Un senso di malinconia e paura ti pervade. Ricordi e immagini riempiono i pensieri. I pensieri di chi al calcio si è legato per sempre. Di chi ne ha fatto un lavoro, un motivo di vita, un compagno quotidiano. Gli anni passano. Allenamenti, partite, delusioni e soddisfazioni. Prima non ci pensi, poi si avvicina. Il momento di dire basta. Il giorno dell’addio. Dire addio è difficile. Implica incertezza. Comprendere quando è giusto farlo. Rispondere alle domande che ci si pone. La sfocata indeterminatezza che colora il futuro. Comporta un mai più e una insicurezza nel decifrare quello che sarà. Una vita con quel pallone. Dal saluto di Totti che ha commosso il mondo alle parole di Ibrahimovic, fino a un addio diverso, quello di Spanò. Dire addio, sì. Ma quando?
“Provo un po’ di panico di fronte alla prospettiva di smettere di giocare“. Parola di Zlatan Ibrahimovic. “Di sicuro continuerò a giocare il più a lungo possibile – disse Ibra mesi fa dal ritiro svedese -, ma stando bene in campo, senza soffrire, finché riuscirò a ottenere risultati. Quando smetterò, non voglio avere pentimenti. Per questo voglio massimizzare la mia carriera. Non so cosa succederà dopo, ma come ho scritto nel mio libro ho un po’ di paura. L’adrenalina che sento addosso non la proverò mai più. Da 20-25 anni siamo programmati per svegliarci, prepararci per l’allenamento, allenarci, tornare a casa e riposare. Un giorno, al risveglio, tutto questo non ci sarà più. Sarà un bell’impatto“.
Riflessioni e dubbi. Come quelli che, forse, sono presenti nella testa e nella mente di Cristiano Ronaldo. Le polemiche e la decisione di lasciare lo United. La prossima destinazione? L’Al-Nassr. Una scelta che sa, in qualche modo, di addio. Addio al grande calcio. “Io dico sempre che per noi è dura smettere, accettare, come è successo per ognuno di noi, la fine. Non sai mai cosa ti aspetta dopo e sai che quello che stai facendo ti dà delle emozioni difficilmente ripercorribili. Non so cosa passa per la sua testa, non è facile la sua gestione per un allenatore. A me per fortuna mi hanno fatto smettere, sarei andato avanti a 39 anni, ma certi giocatori meritano di finire a dei grandissimi livelli“. Il commento di Filippo Inzaghi, ospite a SkySport, sulla situazione del portoghese. Ora Cristiano un primo addio l’ha detto. All’Europa e ai campionati che lo hanno visto protagonista assoluto per anni. Per dirlo al calcio è ancora presto.
“Le emozioni sono tante e non sono facili da scrivere, ma oggi finisce la mia carriera da calciatore”. Dal Mondiale alla Serie C. Protagonista è Riccardo Colombo, ex capitano e bandiera della Pro Patria. “Grazie calcio, che sei più di uno sport, sei un modo di pensare, un modo di vivere! Sei stato il riferimento costante per me, ma non è un addio perché in un modo o in un altro sarai parte della mia vita”. Promessa mantenuta. I colori sono sempre quelli della Pro Patria. Questa volta il ruolo è, anche se parzialmente, fuori dal campo: nello staff tecnico della Prima Squadra. Valori e storia al servizio dei suoi ex compagni.
Luogo di storie, la Serie C. Una su tutte, in tema di addii al calcio. Non è una questione di età, questa volta. Di progetti di vita, piuttosto. È la vita di Alessandro Spanò. Era il luglio del 2020. Reggio Emilia esulta. La Reggiana ha vinto i playoff di Serie C. Bari eliminato e il sogno della B che si concretizza. Capitano e simbolo, proprio Alessandro. La settimana dopo l’annuncio. Spanò si ritira a 26 anni. “Il mio destino è compiuto. Ho ottenuto una borsa di studio in una business school internazionale, il mondo è lì fuori che mi aspetta e io sono pronto a cominciare un nuovo capitolo di questo gioco infinito che è la vita”. Una scelta diversa. Prospettive diverse. Un arrivederci diverso per un futuro che, per questa volta, era ben chiaro. Ciao calcio, ti saluto.
A cura di Nicolò Franceschin
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