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Barrow, Scholes e il Piacenza. Bobb: “Che emozione la Coppa d’Africa”

Musa Barrow per me è come un fratello. Siamo molto legati”. A raccontarcelo è Yusupha Bobb, centrocampista classe 1996 del Piacenza, appena tornato dalla partita con la nazionale. Un legame nato anni fa, nella loro terra, il Gambia: “Giocavamo nella stessa squadra, l’Hawks FC. È una bella persona, molto seria, timida e riservata”. Dieci i minuti che separano i loro paesi natali. Ora sono 144 i km che dividono le loro nuove case: Piacenza e Bologna

La storia è quella di due ragazzi partiti dal Gambia e arrivati in Italia “con il sogno di diventare calciatori”. Musa nel 2016. Yusupha due anni prima, nel 2014. Un percorso, quello di Bobb, iniziato a Verona, sponda Chievo. Il presente, invece, è in Emilia-Romagna. Il colore è il rosso del Piacenza, ora a quota 22 punti nel Girone A di Serie C. Dal Gambia all’Italia, passando per la prima storica qualificazione della sua nazionale alla Coppa d’Africa. Una storia di vita fatta di viaggi, culture, ostacoli e traguardi. A guidarci è Yusupha Bobb.

Bobb con Musa Barrow

Il Giro d’Italia di Yusupha Bobb

È il 2013 e Yusupha è a Perugia per un torneo giovanile con il Gambia: “Arrivammo in finale contro la Cina e vincemmo. Mi notò il Chievo”. Arriva a Verona l’anno successivo. Gioca con la Primavera, ma si allena con la prima squadra: “Mi aiutarono molto Radovanovic ed Hetemaj. E quanto erano forti Pellissier e Birsa”. Arriva poi una nuova avventura. Sempre in Veneto, ma con una maglia diversa, quella del Cittadella. È il 2 agosto 2015 e Bobb gioca la sua prima partita con la nuova squadra, che coincide anche con il suo esordio tra i professionisti. Ed è un esordio memorabile: “Giocammo in Coppa Italia contro il Potenza. Vincemmo 15-0 e segnai una doppietta. Una grande gioia”. Il Cittadella quell’anno vince poi il Girone A di Serie C e torna in Serie B.

L’esultanza di Bobb

Il viaggio di Yusupha prosegue. Taranto, Padova, Reggiana. Poi c’è l’anno a Cuneo: “Mi è rimasto nel cuore. Un gruppo fantastico”. La strada prosegue poi per Lecco, Livorno e, infine, Piacenza: “Qui sto bene. Ho ritrovato Scazzola, che mi aveva allenato a Cuneo. Sento la sua fiducia”. E nella partita prima di partire per rispondere all’ultima convocazione del Gambia, è arrivato anche il gol. È il 77’ di Piacenza-Renate quando Yusupha con un gran mancino segna il 3-1 che chiude la partita. 

Bobb e Scazzola

Bobb: dal legame con il Gambia alla qualificazione alla Coppa d’Africa

È ora di fare un passo indietro e di tornare alle origini. Si va in Gambia. Perché gli anni in Italia sono tanti, ma il cuore rimane lì, “una terra laddove il cemento ancora non strangola il sole”. “È stata dura lasciare tutto. Lì ho la mia famiglia e i miei amici. È la mia terra. Ci sono cresciuto”, racconta Yusupha. E giocare in nazionale significa tanto: “Rappresentare il Gambia, il mio Paese, per me è un onore”. 

E nel marzo scorso con l’amico Barrow la prima storica qualificazione alla Coppa d’Africa: “Un’emozione indescrivibile”. Perché le prime volte non si dimenticano. Mai. Soprattutto, se si è simbolo di un intero Paese. Il tuo Paese. E così, a gennaio, Bobb porterà la Serie C proprio lì, nella massima competizione africana. Saintfiet, il CT della nazionale, ha da poco stilato la lista dei convocati per il torneo. E Yusupha c’è. Pronto per la Coppa d’Africa.

Da Scholes alla passione per la musica. Con la mamma come idolo

Uno il giocatore a cui si è sempre ispirato: “Paul Scholes”. Ed è forse questo il motivo che spiega la sua passione per i Red Devils: “Tifo Manchester United”. Anche se l’acquisto di Ronaldo non l’ha convinto: “Giocatore fortissimo, ma preferisco Cavani”. E poi l’amore per la musica: “Mi piace il reggae giamaicano. Adoro Beres Hammond”. Infine, la chiusura sul suo idolo: “Mia mamma. Ho un legame fortissimo con lei. Lo stesso anche con mia nonna”. D’altronde, la famiglia viene prima di tutto.

Dall’Africa all’Europa. Dal Gambia all’Italia. Un percorso. Un viaggio. Una storia. A viverla è lui, Yusupha Bobb. Con un principio come stella polare: “Il rispetto”.

A cura di Nicolò Franceschin

Redazione

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