Capuano e la voglia di allenare: “Sono pronto, non vedo l’ora di tornare”
Eziolino Capuano è un’icona del calcio. L’allenatore non vede l’ora di tornare in panchina dopo aver superato una fase delicata, a livello personale, che lo ha costretto a restare lontano dai campi di gioco: “Mi sono riposato abbastanza, purtroppo non per motivi legati alla mia volontà. Adesso però sono pronto a rientrare. Ancora più carico di prima. Datemi un progetto serio e una tifoseria importante. Non chiedo altro. Non vedo l’ora”. Una premessa doverosa prima di un’intervista in esclusiva a ‘La Casa di C’.
Capuano, il Messina dopo il possibile ritorno all’Avellino
Una lunga carriera alle spalle, vissuta su panchine di piazze calde e blasonate. L’ultima, in ordine cronologico, quella del Messina che si è iscritto al prossimo campionato non senza difficoltà: “Ricordo benissimo quando fui chiamato da Pietro Lo Monaco. E vi svelo un aneddoto. Era l’8 ottobre 2021. Se l’Avellino avesse perso in casa con la Virtus Francavilla sarei potuto tornare. L’Avellino vinse 1-0, ma il telefono squillò lo stesso. Due gironi più tardi ero l’allenatore del Messina. Quando chiama una piazza così importante, c’è solo un modo di rispondere ed è sì. Senza pensarci. E anche se è andata come è andata a Messina ci tornerei. Nessun rimpianto”.
Capuano, la domenica in giro per farmacie a Catanzaro e il rapporto con Sciotto: “Mi parlava spesso di Zeman”
Poco meno di due mesi ed è arrivato l’esonero: “Quando sono andato a Messina ho trovato una miriade di difficoltà. Capisco bene la provocazione del presidente Sciotto di mettere la società in vendita a un euro perché ci sono problemi sotto il piano dell’impiantistica. Abbiamo giocato su un campo in condizioni disastrose. L’impatto fu importante, vincemmo subito a Torre del Greco ma dalla trasferta a Catanzaro, il 7 novembre, siamo crollati per una serie di fattori davvero penalizzanti. Rilevammo dei casi Covid, ci autodenunciamo. Sarebbe stato giusto che la partita fosse rinviata e invece slittò dal pomeriggio alla sera. Fummo costretti a vivere ore estenuanti e paradossali. Ci ritrovammo a fare il giro con l’autobus alla ricerca di farmacie aperte. Ricordo ancora i calciatori mangiare panini in attesa di capire se avessimo dovuto giocare o meno. Sembravamo una squadra che partecipa a un campionato amatoriale o dilettantistico”.
Dopo la sconfitta, una ripresa in salita: “Perdemmo, a causa del Covid, giocatori importantissimi. Non potevamo aggregare ragazzi della Beretti e fummo costretti a ricorrere all’utilizzo delle sagome per allenarci. Da lì è venuta fuori una serie di risultati negativi dopo cui ci sta che un club possa decidere di cambiare. Poi l’organico è stato rivoluzionato con l’arrivo di undici giocatori che hanno alzato l’esperienza della squadra, che era giovanissima. Sono rientrati giocatori come Morelli, Gonçalves e Damiani. La salvezza è stata meritata. Sono stato contento per il presidente Sciotto, che ha fatto sacrifici e ha avuto coraggio. Non ho mai avuto dubbi che avrebbe iscritto la squadra al campionato”.
Il Messina potrebbe ripartire da Zeman e Pavone: “Non hanno bisogno di presentazioni. Sciotto è un grande estimatore di Zeman, me ne parlava spesso. Il presidente è ambizioso, gli piace fare bella figura”.
Capuano e il falso mito: “Il girone C il più competitivo e non per il calore delle piazze”
Bari e Palermo in Serie B, Capuano non usa giri di parole in merito a un mito che ritiene opportuno venga sfatato: “Ho allenato in tutti gironi. Si dice sempre che il girone C è il più difficile per il calore delle piazze ed è una stupidaggine. Il girone C è quello più competitivo, sì, ma anche a livello di qualità e non solo agonistico. Lo hanno dimostrato non solo il Bari e il Palermo, ma anche il Catanzaro che è arrivato in semifinale e avrebbe meritato di andare in finale. Contro il Padova, che ha una società importantissima alle spalle, non c’è stata mai gara”.
