Credit: Carrarese Calcio 1908 - Gianni Barbieri
Deve averci pensato, non c’è dubbio: una statua dedicata a lui plasmata con il marmo più prestigioso del mondo. O forse no, perché in fin dei conti Totò Di Natale nella sua lunga carriera ha preferito sempre l’essere all’apparire. Copertine guadagnate a suon di gol, questo è certo, ma sempre con la testa e la fame di chi per un gol darebbe la vita.
E allora a Carrara forse statue di marmo in suo onore non ne farà erigere, ma ciò che è certo è che il leggendario goleador da 258 reti in 606 presenze onorerà i colori gialloblu fino alla sua ultima panchina. E difficilmente la tifoseria del club toscano vorrà privarsi di un uomo, prima che professionista, capace di ribaltare una squadra, passata da una salvezza raggiunta in extremis ad un sogno playoff mai così alla portata.
“Fortuna e sfortuna nel calcio contano, ma fino a un certo punto. Servono le idee e credere sempre in quello che si fa, lo dico sempre ai miei ragazzi”. Quando nello scorso mese di aprile la Carrarese ha deciso di sondare la disponibilità di Di Natale per sostituire il dimissionario Silvio Baldini, l’immediata convinzione dell’ex bandiera dell’Udinese non ha la lasciato dubbio alcuno sulla bontà della scelta fatta.
D’altronde sono servite ben altro che combinazioni astrologiche per permettere alla Carrarese di evitare l’incubo retrocessione. Raccogliendo il testimone da Baldini, suo mentore ai tempi di Empoli, alla prima vera esperienza da allenatore Di Natale riesce a lasciare un’impronta decisa sulla squadra. Così come accadeva qualche anno fa nelle aree di rigore in giro per lo Stivale.
“Le indubbie capacità e competenze tecniche” evidenziate dalla società toscana al momento della nomina, sono il frutto di un primo apprendistato vissuto dal goleador napoletano in quel di La Spezia. Con i liguri intraprende un nuovo percorso di vita che lo vedrà prima sedere in panchina in veste di assistente di Pasquale Marino, per poi passare alla guida dell’Under17.
“Sono uno che non parla tantissimo, soprattutto prima delle partite, mi piace osservare, magari un po’ in disparte e poi vado molto ad istinto…”. Istinto di un uomo che appare come un presupposto infallibile di successo.
Nonostante un inizio di campionato in sordina, la Carrarese ora naviga in acque tranquille, quasi inesplorate. Il progetto a medio-lungo termine affidato a Di Natale sembra portare, infatti, i primi frutti di una nuova metodologia di lavoro. Tanti giovani coinvolti e una quadra tattica finalmente convincente.
“Se proprio vogliamo fare un paragone questa Carrarese è un po’ alla Guidolin, squadra compatta che riparte. Io voglio che i ragazzi si muovano senza palla, soprattutto gli attaccanti, come facevamo io e Alexis e cerchino di proporre. Siamo partiti con il 4-3-3 per poi passare al 4-3-1-2 in queste ultime partite”. – queste le parole di inizio stagione dell’allenatore gialloblù in esclusiva a LaCasadiC.
L’ottavo posto in classifica, sinonimo di zona playoff, è anche merito della “cooperativa del gol” sviluppatasi quest’anno. Non esiste, infatti, un bomber alla “Di Natale” nel gruppo carrarino, ma uno sforzo collettivo di ricerca del gol. Tra i maggiori beneficiari di questo nuovo meccanismo di gioco ci sono Battistella ed Energe a 4 gol, e subito di seguito D’Auria, Doumbia e Tunjov a 3 marcature stagionali.
Da non sottovalutare anche l’effetto che Di Natale ha avuto sul “nuovo” fortino dello Stadio dei Marmi: sono ben 27, infatti, i punti raccolti dalla Carrarese tra le mura amiche, contro gli 11 guadagnati a domicilio. Numeri che evidenziano anche una propensione da parte del gruppo dell’allenatore napoletano a realizzare più reti nel secondo tempo: 23, contro i soli 6 gol nelle prime frazioni di gioco in questo campionato.
Numeri, dati e impressioni che conferiscono una dimensione positiva all’opera prima di Antonio Di Natale. E se di statue non si parlerà ancora per un po’, la nuova Carrarese sembra scolpita, ogni giorno più a fondo, da uno degli artisti migliori che questa città potesse desiderare.
A cura di Pietro Marchesano
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