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Il coraggio delle idee, Botturi: “Uomini, umiltà e divertimento, ecco il Mantova”

botturi mantova

Credit: Mantova 1911

Penso che nella vita quando uno ha delle idee e vuole fare qualcosa di diverso non deve aver paura e deve portarle avanti, altrimenti si corre il rischio di snaturarsi”. Credere nel coraggio delle idee. Tono deciso, ma tranquillo. Nelle trame della voce del ds del Mantova Christian Botturi (con)vivono la consapevolezza data dal percorso fatto e la prospettiva degli orizzonti verso cui è volto lo sguardo. Questo è il racconto di una storia di una rinascita, quella del Mantova, attraverso le parole, gli occhi e, soprattutto, le idee di uno dei suoi artefici. Anche se a lui non interessa essere celebrato: “Non devo insegnare niente a nessuno”. Parlare con Botturi è un’esperienza (termine non casuale) che richiede impegno. Un impegno “intellettuale” ed emotivo che ti porta ad andare oltre. Un viaggio che tocca temi e valori. L’importanza della diversità, l’umiltà, il lavoro e la ricerca dell’equilibrio, fino ai due concetti più profondi: l’anima di una persona e le idee.

Un viaggio che consente di comprendere i motivi e i significati della crescita del Mantova. Una realtà che è ripartita da zero. Rinata dalle ceneri di una retrocessione e costruita su nuovi valori e, soprattutto, sulla scelta degli uomini. Un club che non è interessato alla classifica e ai “soli” risultati: “Conta l’orgoglio di rappresentare un club importante, una città con una tradizione calcistica, un gruppo fantastico”. A Mantova si guarda al percorso e alla coerenza del cammino. La storia di una rinascita, parola a Christian Botturi.

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Credit: Mantova 1911

Uomini

Un gruppo di uomini. Un gruppo di persone scelte prima per il loro spessore umano e poi come calciatori”. Un concetto che ricorre con consapevole frequenza nel racconto di Botturi. “Da lì è nata un’alchimia che sta creando qualcosa di bello, che prescinde dai soli risultati sportivi. Io mi alzo la mattina e sono felice di andare al campo per rappresentare questo gruppo e questo club”. La convinzione che la ricostruzione di una società dovesse partire dalle scelte delle persone che l’avrebbero rappresentata. Lo spessore umano, poi il resto. Ed è in tale direzione che si è posta la decisione di sposare il progetto del Mantova. Un luogo in cui poter essere sé stesso “senza snaturarsi, seguendo le mie idee e la mia voglia di diversità”.

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Credit: Mantova 1911

Ricostruire

Ripartire… da un pennello. “Il miglior simbolo per rappresentare la ristrutturazione organizzativa e tecnica. Chiesi a Piccoli di portarlo al nostro incontro. E l’ha portato veramente”. Un pennello che “custodisco a casa come una reliquia. Di cosa parlammo? Non di calcio, bensì di strutture e organizzazione generale per far rinascere il Mantova. Ho trovato un presidente che è un padre di famiglia, che dà tutto sé stesso per questo club”. Da quell’incontro tra Piccoli e Botturi è nato il Mantova: “Siamo partiti senza sapere la categoria che avremmo fatto e con un aspetto tecnico azzerato, senza calciatori e allenatore. Si è voluto andare a creare un sistema fondato sulla sostenibilità, sull’economicità e dando vita a un intelligente mix tra giovani e figure di esperienza”.

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Credit: Mantova 1911

Idee

E poi la scelta dell’allenatore con il nome di Davide Possanzini: “Questa è la sua prima vera esperienza. Anche se ha un background importante, visto il suo passato con De Zerbi”. Una scelta coerente con il principio fondatore del nuovo Mantova: ripartire e ricostruire con e dalla idee. “La decisione di Possanzini nasce dalla voglia di ristrutturare. Volevo portare qualcosa che non fosse conosciuto e già consolidato. La mia idea era proporre qualcuno che portasse una diversità”. Qualcosa oltre, qualcosa d’altro. “Ho iniziato lo scorso anno ad andare a spiare degli allenamenti di vari allenatori, tra cui quelli di Possanzini. In lui ho riconosciuto quella diversità che cercavo. È stato scelto per le sue qualità tecniche, ma ancora prima perché è un uomo. È una persona vera difficile da trovare nel calcio”. La ricerca delle persone come coordinata del percorso del Mantova e di Botturi.

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Credit: Mantova 1911

Anima

Ora per valutare i giocatori si parla di dati, numeri, risultati. Ma a me piacerebbe poterlo fare misurando un parametro in loro: la temperatura sanguigna e l’anima”. Scegliere dei calciatori toccando “i parametri della loro anima. È lì il lavoro di un direttore sportivo. La questione non è scegliere, ma è chi scegli”. Una rosa rivoluzionata in estate, un’alchimia creata nel tempo. Semplicità, umiltà e una ritrovata serenità. Una consapevolezza delle proprie idee e dei propri valori. Il coraggio di crederci, senza pensare ad altro: “Non dobbiamo perdere i nostri concetti. Entriamo in campo per divertirci, quello che succederà succederà. La classifica la lasciamo guardare agli altri”.
Continuare il percorso senza tradire i principi fin qui coltivati: “L’andata è stata un percorso che ci ha portato al campo base. Il ritorno lo concepiamo come una continua scalata. Non vogliamo snaturarci, né dal punto di vista empatico tra di noi e dal punto di vista concettuale”.

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Credit: Mantova 1911

Percorso

Una figura che va oltre l’essere un “solo” direttore. Chi lo conosce lo racconta come un uomo che vuole organizzare al meglio ogni dettaglio per far rendere al massimo l’ambiente:Io non sono mai contento di quello che faccio. Vengo da una terra, quella di Brescia, che vuole lavorare e produrre. Io quando sposo una causa non do solo il 100%, do me stesso. Quando uno dà sé stesso mette in gioco la sua credibilità per il bene della squadra. Poi nella vita bisogna dare e ricevere, ci deve essere equilibrio”. Valori coltivati nel percorso.

Un percorso partito da Montichiari e passato per l’estero: “In Brasile per un progetto di scouting e in India per portare il calcio nelle scuole. Mi hanno dato la possibilità di ampliare la mia poliedricità. Hanno aumentato il mio bagaglio umano e tecnico”. L’importanza delle esperienze. Lumezzane, Mantova, l’Inter e il Brescia, fino alla Pro Sesto, il prossimo avversario: “Una tappa importante del mio percorso. Mi ha accolto e mi ha dato l’opportunità di liberare i miei istinti lavorativi e umani. Ho trovato delle ottime persone, dal presidente al magazziniere. Abbiamo fatto la storia della società”. E da Sesto l’ha seguito “Vincenzo Talluto, un mio stretto collaboratore dal grande spessore umano proveniente dal mondo dei dilettanti”.

Il viaggio è arrivato a Mantova. Un viaggio che ha toccato e attraversato i valori che ne hanno segnato il cammino. Dei punti tra loro legati, come in un cerchio. Come l’Enso, il simbolo circolare buddista che non ha una definitiva chiusura. Perché è tutto percorso. Un invito alla profondità e alle idee. L’invito di Christian Botturi e del suo Mantova.