Piero Braglia ha ancora voglia di vincere. Il Gubbio è la sua nuova sfida, l’occasione per riscattarsi e provare a centrare un obiettivo dichiarato il 9 giugno 2021. Allora, Braglia era alla guida dell’Avellino e dopo l’eliminazione in semifinale playoff contro il Padova spiegò: “Voglio fare almeno altri 2 anni e spero di fare ancora meglio”. In sintesi, conquistare la sua quinta promozione in Serie B e la settima in carriera da allenatore tra i professionisti. La prima fu dalla Serie C2 alla Serie C1 con il Montevarchi nella stagione 1994/1995. Di tempo, da allora, ne è passato. Ma a 67 anni Braglia ha lo stesso entusiasmo. Il desiderio di dimostrare di essere all’altezza del suo curriculum.
Attilio Tesser, che come lui l’Avellino lo ha diretto dalla panchina, si è preso lo scettro di allenatore ad aver vinto più campionati di Serie C (4). Piero Braglia è il re dei playoff. Chiedere a Catanzaro e Pisa dove sono rimaste impresse nella memoria le cavalcate trionfali nel 2003/2004 e 2006/2007. Un’altra traccia indelebile Braglia l’ha lasciata a Castellammare di Stabia dove ha brindato alla B, che era un miraggio da quasi 60 anni. Nel 2010/2011 diventò realtà come la Coppa di categoria. Dulcis in fundo il Cosenza 2017/2018. Calabresi in B contro ogni pronostico partendo dal quinto posto in classifica. Ma il calcio come la vita, si sa, è fatto di gioie e dolori.
Sportivamente parlando i più recenti dolori Braglia li ha provati ad Avellino. Lo scorso 16 febbraio fu sollevato dall’incarico dopo la sconfitta sul campo della Virtus Francavilla con la squadra al terzo posto in classifica. Un esonero mal digerito perché la squadra era dove Braglia aveva sempre ribadito di attendersi che fosse: “Nei primi 3 posti”. Risposta fornita senza indugi e in più di una circostanza, anche a costo di abbassare l’asticella del presidente Angelo Antonio D’Agostino, desideroso di vincere il campionato vedendo fruttare gli investimenti e dopo aver avallato gli acquisti del direttore sportivo Salvatore Di Somma, pure lui esonerato.
“Basta polemiche, bisogna essere realisti, siamo da due anni lassù” aveva sbottato poche settimane prima della sua esperienza in Irpinia. Peggio Braglia ci era rimasto solo quando era finita, anzitempo, la sua avventura a Cosenza e ad Avellino si era presentato proprio con la voglia di cancellare quella parentesi: “Mi girano ancora le scatole, sono convinto che ci saremmo salvati”. Perché per Braglia allenare è una questione personale e vincere è una missione. Il Gubbio del presidente Sauro Notari gli ha dato i 2 anni che voleva. Il direttore sportivo Davide Mignemi un’altra occasione. Da cogliere con lo spirito di chi sa che conta solo il risultato e in conferenza stampa è capace di sintetizzare così il concetto dopo una vittoria: “Giochiamo male, chi se ne frega” .
A cura di Marco Festa
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