Ci sono partite che per essere raccontate meritano di essere vissute. Match per i quali è difficile trovare gli aggettivi. Perché valgono più di altre. Gare in cui i tifosi sono i primi protagonisti: i derby. Termine coniato per definire la gara ippica più importante dell’anno oggi è parte integrante del gergo calcistico. Strettamente legato al confronto tra due squadre della stessa città, ma usato in maniera inflazionata. Anche a Cesena non si discute. “Non c’è santo che tenga” – affermano in riva al Salvio. Il derby è solo uno: Bologna – Cesena. Emilia contro Romagna. Lambrusco contro Sangiovese. Piadina contro crescentina. Le Torri contro la Rocca. Il Reno e il Savio. Campanilismo? Solo in parte. Nel mezzo un pallone. Rivalità storica. Sanguigna. Questione di supremazia territoriale. Che trova nel calcio la sua massima espressione. Venerdì 11 agosto, dopo undici anni dall’ultima volta bianconeri e rossoblù si ritroveranno gli uni contro gli altri. Nella scenografia della Coppa Italia Frecciarossa. Il palcoscenico? Il nobile stadio Renato Dall’Ara.
Undici anni. Tanto devono aspettare i tifosi di Cesena e Bologna per tornare a vivere le emozioni della partita più sentita. Più attesa. Curve contraddistinte da un attaccamento alle proprie origini e alla loro identità che non viene mai a mancare. Dall’una e dall’altra parte. E quindi quel coro “Chi non salta un bolognese è” non smette mai di risuonare nelle domeniche di Serie C all’Orogel Stadium Dino Manuzzi. Nemmeno quando la sofferenza di vedere i rivali rossoblù in pianta stabile in Serie A diventa una triste abitudine. Ma ogni attesa è degna di essere ripagata. Ecco, dunque, che venerdì 11 agosto la mai sopita rivalità che scorre lungo la Via Emilia tornerà, di nuovo, a manifestarsi sul campo da calcio. Allo stadio Renato Dall’Ara sarà Bologna contro Cesena. Curva Mare, dalla quale accorreranno nel capoluogo in oltre 1.600, contro Curva Bulgarelli e Andrea Costa. Passione e racconti gli uni di fronte agli altri. Non una partita, ma “La Partita”. Dove le maiuscole, in Romagna, fanno la differenza. E forse anche in Emilia.
Questione di tradizione. Questione di colori. Di padri e figli. Emilia-Romagna, sintesi di popoli. Nel folclore e nella storia come nel calcio. A tavola come allo stadio. Sono tutti coinvolti, dai “cinni” ai “burdel”, nessuno escluso. Cornice di questo quadro sarà la Coppa Italia Frecciarossa. Dove i romagnoli arrivano grazie alla vittoria casalinga ai danni della Virtus Entella (QUI LA CRONACA DEL MATCH) dopo nove calci di rigore. Risultato e prestazione passano in secondo piano. L’euforia di poter tornare a giocare “Il Derby” contro il Bologna prende il sopravvento. L’unico obiettivo. E così sarà. Sarà l’occasione per tornare a vivere emozioni senza pari. Troppe volte soffocate. Inutile rimpiangere il passato. Conta solo il presente e si chiama Coppa Italia. La differenza di categoria? La tifoseria cesenate chiede non diventi un alibi. Perché a Bologna si va solo per vincere… e per saltare.
Bologna – Cesena. Una sfida che dura negli anni. Passano le stagioni, cambiano gli interpreti, le categorie e gli obiettivi, ma il fascino della gara rimane sempre costante. Anche nel caso della Coppa Italia Frecciarossa. Una partita che sulla carta appare scontata. Senza pretese. Di quelle che potrebbero chiudersi dopo mezz’ora del primo tempo. Ma la storia del calcio insegna altro. Si aprano gli almanacchi. Il primo incrocio tra emiliani e romagnoli risale al 1944 quando la Serie A ancora non esiste e prende il nome di Divisione Nazionale o Campionato di Alta Italia 1944. Si tratta di un torneo svolto nella Repubblica Sociale Italiana che assegna il titolo di Campione d’Italia. In quella competizione, che verrà dichiarata illegittima nel Regno d’Italia nel processo di disconoscimento di tutte le iniziative previste dalle autorità fasciste, Bologna e Cesena si affrontano quattro volte. Assoluta parità: 2 vittorie a testa. Da quel momento passeranno quasi trent’anni prima di assistere, di nuovo, ad un match tra rossoblù e bianconeri.
