“Vivo il calcio pensando a chi non ha soldi per la pizza perché li spende per la partita“. Una filosofia di vita e di sport. La filosofia di Eziolino Capuano. L’allenatore del Taranto ha rilasciato una lunga intervista a Il Corriere della Sera. Dal modo di vivere e vedere il suo lavoro al rapporto con i giocatori, tanti i temi affrontati. Una vita fatta di passione: “Quando la vivi così, piangi pure, perché il calcio non è altro che l’essenza di emozioni. È l’attesa della gioia, come il Sabato del villaggio di Leopardi: quando la gioia si concretizza, poi non esiste più”. Una carriera in cui non mancano le arrabbiature: “Gli orecchini al campo non ci devono essere, la musica nello spogliatoio non deve esistere. Un calciatore mi fa arrabbiare quando si allena male, quando non dà il meglio di se stesso o toglie la gamba in un contrasto“.
“L’allenatore deve essere come un padre e far crescere i giocatori. (…) È un totem: deve essere seguito e per riuscirci devi essere meritocratico“. Il compito è “valorizzare al meglio il materiale che ha“. I giocatori “non ti devono temere, ma rispettare e ritenere bravo“. Lo spogliatoio un luogo sacro da tutelare. Per questo motivo, quando uscì l’audio in cui Capuano urlò “vi squarto” l’allenatore fu “costretto a mettere fuori il giocatore“. Una avversità naturale all’ipocrisia e immoralità, perché “non sono uno yes man. A volte il personaggio Capuano non è andato bene“. Diverse le chiamate in situazioni ‘impossibili’: “Per questo mi sono paragonato a Santa Rita da Cascia, protettrice dei casi disperati. Ma anche Robin Hood. Sono una specie di pronto soccorso“. E sulle mancate opportunità in categorie superiori: “Convivo con la paura, ma non mi faccio attanagliare. Purtroppo è mancato ad altri il coraggio di darmi questa possibilità. Perché poi avere a che fare con Capuano non è facile. Capuano non lo puoi gestire“.
“Nasco da una famiglia di cultura, anche a livello ecclesiastico, perché il fratello di mia madre è stato generale dei Domenicani. Mio padre era un professore universitario. Mio fratello è uno dei diabetologi più importanti“. E poi un passaggio su Allegri con cui “c’è un grande rapporto, nato quando ancora giocavo“. Sulla definizione di “Mini One” che “Non fu Mourinho a darmela“. E se non avesse fatto l’allenatore? “Mi sarebbe piaciuto fare il giudice“. Sul rapporto con i soldi: “Li ho bruciati, penso a far vivere bene la mia famiglia“. Ora Capuano vuole continuare a far sognare Taranto e i suoi tifosi, sempre coerente con la sua filosofia.
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