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A tutto Biagianti, tra nuova e vecchia vita: Cuore romantico marca “liotru”

Se va bene ci sono anche subito”. Per presentarvelo, partiamo così. Perché Marco Biagianti, nato a Firenze il 19 aprile 1984 é prima di tutto una persona alla mano. Un uomo che prima ci tiene a mettere a proprio agio l’interlocutore per poi, una volta assicuratosi che l’atmosfera é rilassata, lasciarsi andare come fosse a casa sua. E noi, che in fondo non chiediamo altro, siamo già pronti a partire con lui, come viaggiatori felici trascinati dal mare. A rompere il ghiaccio, non può non pensarci l’unico filo conduttore in grado di legare tutto, l’unico amico capace d’accompagnarlo, ancora oggi, per tutta la vita.

Biagianti, da Le Piagge a Catania

“Il rapporto col pallone nasce in strada, (precisamente nel quartiere fiorentino di Le Piagge): é lì che vivi le prime partite vere con gli amici, assaporando le prime meravigliose emozioni” racconta Biagianti. “Tutto frutto di quelle giornate eterne nelle quali fai finta di non sentire chi urla perché la cena é pronta”.

Il nostro protagonista, a questo punto, sorride di gusto. Ringrazia papà per averlo prima esortato a giocare sempre con i più grandi e poi accompagnato, senza batter ciglio a girare tra le varie squadre del suo paese.

Una storia semplice, come chiunque abbia passione per questo sport. Una storia che, però, secondo Biagianti serve anche da tackle a gamba tesa contro i nuovi possibili scenari politici attorno al gioco più bello del mondo.

Il calcio é della gente, tutti devono poter sognare Champions e nazionale, non si può assolutamente pensare di trasformare completamente il nostro mondo esclusivamente in nome dei soldi, così si uccide la passione. Sono felice che la Superlega abbia fallito e mi auguro lo faccia ancora nel caso venga riproposta”.

L’addio al Catania

Il tono di voce risoluto, tuttavia, dura poco.
Perché basta la parola “Catania”, per riaccendere nuovamente passione nel suono.
Come potrebbe essere altrimenti, del resto.
Dopo 284 partite condite da 12 gol, 11 assist ed impreziosite da un amore totalizzante che conserva nella fascia al braccio soltanto uno dei suoi eterni capisaldi.
Per comprendere qualcosa in più, dunque partiamo dalla fine.
Da quella straziante conferenza stampa datata 24 settembre 2020.

Dare l’addio al calcio proprio il giorno del compleanno del Catania é stata assolutamente una coincidenza, d’altronde ero ancora convinto di poter vestire quei colori fino a qualche giorno prima. Tuttavia credo che la stessa casualità sia ulteriore dimostrazione d’amore, perché per me era impossibile indossare altre maglie e nonostante del campo mi manchi tutto non ho assolutamente nessun rimpianto”.

Le soddisfazioni, del resto sono state tante.
Dalle salvezze all’ultimo sangue passando per vittime illustri.
Ma se c’è una cosa che al Ventisette sta a cuore più di tutte é sottolineare, per l’ennesima volta, il bruciante sentimento verso la città del vulcano ancor più che verso la sua squadra.

Qui sono diventato uomo, qui sono nati e cresciuti i miei figli, io per Catania ci sarò sempre e quando mi si chiama per le iniziative voglio esserci. Sono molto legato ad ‘Ibiscus Onlus’ per le varie raccolte fondi benefiche organizzate insieme nel tempo e proseguite, per fortuna, anche durante il COVID. Mi piace proprio l’idea di rendermi utile per gli altri, senza ostentazione ma per mero senso del dovere”.

Dal calcio al calcio a 5

Affascinati dall’enorme spessore umano di Biagianti, cui già eravamo abbondantemente a conoscenza, veniamo improvvisamente colti da una curiosità. Perché quel “729” bagnato ed imbottigliato di rossazzurro é spesso ricorrente nei locali del catanese.

“L’idea di produrre birra artigianale nasce per gioco, un pensiero partorito post-allenamento col mio ex compagno e amico Saro Bucolo, volevamo fare qualcosa di bello e fortunatamente, nonostante le difficoltà del periodo, ci stiamo riuscendo: 729 é l’anno di nascita di Catania e adesso l’ultima bottiglia prodotta e resa ottima nel design dal bravissimo artista siciliano Bob Liuzzo, porta proprio il nome della città”.

Catania, Catania e ancora Catania.
Per Marco non esiste altro.
Dal calcio… al futsal!
Dal Catania alla..Meta.

Un’idea impensabile in prima battuta ma nata, lo scorso anno, sotto i migliori auspici.