Nella decade degli anni Settanta la Coppa Italia li vede contrapposti quattro volte. Otto la Serie A se si considerano andata e ritorno. Tra queste ultime i tifosi bianconeri ricorderanno con grande soddisfazione il 3-0 del 1974 fra le mura dello stadio di casa. E’ il Cesena di Giampiero “Cecca” Ceccarelli. Un’istituzione. E quel capitano formato Nazionale: Pierluigi Cera che di partite “leggendarie” se ne intende. Ed è subito Italia – Germania 4 a 3. Gli indimenticati voli del “Bongo” Lamberto Boranga.
Dall’altra parte i nomi si sprecano. La storia di un calcio che si racconta da sola. Bulgarelli, Pecci e Savoldi. C’è poi un roboante 5 a 3 del 1976 sotto la Torre di Maratona. Balza alla memoria un rotondo 4-1 del 1984 sulle rive del Savio. In gol anche l’indimenticabile gigante austriaco Walter Schachner. Un nome innumerevoli gioie. Tra le fila rossoblù si segnala la presenza di Marco Ballotta a ricoprire il ruolo di terzo portiere e un diciottenne Roberto Mancini per il quale il futuro parlerà fin troppo chiaro. In panchina Tarciso Burgnich. 1989: pirotecnico 2-2 con doppietta di Massimo “Condor” Agostini.
Gli anni Novanta sono contraddistinti da un saliscendi di categoria. Si registrano un 1-0 per i bianconeri nel 1990 al Bologna di Franco Scoglio e un 3 a 2 sempre per il Cesena nel 1991. La nota di colore viene dalla porta bianconera. Tre nomi: Antonioli, Ballotta e Fontana. Incroci di calciomercato sull’autostrada A14. Dalla panchina tra un sigaro e un appunto le indicazioni con marcato accento toscano di un Marcello Lippi in rampa di lancio. La Serie B è il teatro della vittoria per 3 a 2 del Bologna nella stagione 1995-1996. Annata perfetta per i rossoblù che primeggiano la classifica per tutto l’anno e riconquistano la Serie A. Antonioli, De Marchi, Paramatti, Nervo, Doni e Ulivieri in panchina. Un Bologna “Amarcord”. Per rubare dalla Romagna.
L’ultima vittoria del Cesena nella Coppa Nazionale ai danni dei rivali emiliani risale al 2006. In gol uno dei giocatori più apprezzati e amati del nuovo secolo, nonostante il nome: Emiliano Salvetti. In quegli anni trafiggere Pagliuca è qualcosa di ineguagliabile per chi indossa la maglia del Cavalluccio. Stagioni 2010-2011 e 2011-2012 le ultime quattro sfide. Tutte nella massima serie. 1 vittoria per i rossoblù. Capitan Di Vaio e l’imponente incornata di Britos ammutoliscono un Manuzzi formato finale di Champions. Poi un pareggio. La noia vince, persino, la potenza e la precisione del sinistro di Alessandro Diamanti da una parte e gli strappi fulminei dell’argentino ex Fiorentina Mario Santana dall’altra.
E sei punti conquistati dal Cesena. Tutti in trasferta. Un inconsapevole Giaccherini zittisce la Curva alla quale, di lì a poco, avrebbe regalato assist e gol che varranno il record di 51 punti in classifica. Il cesenate adottato “Mimmo” Malonga chiude la pratica. Pasqua amara per il popolo rossoblù. Nel campionato seguente ci penserà l’assolo di Marco Parolo a pietrificare le curve Costa e Bulgarelli. L’ex Lazio fa partire un bolide da quaranta metri dove Gillet non arriverà nemmeno con l’immaginazione. Forse l’unica soddisfazione per i romagnoli in una stagione sotto le aspettative che li condannerà alla retrocessione in Serie B. Questa l’ultima del Cesena sul prato del Renato Dall’Ara. Oggi cos’avrà in serbo la storia? Quali saranno le sfumature dell’Emilia-Romagna all’indomani della gara di Coppa Italia? Come sempre parola all’artista: il campo. Bologna-Cesena: una sfida da raccontare. “Il Derby“.
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