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Camará, dall’Avellino all’accademia di calcio in Guinea-Bissau

Idrissa Camará, dalla Serie B con l’Avellino al ruolo di presidente dell’Academia Juzepe Football School in Guinea-Bissau. L’attaccante ha pensato la suo futuro ripartendo dal suo passato. E dalla sua terra. Letteralmente. Quella arida, che rende i campi polverosi. Quei campi senza un filo d’erba, ma che bastano e avanzano ai ragazzi per esprimere il proprio amore per il calcio. Il resto lo fa l’immaginazione. In fondo non serve altro che la passione per il gioco per fingere di essere Sadio Mané, Victor Osimhen o Kalidou Koulibaly. Sognare è gratis. Basta chiudere gli occhi per pensarsi nel futuro come i prossimi campioni africani, come simboli di un popolo e di un continente. Lo sa bene Idrissa Camará, che non fa parte dei top player già citati, ma che ha regalato alla sua comunità un progetto da condividere nel presente, ancor prima di una possibilità per sperare.

Idrissa Camará mentre ripiana delle buche su un campo da calcio dopo un temporale estivo in Guinea-Bissau

Camará, pala e blocchi in mano per i campi da gioco

L’Academia Juzepe Football School di Idrissa Camará è un’associazione sportiva senza scopo di lucro. L’obiettivo per cui è stata fondata è promuovere iniziative e mettere a disposizione mezzi e strutture per giocare a calcio incentivando la qualità della vita sociale e psicofisica di giovani e bambini. Neppure la pandemia ha fatto desistere Camará che, con l’aiuto della sua gente e sostenuto dalle donazioni principalmente per il reperimento di materiale tecnico, ha messo in piedi due poli operativi nella città di Cacheu e uno a Bissau nel Bairro Militar (il distretto militare).

A seconda della fascia di età (dai 7 ai 20 anni) si entra a far parte delle categorie Neonato, Principiante, Junior e Gioventù. Ma il calcio non ha genere e nell’Accademia di Camará c’è spazio anche per una squadra femminile. E dimenticate il ruolo di presidente come lo intendiamo noi, nel calcio italiano, europeo o in generale. Perché Camará, che nella sua Guinea-Bissau è una sorta di star e che con la nazionale si è tolto pure la soddisfazione di giocare nella Coppa d’Africa 2017 in Gabon, è il primo a rimboccarsi le maniche. Badile alla mano, per far drenare il terreno allagato e riempire le buche. Tutto, sempre, col sorriso sulle labbra mentre ci sono anche bambini che si improvvisano giornalisti sportivi. A cui basta un bastone per fingere che sia un microfono e raccogliere un’intervista tra una fatica e l’altra.

Camará, il legame con l’agente Accardi: il figlio chiamato Peppino in suo onore

Dopo le esperienze in Senegal con il Lusitana, in Portogallo con lo Chaves e in Belgio con il CS Visé, nel 2014 Camará arrivò Italia accasandosi in Serie D alla Correggese. A sostenerlo l’agente Giuseppe Accardi, diventato una sorta di secondo padre al punto che Idrissa ha deciso di chiamare il suo primogenito Peppino. Insomma, un nome non particolarmente gettonato in Guinea-Bissau. Un legame famigliare testimoniato anche dall’aiuto che Naomi, figlia di Giuseppe Accardi, ha garantito a Camará per l’organizzazione e lo sviluppo delle attività dell’accademia.

Due anni in Emilia prima della grande chance con l’Avellino di Mimmo Toscano e Walter Novellino. Il 2 ottobre 2016 l’esordio in Cadetteria contro la Pro Vercelli. Primo pallone toccato, botta terrificante, traversa. La prima di 25 presenze in biancoverde, per lo più spezzoni di partita. Alla prima giornata della stagione 2017/2018 si tolse pure lo sfizio di offrire l’assist a Luigi Castaldo per il gol vittoria alla prima giornata di campionato al Partenio contro il Brescia. Non fu un percorso esaltante, ma non serve far gol per lasciare una traccia a livello umano. Salutò l’Avellino nel 2018 passando al Varese. A seguire Agropoli, Luparense, Vigasio e un inframezzo al Giugliano. Ora attende di tornare in Italia per una nuova avventura.

Ardemagni amico vero. Risate, gag e quel “Che ce frega de Weah noi c’avemo Camará” in diretta tv

Nel biennio ad Avellino, Camará ha legato con tutti. Toscano in conferenza stampa ne elogiava lo spirito positivo spiegando che: “Gente così fa solo bene in uno spogliatoio”. I compagni lo adoravano, ma su tutti, più di tutti, Matteo Ardemagni. Quell’Ardemagni che nel corso di una trasmissione sportiva spiazzò conduttori e ospiti inviando un audio su WhatsApp in cui, dopo aver salutato il compagno di squadra, intonò un “Che ce frega de Weah, noi c’avemo Camará. Sei un lupacchiotto”. Ne seguì una risata stile Eddie Murphy del compagno di squadra. Impossibile da fermare. Amici veri Camará e Ardemagni, che in allenamento non perdeva occasione per non dargli tregua tra getti d’acqua dalla borraccia o presa da wrestling. D’altronde come non affezionarsi a uno come Idrissa Camará, calciatore e ora anche presidente.

A cura di Marco Festa

Redazione

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