È partito tutto per gioco, attraverso le continue battute con il presidente Musumeci ed un amico dello staff che conosco sin dai tempi del Calcio Catania. Mi sono semplicemente detto proviamo e sapete che c’è? Ne é valsa la pena, ho dimostrato che non era un’operazione di marketing“.

Un percorso sicuramente stimolante, che ha visto però, pure alti e bassi.

“Il primo mese volevo mollare, risucchiato com’ero da ritmi altissimi e circondato da veri e propri campioni. Per fortuna però sono caparbiamente rimasto, é stato un anno fantastico anche se quell’epilogo della finale scudetto persa giocando a mezzanotte per mancanza di elettricità nell’impianto brucia ancora vendetta: mi auguro che il movimento calcistico cresca ancora sotto ogni punto di vista e aspetto”.

Una speranza, questa, resa ancor più solida dal neonato progetto ‘Meta Red’ che l’entusiasta ragazzo toscano ci tiene a raccontare così. “Si tratta dell’unione tra due realtà: Meta Catania Bricocity(per la quale tutt’oggi lavoro) e Ragazzini Red (quest’ultima già affermata realtà giovanile con in sella l’ottimo presidente Angelo Bellavia). Consideratela una rete, un occhio vigile che si occupa di scovare e reclutare al suo interno i ragazzi della zona”.

Sulle prerogative però nessun dubbio.Voglio assolutamente richiamare in auge il concetto scuola calcio: quella fatta bene, che prima di pensare al talento e a come eventualmente guadagnarci sopra si preoccupi prima di tutto della sua formazione scolastico-umana. L’opportunità esiste ma va sempre ricercata, meritata e preservata. Questo devono saperlo tutti, fortunatamente l’iniziativa è partita su binari giusti, puntiamo ad espanderci ancora”.

Catania nel cuore

Ma tra tanti impegni è possibile dimenticare la squadra del cuore?

Mai. Del Catania seguo tutto, approfitto anzi di questo spazio per fare i complimenti alla squadra e a Luca Moro: un ragazzo che sta facendo bene sia in termini di gol ma, soprattutto, di mentalità, con sacrificio ed attaccamento. Il paragone col “Gabbiano” mi emoziona: questa gente ha sofferto troppo ultimamente, c’è troppa voglia di sognare e per farlo basta veramente poco, soltanto un pizzico di impegno e i tifosi poi faranno il resto”.

A chi gli chiede di tornare al Massimino invece Biagianti replica. “Mi è già difficile guardare una partita per intero da casa. Allo stadio no, non riesco. È ancora troppo forte il dolore per aver messo un punto in questa nostra storia d’amore, lì dove non avrei mai voluto metterlo… ma una cosa si può raccontare”.

Qui l’emozione prevale e persino il flebile rumore di sottofondo cessa, quasi fosse voglioso di ascoltare.

“La mattina, quando non ho impegni, prendo la macchina e vado al Cibali. Mi piace immergermi nell’atmosfera di casa mia, perché quello stadio è casa mia e lo ripeto con orgoglio. A volte scappa anche qualche lacrima, per il momento preferisco vivermela così ma ,quando sarò pronto, vi assicuro che tornerò, lì a cantare in mezzo alla mia gente”.

“Allenerei il Catania in futuro”

È proprio sul futuro dunque che ci spostiamo con piacere. “Mi piacerebbe davvero fare l’allenatore, quest’anno prenderò il UEFA A, partirei da un 4-3-3 d’intensità ma avendo imparato tra i tanti allenatori che ho avuto so di poter rendermi utile, spesso però tutti i calciatori commettono un errore.” Quale? “Facile associare il rapporto con gli allenatori alle stagioni positive (Zenga e Mihajilovic sono soltanto due nomi da fare in questo senso) ma è ancora più facile e profondo legare con qualcuno con il quale condividi periodi difficili. Il ritorno di Lucarelli, proprio durante i problemi societari, ad esempio ci ha restituito un gruppo formato famiglia ed una persona speciale che sarà per sempre nel mio cuore”.

Nel ringraziarlo per il viaggio insieme, Marco ci fa notare che conseguire l’UEFA A potrebbe portarlo a raggiungere, presto o tardi il suo sogno, perché… “Si, nessun dubbio. Accetterei di allenare il Catania – risponde Biagianti – so che sarebbe una sfida difficile e non la penso nell’immediato ma come posso dire il contrario, é il mio desiderio in prospettiva”.

Congedi cordiali, grazie sinceri. Il telefono squilla, sorprendentemente ancora.

“Quando parlo sono un chiacchierone, spero di non aver annoiato. Ci vediamo presto, “Casa Di C”.

Ti aspettiamo, campione. Essenza gioviale e sensibile. Dello sport che profuma d’autenticità.

A cura di Damiano Tucci

Redazione

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