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Una storia nata per caso, Sorzi: “Mi piaceva fare goal, ma in porta mi sento libero”

Matteo Sorzi / Credit: Lugli/Torelli - AC Carpi / www.lacasadic.com

Matteo Sorzi / Credit: Lugli/Torelli - AC Carpi / www.lacasadic.com

Il portiere biancorosso si è raccontato a LaCasadiC.com tra presente, obiettivi e passioni speciali. 

Legnago, sabato 30 novembre, minuto 50. Svidercoschi va sul dischetto, ma il suo tiro viene respinto lateralmente. Sette minuti più tardi nuova possibilità, stavolta con Martic, ma stesso esito, nulla da fare anche questa volta: Ho seguito il consiglio di Michele Pezzolato (ride, ndr), prima del riscaldamento ha avuto una sensazione positiva e mi ha detto di lanciarmi in basso a sinistra in caso di rigore. Mi sono fidato e alla fine direi che sia andata abbastanza bene“. Ci saluta così Matteo Sorzi, portiere del Carpi, nella chiacchierata concessa a LaCasadiC.com. Due rigori parati e una prestazione decisiva ai fini del risultato finale: “Sicuramente è stata una grande sorpresa per me, non mi reputo un esperto sotto questo punto di vista e pararne addirittura due è stata davvero una grande emozione. Devo ancora realizzare quanto successo”. 

È stato un caso, ma un bel caso. Questa è una frase che, scorrendo un po’ il profilo Instagram di Matteo, campeggia alta con la data fissa al 20 luglio 2022: “Era il giorno dell’amichevole con la Cremonese, io giocavo con il Fiorenzuola e avevo appena parato un rigore a Ciofani”. Ma il legame con gli undici metri, e le intuizioni vincenti, ha il suo punto di riferimento in una figura speciale scomparsa qualche anno fa che per Sorzi rappresenta un vortice di emozioni indimenticabili, William Vecchi: “Ha sempre creduto in me e lo ricorderò a vita, insieme a lui c’era anche Luca Malaguti e mi hanno aiutato tanto. Spero con tutto me stesso che in qualche modo possa essere fiero di me, era una persona umile e semplice sia fuori che dentro al campo. Mi ha sempre trasmesso tanta tranquillità, di lui mi porterò dietro sempre questo aspetto. Ti spiegava le cose con estrema semplicità”. 

Un rapporto vero e sincero, nato ai tempi della Reggiana: “Ero piccolo, ho trascorso otto anni in maglia granata. Nel 2018, dopo il fallimento, mi sono rimboccato le maniche e sono andato a giocare in Eccellenza con la Correggese, dove ho conosciuto mister Serpini. Abbiamo vinto il campionato e da lì è ripartita la mia carriera, per me è stato un vero trampolino di lancio”.

Sudore e sacrificio, ma anche tanti insegnamenti: “La Serie D è piena di giocatori importanti, secondo me non c’è troppa differenza con la Serie C. In quelle categorie ho imparato tanto, ti forgiano e non è assolutamente così semplice compiere il grande salto. Ci sono tanti ragazzi che alla fine non ce la fanno“.

Caro portiere, uomo solitario

L’amore per la porta, però, non è nato sin da subito. Nella giovane carriera di Matteo Sorzi c’è infatti anche un passato da centrocampista: “Ho iniziato a giocare a calcio a cinque anni, ed ero sempre a centrocampo perché mi piaceva fare goal. Diciamo che segnare è un po’ il pensiero fisso di tanti bambini. Poi nei campetti della canonica, durante le partite con i miei amici, sono finito casualmente in porta e da lì ti devo dire che mi sono innamorato di questo ruolo”. 

E poi, all’improvviso, ecco la svolta: “Dopo un anno, giocavo nella Sammartinese, ho fatto un provino con la Reggiana e fortunatamente mi hanno preso. Così è proseguito ufficialmente il mio percorso tra i pali. Da piccolo non ho avuto quindi come idolo un portiere, adesso invece come concetti guardo molto a Neuer”. Un ruolo affascinante, e strettamente personale: “Noi siamo gli ultimi difensori e i primi attaccanti, il portiere è un uomo solitario. A me piace il concetto di volare, buttarmi, cercare di arrivare più in alto possibile. Stare in porta mi fa sentire libero“. 

Matteo Sorzi / Credit: Lugli/Torelli - AC Carpi / www.lacasadic.com
Matteo Sorzi / Credit: Lugli/Torelli – AC Carpi / www.lacasadic.com

La musica, compagna di vita

Alla fine, dopo un lungo viaggio, c’è sempre un ritorno a casa. Proprio quello che è successo a Matteo, che adesso difende i colori del suo Carpi: “Questa è una piazza importante, ha fatto la Serie A. Io sono nato qui, conoscevo un po’ tutti. Ovviamente il posto non te lo assicura nessuno, mi sono messo a lavorare e sto dimostrando che ho buone potenzialità. Devo dire grazie alla società perché ha creduto in me, sentiamo molto il calore dei tifosi”. Testa al presente, per il futuro c’è ancora tempo: “Quello che accade dopo è sempre frutto di ciò che abbiamo prodotto prima, sono io il principale artefice del mio destino“. 

Un portiere giovane, di talento, ma già con la testa sulle spalle, che tra una parata e l’altra coltiva anche una passione speciale: “Amo la musica e ho imparato a suonare il pianoforte da autodidatta, lo utilizzo per ore intere quando sono a casa perché mi rilassa tanto. Uno dei miei brani preferiti è ‘Another Love’ di Tom Odell”. E se dovesse descrivere con una canzone i due rigori parati contro il Legnago: “La intitolerei ‘Una giornata indimenticabile’, già pararne uno è strepitoso ma due è davvero un qualcosa di indescrivibile”. Tra musica e un amore, quasi casuale, per la porta. Ci salutiamo così, ma il viaggio calcistico di Matteo Sorzi adesso attende nuove sinfonie.