Cristian Bucchi ieri faceva l’attaccante e segnava con le maglie di Perugia, Modena e Napoli. Oggi fa l’allenatore, ha assaggiato la Serie A con Pescara e Sassuolo e la Serie B con Benevento e Empoli. Il presente dice Triestina e settimo posto nel girone A di Serie C con 20 punti in 14 partite.
Mister Bucchi ha cominciato la sua carriera da allenatore nelle giovanili del Pescara subito dopo aver smesso di giocare a calcio. Eusebio Di Francesco è stato essenziale nell’inizio della sua carriera da allenatore: “All’epoca il mio fisico non rispondeva più ai comandi, così pensai fosse arrivato il momento di ritirarmi. A fine stagione ero indeciso su cosa fare, poi ho ricevuto la chiamata del presidente del Pescara che mi chiese se volessi cominciare la carriera d’allenatore. Sentii che quella era la strada giusta”. Nel 2013 l’esordio in serie A: “Ho cominciato con i ragazzi, poi la prima squadra stava andando male e la retrocessione era scontata. Il presidente mi chiese di accompagnare i ragazzi fino a fine stagione. L’ho fatto con grande onore e riconoscenza verso chi mi aveva dato l’opportunità di cominciare questa carriera”.
Cristian Bucchi in questi anni ha allenato parecchie squadre, ma il suo cuore è legato particolarmente al Perugia: “Al di là della stagione 2016/2017 che è stata bellissima sia a livello personale che di squadra, mi sento proprio di appartenere a quella piazza. La mia carriera sia da calciatore che da allenatore è passata sempre da lì. A Perugia ho fatto l’esordio in Serie A da calciatore e poi da lì e iniziato il mio percorso. Sempre lì ho fatto l’esordio da allenatore in serie B e si può dire che da quel momento sia iniziato un nuovo ciclo”.
In questa stagione la firma con la Triestina: “Mi ha convinto quello che non trovavo negli ultimi anni da nessuna parte, cioè i valori e l’amicizia. Mi ha chiamato Mauro Milanese che è un bravissimo direttore ma soprattutto un caro amico. Con lui ho giocato sia a Perugia che ad Ancona. Quest’estate mi ha detto di andare a Trieste e di lottare insieme, non ho visto assolutamente la categoria ma ho pensato ai valori che hanno sempre contraddistinto le mie scelte anche quando facevo il calciatore. Il calcio ormai è diventato solo tecnica e tattica, ma per me conta molto di più l’aspetto emozionale. Sono convinto di aver fatto un ottima scelta e ne sono tutt’ora orgoglioso”.
L’allenatore romano in stagione è passato dal 3-5-2 al 3-4-3 e poi al 4-4-2 mentre nelle esperienze precedenti di solito prediligeva il 4-2-3-1: “I cambi sono stati dovuti spesso dalla conoscenza di questa squadra – spiega – ad inizio estate siamo partiti con l’idea di preparare il ritiro per giocare con il 4-2-3-1. A fine mercato sono arrivati giocatori importanti come Crini, Trotta, Negro che erano ai margini della rosa nelle loro squadre, e quindi erano senza allenamento e senza ritmo partita. La sfida vera è stata inserire un gruppo di giocatori nuovi in un altro gruppo che aveva lavorato tutta l’estate. Ora l’obiettivo è arrivare a trovare un’identità definitiva su cui costruire la squadra anche per il futuro. Dal punto di vista dell’abnegazione, della disponibilità e della duttilità questo gruppo è eccezionale. Dobbiamo solo trovare la continuità nel gol e nei risultati”.
Bucchi ha giocato in grandi club, uno su tutti il Napoli di Reja con cui ottenne la promozione in A: “Pensare che quello stadio lì è stato testimone di imprese di calciatori come Maradona, Careca e Giordano credo sia uno stimolo incredibile per qualsiasi calciatore. Napoli vive tutto a cento all’ora, lì o è tutto bianco o è tutto nero, ma questo fa parte del pacchetto. Queste esperienze ti appagano in tutto e per tutto”. Sempre restando nell’orbita Napoli, nella stagione 2006/2007 Bucchi ha giocato una partita storica per il Napoli di Reja che in un rocambolesco 3-3 al San Paolo eliminò la Juventus dalla Coppa Italia: “La pressione che c’era per quella gara era tantissima. Arrivati allo stadio ricordo che era stracolmo. Fu una partita spettacolare in cui ho realizzato un gol e due assist e che vincemmo ai rigori. Ricordo che alla fine della partita facemmo il giro del campo cantando tutti insieme ‘O surdato ‘nnammurato”.
Mister Bucchi ha poi parlato di come ama trascorrere il tempo libero: “Il mio hobby e la mia passione sono la famiglia e i figli. Allenando togli tanto tempo a entrambi. Mi piace accompagnarli a scuola o dagli amici, andare a cena con loro. Passare del tempo con la mia famiglia per me è un toccasana pazzesco ogni volta che sono con loro faccio il carico di energia. Lascio poco spazio a tennis e al paddle e cerco di concentrarmi sulle persone che per me sono importanti”.
A cura di Gennaro Zaccaria
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