“Alla sua età di così forte ho visto solo Neymar”. Queste le parole, probabilmente dette in spagnolo, che Zinédine Zidane utilizzò per descrivere un giovane ragazzo italiano in prova al Real. “A 12 anni ho fatto il provino con i blancos. Mi avevano preso, però per dei problemi legati all’età il mio trasferimento non si concretizzò”, ci racconta Gabriele Capanni, attaccante classe 2000 del Rimini. Poco male, arriva il Milan qualche mese dopo: “Mi hanno fatto sentire importante”. Un talento da predestinato e le aspettative legate al suo nome: “Non mi sono mai pesate”. La tournée con la prima squadra rossonera “l’emozione più grande”. Poi le esperienze tra i grandi con una “compagna di viaggio”: la pubalgia. “Mi ha condizionato molto, mi sono dovuto operare”. Ora, dopo anni non semplici, il presente si chiama Rimini: “Qui voglio rilanciarmi e di dimostrare il mio valore”. Rivalsa, orgoglio e… fantasia. Tra un dribbling e una finta, la storia di Gabriele Capanni.
Un viaggio che parte dall’Umbria: “Ho iniziato nella squadra del mio paese, Città di Castello. A 13 anni sono andato al Milan”. Con il calcio un amore che dura da sempre: “Da piccolino avevo sempre il pallone tra i piedi”. Accompagnava il papà alle sue partite “anche se a volte finiva che la gente guardava me che palleggiavo e non la partita”. Prima del Milan, i blancos: “A 12 ho fatto il provino al Real Madrid, ero andato in Spagna una settimana. Mi avevano preso, ma per problemi legati all’età non sono potuto andare”. All’inizio difficile da credere: “Pensavo fosse uno scherzo, non ci ho dormito qualche notte per la felicità”. Un arrivo in terra spagnola… particolare: “Al primo allenamento ero pure in ritardo per la partita. Ho fatto le visite, mi sono cambiato e ho giocato il secondo tempo”. Com’è andata? “Ho segnato tre gol”. Non male, una buona prima volta.
Un osservatore speciale: “A guardarmi c’era Zidane. Disse che a quell’età di così forte aveva visto solo Neymar”. Allenamenti e provino superato: “Dovevo firmare il mese successivo, ma saltò tutto”.
Resta l’emozione: “Una realtà incredibile quella del Real”. In Italia lo cercano tante squadre, su tutte Juventus e Fiorentina. Gabriele sceglie il Milan: “I rossoneri mi avevano cercato più di tutti. Andavo a Milano una volta al mese, mi hanno fatto sentire importante e mi piaceva il progetto che c’era”. Il contatto con la prima squadra: “La tournée è stato il momento più importante. Quando sei con quei giocatori comprendi il vero livello del calcio. E quanto era forte Deulofeu. Lo guardavo spesso per imparare”. Un ricordo particolare: “La cena in cui mi fecero cantare. Scelsi una canzone di Sfera Ebbasta”. Milan che è significato anche il distacco da casa: “Ho vissuto in convitto, non è stato semplice stare lontano dalla famiglia, però ti aiuta a crescere in fretta”. E il rapporto con le pressioni e le aspettative: “Mi facevano piacere, mi caricavano. Se parlano di te significa che stai facendo bene”.
“Prima che firmassi il primo contratto da professionista con il Milan mi chiamò anche l’Atletico”. Ma la firma è coi rossoneri: “Ho capito che il calcio sarebbe diventato il mio lavoro”. Con un aneddoto: “Io ero a scuola”. Suona il telefono, è il papà: “Sono con Galliani, devi venire a firmare il contratto”. “Sono andato subito, inaspettato. Lui voleva mandarmi subito in prima squadra, poi però è cambiata la proprietà”. Il contatto con Maldini: “Una leggenda, conoscerlo un’emozione. Ho incontrato anche Ibra, che energia che trasmette”. Il rinnovo coi rossoneri e il prestito a Novara. Anni ostacolati dalla pubalgia: “L’ho vissuta davvero male. Mi ha tenuto fermo un anno. In Piemonte ci giocavo sopra, poi è diventata più acuta e ho dovuto operarmi”. Dopo Novara, l’esperienza a Catania con Lucarelli: “Una bellissima piazza, che calore da parte dei tifosi. Il Massimino è devastante”. Lucarelli che poi lo porta a Terni: “Con lui mi sono trovato bene, anche se lo scorso anno non ho giocato molto. Un allenatore che ti riempie di consigli”.
La fiducia della Ternana, nonostante l’infortunio e l’operazione: “Mi ha preso a titolo definitivo dal Milan”. Ora il problema fisico è superato: “Sto bene. Sono a Rimini per rilanciarmi. Sono contento di come stiamo andando, voglio aiutare la squadra con gol e assist”. Rivalsa e orgoglio per ripartite: “Ho voglia di riscattarmi. Ogni partita per me è una battaglia in cui far vedere le mie qualità e il mio valore”. Sempre con quella fantasia che è immagine del suo talento. E con le lezioni del passato, soprattutto quelle imparate nelle difficoltà attraversate e superate; “Ogni cosa mi ha insegnato qualcosa, anche i momenti negativi. Ti aiutano a maturare e diventare più forte”. Ah, prima di andare, quale sarebbe il tridente dei sogni? Pochi dubb: “Capanni, neymar e Messi”. La corsa e i dribbling di Gabriele ripartono da Rimini.
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