Capuano punta sull’usato sicuro e gonfia il petto: “Sono unico, non esistono altri come me”
Ai nastri di partenza del prossimo campionato tanti allenatori emergenti, da Michele Pazienza a Fabio Prosperi, passando per Sebastiano Siviglia e Massimiliano Canzi. Capuano preferisce l’usato sicuro: “Il calcio non è più quello di una volta dove potevi allenare se avevi alle spalle 6, 7 campionati ottimi e ti affidavano l’incarico comunque tra mille dubbi. Oggi bastano 15 partite buone e diventi un fenomeno. Sia chiaro, ci mancherebbe che non sia giusto che ci sia un ricambio di generazione, ma poi vai a vedere e il calcio è strano. Vince sempre Ancelotti, Zeman continua a essere richiesto, Braglia c’è sempre, Auteri pure. Caneo non è giovane, ma è sulla bocca di tutti”.
“Se devo puntare su un allenatore che potrebbe sorprendere dico Prosperi. Penso che è uno che può fare strada nel calcio perché ha fatto tanta gavetta, passando anche in Eccellenza e Interregionale. Insomma, non sono per la medaglia d’oro immediata. E non penso neppure che essere stato un grande calciatore garantisca di essere un grande allenatore. Pirlo è forse l’esempio più lampante del fatto che occorra far esperienza per affermarsi. Tanti ex calciatori ci provano e finiscono a fare commentatori tv…”
Ma di Capuano ce ne è uno solo: “Eziolino Capuano è Eziolino Capuano. Alleno da 30 anni, tra alti e bassi. Al massimo posso essere fonte di ispirazione, ma di Eziolino Capuano non ne esistono altri. Né uguali, né simili. Punto”.
Capuano e Parisi: “In Serie A è secondo solo a Theo Hernandez”
Capuano è particolarmente legato a Fabiano Parisi. Lo definì “extraterrestre” dopo un pari casalingo dell’Avellino con la Vibonese nel 2020. Lo ha rivisto recentemente, dopo tempo, in occasione di un memorial in ricordo del padre del cursore di fascia mancina dell’Empoli: “Fino a 2 anni fa si diceva che Parisi avesse un fisico troppo esile per competere ad alti livelli. L’ho rivisto dopo un anno. È diventato un armadio. Parisi farebbe comodo a qualsiasi squadra in Serie A. Lo ritengo secondo solo a Theo Hernandez. L’Empoli ha in mano un gioiello. Fabiano ha un grande talento. Quando lo vedo giocare è come se giocasse mio figlio. Mi commuovo”.
Parisi, il ricordo più bello legato all’Avellino. Ma la ferita è ancora aperta: “All’Avellino rimarrò legato a vita. Ho preso la squadra nel momento più buio nella storia più recente. Non c’era società, la squadra annaspava nei bassifondi di classifica. C’era una vacatio societaria, cambiammo proprietà 3 volte in un anno. Salvai la squadra, la portai playoff dove uscimmo pareggiando a Terni. Ho valorizzato Illanes, Micovschi e Parisi facendo fare una plusvalenza. Sono stato ripagato non vengo riconfermato. Eppure ho gestito situazioni impossibili. Come fa a rimarginarsi una ferita del genere? Dopo aver mangiato spazzatura, il caviale lo hanno mangiato gli altri”.
Capuano, i giovani talenti come quadri di Picasso: “Solo gli intenditori sanno distinguere gli originali dalle copie”
Capuano ha un feeling speciale con i giovani talenti e lo paragona a un’arte: “Abbiamo parlato di Parisi, ma vogliamo spendere due parole su Garofalo? Un ragazzo d’oro, bistrattato. Alla fine su di lui ho avuto ancora una volta ragione io ed è arrivato al Brescia. Cambiamo categoria? Su Tonali il Milan aveva dubbi e ora tutti sappiamo che è un fenomeno. Gnonto fino a 2 mesi fa chi lo conosceva? Oppure prendiamo ad esempio Salvatore Esposito. Lo portai in sede alla Salernitana quando giocava al Ravenna in Serie C. Lo proposi ad Angelo Fabiani ma non se ne fece nulla. Oggi è facile parlare di Salvatore Esposito. E mi fermo qui senza soffermarsi su Nicolò Rovella e Andrea Cambiaso, che dissi di prendere nel corso di un summit di mercato ad Avellino. Non voglio neanche andare troppo nel passato per parlare di gente come Gill Voria, Luca Fusco o Daniele Dainelli. Saper vedere i giovani non è da tutti. Ritengo che sia come osservare un ritratto di Picasso. Ci vuole un certo occhio per capire se è originale o se è una copia fatta benissimo…”
A cura di Marco Festa