I profili della natura sullo sfondo si fanno sempre più nitidi. Un kilometro alla volta e si arriva a Lecco. Un ponte per entrare nel centro, abbracciato dal Lago e dalle montagne alle sue spalle. Un caffè da bere tra i tavolini della piazza. Ma ora è tempo di andare. Pochi minuti e si arriva nell’inconfondibile scenario del “Rigamonti Ceppi”. Il sole inizia a scendere, i monti riflettono i colori del tramonto. In lontananza, sembrano riecheggiare i cori dei tifosi blucelesti. “Allora, tutto bene?”. È Nicolò Buso. Un accento veneto, inconfondibile, che è segno delle sue radici. Un sorriso che sa di gioventù apre la chiacchierata. Il classe 2000 è un ragazzo semplice ed estroverso, capace di trasmettere entusiasmo e voglia, come in campo. “Senza un fuoco dentro è inutile giocare. Garra e fame, il resto conta poco”.
Il numero 99 di Foschi è uno dei protagonisti della grande stagione del Lecco, primo in classifica con FeralpiSalò e Pro Sesto. Riferimento per personalità e determinazione. Direttrici del suo percorso. Il lavoro e il sacrificio come compagni di viaggio per raggiungere gli obiettivi, senza paura di fare di fare un passo indietro se utile al suo cammino. Perché ogni conquista ha il suo tempo. Un passo alla volta. Una accelerazione alla volta. E Nicolò sta già rincorrendo la prossima. “Vai, partiamo”. A ritmo di Buso, il moto perpetuo del Lecco.
Nicolò ci nasce con il pallone tra i piedi: “Ho iniziato a 4 anni a Paese. A 16 anni la prima esperienza lontano da casa a Cesena. Tre stagioni bellissime”. Poi il fallimento del club: “Era nell’aria. Ho avuto diverse offerte, scelsi la Roma”. L’approdo nella capitale: “Un mondo diverso. Non ti fanno mancare niente, devi pensare solo al campo”. Gli allenamenti fatti con la prima squadra: “Impari tanto. Ricordo De Rossi: 36 anni ed era il primo a dare l’esempio”. Le parole dei campioni: “Mi aiutavano molto. Dzeko ed El Shaarawy mi hanno dato tanti consigli”. A bordocampo, Francesco Totti: “Non era molto considerato dalla società dell’epoca. Vederlo lì un’emozione incredibile”. Sei mesi di Primavera con Alberto De Rossi, poi il prestito al Venezia. Il ritorno in giallorosso: “In estate mi sono allenato con i giocatori che dovevano partire. C’è stata la possibilità di andare all’Entella come fuoriquota. Salivo spesso con la prima squadra e feci tre panchine in B”. Una stagione interrotta dal Covid e la decisione della società di non rinnovare il contratto: “Sono rimasto un po’ sorpreso davanti alla notizia del direttore. Stavo facendo bene ed ero ben visto dai grandi della prima squadra”. Nicolò è senza squadra.
In campo come fuori, la vita di Nicolò è stata una continua ripartenza. Un’accelerazione per conquistarsi ogni metro. Niente paura, l’opportunità la si crea. Arrivano offerte dalla C, ma la decisione è quella di scendere in Serie D a Sestri Levante. Una scelta voluta e ragionata: “L’obiettivo era quello di fare bene per conquistarmi il professionismo. I fatti mi hanno dato ragione”. 16 gol e 8 assist: “Smaltita l’iniziale delusione per l’addio all’Entella, la voglia era quella di dimostrare che si erano sbagliati. Mi son detto: ‘Non me ne importa, faccio vedere chi sono’”. Determinazione e mentalità come coordinate di un percorso che Nicolò si è voluto costruire: “Ho iniziato con la testa giusta. Un’esperienza importante. Ti forma più la D che la Primavera. Prima conosci il mondo dei grandi e meglio è”. E Nicolò lo dimostra fin da subito: “Alla prima partita segnai subito e vittoria per 1-0”. Un anno di crescita: “Un ambiente in cui sono riuscito a esprimere il mio potenziale”.
La Baia del silenzio e il mare ricordi piacevoli nella memoria: “Sono stato bene”. Consapevolezza e maturità di un ragazzo capace di compiere un passo indietro perché necessario al suo percorso. Un futuro da prendere con gradualità. Ogni passo ha il suo tempo. Momenti di calma alternati ad altri di accelerazione, come in una partita. L’importante è non fermarsi. Moto perpetuo.
Un inizio non semplice: “A Sestri avevo finito con un infortunio. Sono arrivato a Lecco un po’ scarico e ho fatto fatica. Giustamente ho trovato poco spazio”. A gennaio la svolta: “C’era la possibilità di cambiare per trovare più spazio, ma ho deciso di rimanere. Ho iniziato a entrare in forma e ho sempre giocato”. Nel ritorno contro il Fiorenzuola il primo gol: “Noi attaccanti viviamo per quello. Venivo da mesi in cui avevo fatto male, quella rete è stata una liberazione”. Stop, tunnel, tiro a giro: “Sono corso sotto la curva”. Un legame speciale con Masini: “Un giocatore di un’altra categoria. Una follia che sia ancora in C, è troppo forte”. In estate la decisione di rinnovare: “Quest’anno ho trovato più continuità. Siamo un grande gruppo in cui tutti si sentono importanti, c’è sintonia. Questo spiega la grande stagione che stiamo facendo. Puoi prendere giocatori forti, ma se non si è uniti è tutto inutile”.
E in questo ambiente Nicolò sta bene. Lo dimostrano le prestazioni. Lo dicono i 5 gol realizzati: “Riesco a esprimermi al meglio. La rete con il Vicenza quella più bella”. La prima è arrivata a Novara: “Con una dedica speciale a Eusepi”. La classifica dice primo posto, insieme a FeralpiSalò e Pro Sesto: “Se iniziamo a fare risultati anche in trasferta possiamo sognare. I nostri tifosi sono diversi. In casa siamo un’altra squadra, andiamo a tremila”. Una promessa in caso di vittoria del campionato: “Una pazzia, ci devo pensare”.
Un rapporto profondo quello di Nicolò Buso con la città e la piazza di Lecco. Forse perché in comune hanno tanto. Animati dagli stessi sentimenti e valori. In campo il numero 99 rispecchia l’anima bluceleste. Fame, passione, garra: “In campo sono un’altra persona. Per me il calcio è vita. Se vuoi fare questo mestiere devi avere il fuoco dentro, non ci sono alternative”. E lo si vede quando gioca. Per come pressa, per la cattiveria e la concentrazione, per le esultanze correndo sotto la curva. Passione. L’idolo a cui guardare? Zero dubbi: “Del Piero, anche se come giocatore sono un po’ diverso. Assomiglio più a Bojan”. Calcio seguito anche nel tempo libero: “Mi piace seguire anche le altre partite e informarmi sui giocatori e sulle diverse squadre”. Gli ultimi momenti della chiacchierata si spostano qualche metro più in là, sul terrazzo che dà sul Rigamonti Ceppi. La luce del tramonto si affaccia delicata e silenziosa. Il cielo inizia a tingersi di rosso. Rosso come quel fuoco che anima Nicolò Buso: “Non ho rimpianti se mi guardo indietro. È normale vivere alti e bassi, ma dove sono arrivato lo devo al mio passato. Il sogno è raggiungere la Serie A”. Un passo alla volta.
Rispettare il tempo e i suoi spazi. Maturità e spensieratezza, Buso continua a correre con il Lecco. “Sempre con il fuoco dentro“, Nicolò non conosce altro modo.
A cura di Nicolò Franceschin
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