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Bocalon e i gol per la salvezza del Mantova: la storia del “Doge”, ‘psicologo’ e ammiratore di Inzaghi

“Mi viene un infarto coi suoi gol”. Osannato, idolatrato. Adorato, ovunque sia andato a giocare. Gol che fanno fatica a contarsi. E un solo idolo: ‘Pippo’ Inzaghi. Per Bocalon “è sempre stato il punto di riferimento”, “anche se sono interista” – rivelò a Gianlucadimarzio.com. “Quando mi ha chiamato per complimentarsi con me dopo l’ultima partita davvero non ci credevo, non mi sembrava vero – continuò“. Non male come inizio di una storia tutta da vivere. Dal passato al presente, che si chiama Mantova. Ultima tappa di un lungo girovagare per l’Italia. Decisivo? Certo che sì. Arrivato a gennaio dal Trento, il “Doge” ha segnato 11 gol in 4 mesi, di cui 5 nelle ultime 4 partite. Tre, hanno poi portato ben 6 punti alla squadra di Mandorlini. I suoi ruggiti, per una salvezza che sembrava quasi impossibile.

Prima fermata: l’Inter di “Mou” e Ibrahimovic. Il viaggio di Bocalon

34 anni e nessuna voglia di fermarsi. Scelte oculate, sempre disponibile con tutti. Ragazzo d’altri tempi. Idee chiarissime, anche perché grande appassionato di psicologia. “Adoro leggere libri di psicologia, motivazionali e di crescita personale – raccontò in esclusiva a GianlucaDiMarzio.com –  secondo me essere consapevoli dei propri mezzi e pensare sempre positivo fa la differenza”. Se ne trovano pochi come lui. Un viaggio che parte da lontanissimo, da Treviso. Un treno che si è fermato tante volte e sul quale è sempre tornato più felice di prima. Pronto, ad una nuova destinazione. Il più importante? Quello che lo portò all’Inter. E a vivere il dualismo con Mattia Destro. Ma non solo: il binario che lo portò nella Milano neroazzurra gli permise di conosce Mourinho, che ai tempi allenava Balotelli e Ibrahimovic.

Bocalon studiava i campioni. Li osservava, li ammirava. E imparava, ovvio. Ragazzo sveglio, pieno di sogni nel cassetto. In gamba come pochi. Non fu un caso se “Mou” lo portò spesso ad allenarsi coi grandi. “Era impressionante come conoscesse i nomi di tutti e curava ogni cosa nel minimo dettaglio – rivelò Bocalon -. Allenarti con certi allenatori e certi campioni ti fa capire davvero qual è il giusto modo di allenarsi. Ogni partitella sembrava una finale per ciascuno di loro”. Un sogno ad occhi aperti. Emozioni difficili da dimenticare. A maggior ragione se sei interista fin da bambino. E hai una foto che conservi sempre sul tuo smartphone. Quella con Recoba. Treni che passano una sola volta e che devi cogliere al volo. Una volta dentro, poi, bisogna viverli. Anche perchè certe esperienze possono non durare in eterno.

La consacrazione in Lega Pro e gli “spezzoni” in B

Lasciare il segno. Una regola nella vita di Bocalon. All’Inter lo facevano altri, non lui. Ragazzino sbarbato che non poteva competere con colossi come Ibrahimovic o Cruz. Dunque altro giro altra corsa. Altro binario e nuova destinazione. Campionati minori, per farsi le ossa e dimostrare il proprio valore. Il destino lo spedì a Portogruaro dove giocò 33 volte e segna 3 gol. Arrivò la promozione in Serie B, dove disputò 13 partite, ma non mise a referto alcuna rete. L’anno dopo è di nuovo in Lega Pro, anche se con l’Esperia Viareggio. Sarà amore puro con una categoria (la Serie C, appunto), che lo ha lanciato e fatto sentire vivo. Cremonese, Carpi, Sudtirol, Venezia; poi ancora Modena, Alessandria. Bocalon ha sempre preso il treno più giusto per lui. In Serie C ha realizzato oltre 250 gol. Divisi alla perfezione, giusto per fare godere un po’ tutti.

Ad Alessandria gli dedicarono per fino un coro: “Din don din don… intervengo da La Spezia, ha segnato Bocalon”. Successe tutto dopo una vittoria a La Spezia in cui il “Doge” fu decisivo. Con i grigiorossi segnò tanto: ben 39 gol in 85 presenze. Numeri importanti, per chi non è mai stato dimenticato. Da nessuno. Gol e numeri che gli valsero la chiamata della Salernitana in Serie B. E anche qui, tante reti. Tante esultanze. Ben 19, in 59 apparizioni. Forse il momento migliore della sua carriera, che coincise con il ritorno nella sua Venezia, dove è nato e cresciuto. Fino al 2020, quando arriva la chiamata del Pordenone ancora in serie cadetta. Una parentesi di 3 reti in 16 presenze prima di tornare dove è sempre stato bene. Ancora in Veneto, in laguna. Ciò che accade nella mia città mi sta a cuore, soprattutto lo sport”, disse nel 2016, quando vestiva la maglia dell’Alessandria.

“Bocagol” anche a Mantova: le sue reti per la salvezza

“Bocagol”; un nome valido anche a Mantova. 11 reti da gennaio in poi, 5 nelle ultime 4 e 3 di queste hanno portato 6 punti. Se al club biancorosso manca un solo punto per la salvezza diretta il merito è anche e soprattutto del suo bomber. Bocalon è arrivato dal Trento, dove aveva segnato 3 gol in 18 presenze. Una sorta di rinascita, di riscatto. “Sono un ragazzo che si basa tanto sulle emozioni e qui sono state molto positive fin dall’inizio. Non è stato difficile scegliere Mantova”, le sue parole al suo arrivo in biancorosso. Dichiarazioni al miele di un “ragazzino” di 34 anni che in silenzio si è messo a disposizione della squadra. Poche parole, tanti fatti. 11 timbri che oggi valgono (quasi) la salvezza del club. L’ennesima prova di forza. Di sicuro, non l’ultimo treno della sua carriera. Il “Doge” ha ancora voglia di stupire.

A cura di Manuele Nasca

Redazione

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