio dimostrata in campo dai ragazzi che ci ha permesso di ottenere dei risultati importanti e di mantenere la categoria.“
Il coraggio, tra l’altro, è quello che non è mai mancato dentro e fuori dal campo a Vincenzo Italiano, ex compagno di squadra di Bentivoglio e suo principale mentore. “Per me è un maestro di vita. Abbiamo condiviso prima delle partite in campo e poi anni e anni di calcio, idee e passioni. È un modello.” L’allenatore della Fiorentina ci ha tenuto anche a dare il suo personale sostegno a Bentivoglio dopo la firma ad Arzignano: “Mi ha dato l’in bocca al lupo per questa avventura, con grande rispetto, senza mai entrare nei dettagli. È una grande persona a livello umano e professionale.“ Molto più che un compagno di squadra. Un amico, un dispensatore di consigli ed idee determinante anche nella decisione di intraprendere la carriera da allenatore. “Io sono un malato di calcio, mi piace vedere qualsiasi partita ma quando l’ho conosciuto, mi ha messo una curiosità in più. In campo non pensava solo a sé stesso, mi correggeva spesso. Parlavo con lui e cercavo di capire. Già da giocatore pensavo che sarebbe diventato allenatore. Ho visto il percorso che ha fatto e ciò mi ha dato una spinta in più per intraprendere questa carriera. A Vincenzo auguro di vincere la Conference League, sarebbe il coronamento di tre anni fantastici, se non dovesse continuare a Firenze.”
La voglia costante di imparare e migliorarsi dell’ex Chievo passa anche dalle dritte di un altro grande allenatore neo campione d’Italia, Simone Inzaghi. “Ho un’amicizia anche con lui. Non ci ho mai giocato insieme ma abbiamo legato fuori dal campo”. L’ex Chievo ha anche girato l’Europa per seguire Inzaghi e l’Inter negli impegni in Champions: “Ho avuto anche la possibilità di vedere qualche partita in Europa quest’anno e di confrontarci. Mi ha fatto molto piacere che dopo ogni partita ci sentivamo e mi faceva i complimenti o mi diceva di non mollare nei momenti complicati. Credo che lui e Italiano siano due allenatori di grande successo e quando ti dicono qualcosa è sempre importante.“
Una storia di umiltà, sogni, lavoro e sacrificio quella di Bentivoglio, cominciata da piccolissimo nel miglior modo possibile: nelle giovanili della Juventus. “Crescere nel settore giovanile della Juve è stato importantissimo. Sono stato lì dai pulcini alla primavera. L’ultimo anno mi sono anche allenato con la prima squadra.” Nella stagione 20004/2005, Bentivoglio è stato anche convocato da Capello in un match di Coppa Italia contro l’Atalanta: “Ancora ricordo che dopo una convocazione lui mi disse di fare tesoro di quei momenti per osservare i campioni con i quali condividevo lo spogliatoio. La gestualità, il modo di preparare la partita, sono cose che si portano dentro per sempre, a livello formativo ed educativo. Sono stato fortunato a giocare con campioni del mondo, delle leggende. Credo che sia il sogno di ogni bambino che inizia a giocare a calcio.”
Nell’attesa di capire quali siano le novità del prossimo anno, Bentivoglio si gode il momento, sperando di continuare la sua avventura ad Arzignano, magari con obiettivi differenti: “A me piacerebbe continuare con l’Arzignano. Ancora però devo parlare con la società, capire quali siano gli obiettivi con molta serenità e rispetto. Credo lo faremo a breve. Mi sono trovato benissimo in questo breve periodo, ho una grande stima del DS Serafini e di tutto l’ambiente che lavora benissimo.” Una carriera brillante da calciatore ed un futuro da allenatore tutto da scrivere, non ponendosi limiti. Così come da giovane, anche adesso Bentivoglio non vuole smettere di puntare al top perché farlo non costa nulla: “Penso che in qualsiasi lavoro si debba avere l’ambizione di raggiungere il massimo. Come quando ho iniziato a giocare a calcio, anche adesso l’augurio che mi faccio da allenatore è quello di arrivarci. È ovvio che ci sono degli step. Ho tanta voglia di imparare e di migliorarmi e credo che sia giusto per l’ambizione di ciascuno che si punti al massimo in ciò che si fa.” Guardare sempre più in alto, ricordandosi da dove si è partiti. L’umiltà di ascoltare consigli e la sana ambizione di ottenere tutto: questo è Simone Bentivoglio.
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