Capuano: “Foggia scelta di cuore ma dopo Potenza tutto è cambiato”
A distanza di qualche settimana dal suo addio al Foggia, Ezio Capuano torna a parlare della sua ultima esperienza in rossonero
Dopo aver chiuso il capitolo Foggia, Ezio Capuano è tornato a parlare dell’esperienza in rossonero. Intervistato dai colleghi de Gazzetta dello Sport, l’ex allenatore ha raccontato gli ultimi momenti sulla panchina rossonera e i motivi che l’hanno spinto all’addio.
La decisione di dimettersi è arrivata in un momento ben specifico, che lo stesso Capuano chiarisce: “Alleno da 34 anni di fila, penso di aver dimostrato che l’uomo supera l’allenatore. Rifarei altre mille volte la scelta di Foggia, ma nell’intervallo dell’ultima partita ho deciso di andar via. L’etica e il comportamento vanno al di sopra di tutto“. L’allenatore tende anche a scagionare la società: “Non era colpa del presidente Canonico“.
A proposito di calciatori ecco il pensiero di Capuano: “Preferisco quelli affidabili a quelli forti, che ti fanno vincere una partita ma poi distruggono la squadra. Sono subentrato e mi sono dovuto adeguare“.
Capuano rivela il vero motivo del suo abbandono: “Quei tre nostri tifosi morti a Potenza mi ha fatto sentire in colpa. Ho portato io i genitori all’obitorio a riconoscerli. Non me la sono sentita di continuare. Ho visto morire tre ragazzi che tifavano per la loro squadra e certi atteggiamenti non mi sono piaciuti”.
Capuano: “A Taranto non sarei stato Capuano”
Capuano è tornato a parlare anche della sua esperienza a Taranto: “Ho fatto solo il ritiro… Dopo due anni di miracoli c’è stato il disimpegno del presidente. Fossi rimasto non sarei stato Capuano“.
Un pensiero anche al suo futuro: “Me lo merito. Chi prende Capuano sa che prende una persona seria. Sono autoritario, i giocatori devono rispondere a città che vivono per loro. Quando indossi una maglia le devi rispettare, non mettere l’orecchino“. Capuano nella sua carriera conta differenti presente in Serie C, soprattutto nel girone C: “Nessuno ha la mia esperienza. Non sono il più bravo, ma sono quello che la conosce meglio”.
Le offerte dalla Serie B e l’incontro con Guardiola
Capuano è poi tornato a parlare del suo futuro: ” Andare in Serie B? Ho avuto già due richieste dopo Foggia ma voglio aspettare proprio perché magari qualcuno in Serie B ci pensa, serve una scelta razionale. Foggia l’ho scelta col cuore, per la città e non per la squadra: errore non da Capuano. Ma alla fine io alleno i giocatori e anche bene. Il pubblico mi dà la spinta per ottenere i risultati. Conta la disciplina, non l’egocentrismo”. Capuano fa una similitudine sul ruolo di allenatore: “Serve la vocazione. Non è un mestiere in cui timbri il cartellino: devi avere trasporto emotivo, devi stare 18 ore al campo e pensare solo a quello. E’ la tua vita. L’allenatore lavora per se stesso, non per la squadra e se non fa risultati trova alibi: facile così. Le idee innovative sono fondamentali, ma il calcio è sempre quello. E più scendi di categoria, più è difficile. Certi allenatori pensano allo spettacolo, ma quello lo vedi al circo. Io voglio vincere“. Parole che ripetevano anche Allegri e Mourinho.
L’allenatore ha raccontato del suo incontro con Pep Guardiola e il siparietto sulla costruzione dal basso: “Eravamo a cena a Brescia. Lui è il migliore e tutti lo copiano, ma senza i giocatori è dura. Se in Pescopagano-Baragiano vedi la costruzione dal basso, per me è distruzione dal basso. Lui si mise a ridere, però io vedo molte squadre che costruiscono dal basso. Per me conta recuperare palla in fretta e andare velocemente in porta”. A conclusione Capuano svela chi ammira: “Tanti. Quando giocai contro Italiano gli dissi che sarebbe arrivato in Serie A. Poi dico De Zerbi. Ma tifo a vita per Allegri e Mou, i più pragmatici di tutti“.