Nel calcio dove non esistono più le bandiere, Valerio Bertotto ha rappresentato una delle ultime ad essere ammainata. All’Udinese dal 1993 al 2006, l’ex difensore ha chiuso la sua carriera da calciatore tre anni più tardi dopo un biennio al Siena e sei mesi al Venezia. All’attivo 366 presenze, 5 gol e 6 assist in Serie A e la bellezza di 25 in Champions League, senza dimenticare le 23 nella vecchia Coppa UEFA e le 5 in Intertoto, oltre che il prestigio della nazionale italiana, con un Mondiale, quello del 2002, sfumato a causa rottura del legamento crociato. Un bagaglio di esperienza a livello nazionale ed europeo che non poteva rimanere, di certo, in soffitta. Ora cinquantenne, Bertotto ha iniziato dal 2012 la sua carriera da allenatore. Continua ora con grande slancio il suo cammino professionale da Giugliano, dove serietà e progettualità, hanno un unico denominatore comune, dopo un avvio in salita che è costato la panchina a Di Napoli e lui ha subito risposto presente, centrando due vittorie in altrettante gare.
Proprio la grande esperienza maturata in carriera da Bertotto gli ha permesso di avere un credito sufficiente nel mondo del calcio tale da essere scelto per allenare la Rappresentativa Under 20 della Lega Pro dal 2012 al 2015. Poi Pistoiese, Bassano, Messina e Viterbese in C e Ascoli in Serie B. Una categoria che, dunque, conosce bene così come i giovani che in Serie C garantiscono un prezioso minutaggio sul quale il Giugliano punta. Un meccanismo virtuoso quello che la famiglia Mazzamauro e il direttore sportivo Antonio Amodio sono riusciti a creare: ottenere risultati, come la salvezza tranquilla sfiorando i playoff, nella passata stagione, valorizzando talenti e garantendosi gli introiti garantiti dal loro impiego. Bertotto è, dunque, l’uomo giusto al posto giusto, e lo ha dimostrato subito.
Giugliano rappresenta per l’allenatore, l’opportunità di lavorare seriamente e in maniera condivisa con chi, società e ds, ha dimostrato grande stima e rispetto per l’uomo e per il professionista, condividendo obiettivi comuni. Aspetti non scontati. Per questo l’allenatore negli ultimi due anni e mezzo ha preferito studiare, aggiornarsi e aspettare in attesa della chiamata giusta. Del progetto più adatto, oggi chiamato Giugliano Calcio.
Quando la famiglia Mazzamauro e il direttore sportivo Amodio hanno offerto a Bertotto di lavorare con un gruppo dal potenziale inespresso, non ci ha pensato su due volte. L’impatto è stato più che positivo. Cambio modulo e vittoria in Coppa Italia di Serie C ai danni del quotato Benevento, battuto dopo i calci di rigore. Vittoria in rimonta sul Taranto di Eziolino Capuano. Sotto con un gol di Cianci, i ragazzi di Bertotto l’hanno ribaltata con De Sena e un rete eccezionale di Bernardotto. In mostra i classe 2004 Baldi e Ciuferri, oltre che il rinato Oviszach. Con il Taranto il Giugliano ha chiuso con sei Under impiegati contemporaneamente, aspetto non comune in Serie C. Per Zaccheroni era inamovibile nella difesa a tre ma è Spalletti l’allenatore che lo ha utilizzato più volte: 111 partite con Bertotto in campo. Un maestro d’eccezione che, non per caso, predilige il 4-3-3. Il modulo finora più utilizzato da Bertotto: esperienza e qualità al servizio del Giugliano.
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