“In Italia il talento c’è, bisogna crederci”. Parole forti e che vanno in una sola direzione. Daniele Corazza, responsabile del settore giovanile del Bologna dal 2013 ma nell’organigramma rossoblù sin dal 2004 quando ricopriva lo stesso ruolo ma della scuola calcio, ha un’idea ben precisa su come far crescere i giovani.
Negli anni la società ha lavorato al meglio e ha mandato tanti ragazzi a giocare anche nelle categorie minori. Uscire dal campionato Primavera ed essere pronti per il calcio dei grandi non è mai semplice ed ecco che la gavetta diventa fondamentale, soprattutto in Serie C: “E’ un campionato molto importante e formativo”.
La Serie C è il palcoscenico dei giovani. Con Ghirelli prima e ora con Marani, la direzione è quella di far sì che la Lega sia un bacino importante per la crescita del talento. E’ d’accordo lo stesso Corazza: “I giovani trovano spazio, anche se potrebbero trovarne di più. Ci sono ragazzi che sono cresciuti da inizio anno e ora sono pronti per il salto di categoria. E’ la dimensione giusta per i ragazzi che non sono pronti per la A o la B”. Il problema, però, è un altro: “Si guarda tanto ai risultati e questo è il nemico numero uno del talento“.
Non tutte le piazze guardano a questo e alcune riescono a far crescere diversi giovani. Fondamentale è anche l’attività di Scouting: “La Serie C è un campionato che va seguito perché si trova sempre qualcosa”. In estate il Bologna ha preso Angeli dall’Imolese: “Potevamo prenderlo già a gennaio. Lui, nonostante la giovane età, è un veterano della categoria e a Renate si sta confermando”. Non è l’unico sotto osservazione.
“In Serie C abbiamo circa una quindicina di ragazzi”. Quali? “Mi viene in mente anche Khailoti a Novara, 2001 di nostra proprietà. Tra i giocatori interessanti ci sono anche Annan o Agyemang, entrambi all’Imolese. Ruffo Luci è un altro giocatore importante. I suoi infortuni lo hanno bloccato nel suo momento migliore e quando si allenava spesso con la prima squadra”.
Da Bologna a patrimonio della C: “Stanzani, Mazza e Pietrelli sono altri tre ragazzi che sono passati da noi e che in C stanno facendo molto bene”. Poi lo sguardo va anche verso altre piazze: “Shpendi del Cesena sta trovando grande continuità ed è ormai sulla bocca di tutti”. L’analisi e l’osservazione attenta di chi, da tanti anni, lavora proprio sulla crescita dei giovani. Valori da portare avanti e idee, come quella delle seconde squadre da far diventare un punto forte anche in Italia.
In Italia soltanto la Juventus ha aderito, ormai cinque anni fa alla creazione di una seconda squadra per poter permettere ai giovani un passaggio intermedio tra Primavera e professionismo. Ma perché solo i bianconeri? “I costi sono il problema principale e la reale preoccupazione dei club. Il vantaggio c’è. Perché puoi valutare i giovani più da vicino e capire i margini di crescita che un ragazzo potrebbe avere. E’ uno dei temi più discussi tra noi responsabili, perché troppi pochi giocatori riescono ad andare direttamente nelle prime squadre”.
L’dea di Corazza è chiara: “Io sono favorevole, ma poi bisogna farne un discorso più dirigenziale che tecnico“. La Juve sta raccogliendo i suoi frutti: “Stanno avendo risultati. La crescita all’interno del club credo sia la strada migliore”.
Un viaggio tra i giovani con Daniele Corazza. La Serie C è un bacino importante per la crescita del talento e “In Italia il talento c’è, bisogna crederci”. A Bologna l’obiettivo è chiaro.
A cura di Simone Brianti
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Foto copertina: credits: Schicchi – Bologna FC
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