Dalla curva al campo: Catania (ri)ecco Biondi, il figliol prodigo
“Mi sarebbe tanto piaciuto chiacchierare di persona davanti ad un caffè, ma sono sicuro che comunque andrà alla grande”. Per presentarlo, forse, meglio partire da qui. Perché Kevin Biondi, centrocampista classe 1999, al Catania in prestito dal Pordenone, é innanzitutto un ragazzo pulito. Una persona capace immediatamente di trasmettere l’empatia necessaria a trascinare ogni cuore dentro il suo viaggio, che, dopo un derby vinto, assume da subito un sapore speciale.
“Quella di domenica é una data che non dimenticherò –ci ha raccontato– il derby lo avevo già giocato al Barbera, ma vincerlo, per di più al Massimino e con quella cornice di pubblico, non si può davvero spiegare a parole. É stata una settimana meravigliosa, culminata dall’accoglienza in cattedrale che ho vissuto con emozione essendo legatissimo a Sant’Agata”.
Biondi e il pallone: quando tutto ebbe inizio
Un cuore, quello di Biondi, travolto dal calcio fin da subito. Questione di famiglia, sacrifici ed incentivi. “Il pallone é sempre stata la mia medicina, fin dalla culla. Con mio fratello Christian poi era una continua sfida alla Holly e Benji nella quale io segnavo, lui parava e papà ricompensava il migliore coi dolci. Dopo a noi si é unito anche Danny, il più piccolo, che gioca nella giovanili del Catania e per caratteristiche é un po’ più simile a me”. Il sogno così prende subito forma, colorato da un vortice rossazzurro: “É capitato – racconta Kevin divertito- che per via degli orari diversi di allenamento con i miei fratelli, stanco dalla scuola, mi sia addormentato negli spogliatoi della prima squadra ad aspettare”. Quando si dice che il sonno svela il destino.
Biondi: “Catania, adesso tocca a me”
La strada pian piano si fa subito chiara. Arricchita da due esperienze in particolare (IGEA e Messina in D) che tra il 2017 ed il 2019 daranno a Biondi gli strumenti necessari per affrontare la sfida più importante: quella con i colori della sua città, Catania. “Dopo i prestiti tornai a casa più maturo, sotto tutti i punti di vista. Già il ritiro restituiva buone sensazioni, mi sono detto “Adesso tocca a me”. Il primo anno, quello tra Camplone e Lucarelli, con il quale sono stato divinamente é ad oggi il più bello della mia carriera. Con la fiducia mi riuscivano cose che mai avrei pensato di poter fare.” Rimpianti? La trasferta di Terni che nonostante tutto brucia ancora. “Da catanese sentivo maggiormente il dovere di dare qualcosa in più ed essere usciti dai playoff con un pareggio fa male. Ringrazio ancora i senatori per i consigli importantissimi”.
52 presenze, 6 reti (anche abbastanza pesanti) ed una polivalenza paurosa che nonostante la dicitura “centrocampista” svaria dalla difesa all’esterno d’attacco. Elementi abbastanza importanti che portano Kevin, (accolto in sede di presentazione con il celebre urlo tratto da “Mamma ho perso l’aereo”), a misurarsi in B con il Pordenone dallo scorso febbraio. “Tesser é un grande allenatore: mi ha dato grandi possibilità buttandomi subito dentro, prima con il Vicenza e poi nella vittoria con la SPAL. Complessivamente é stata una grande esperienza , tuttavia quest’anno sono state fatte altre scelte e ho subito chiarito che in caso di cessione non avrei accettato altre piazze al di fuori di Catania”. Un ritorno a casa in prestito dal richiamo forte, concretizzato proprio sul gong. “Ho detto al direttore: facciamo le carte che scendo. E così è stato, sono arrivato in settimana per poi andare sabato in campo con l’Andria. Non potevo dire no a questi colori“.
Presente, extra campo e sogni
Un ritorno, quello sull’Etna, che per Kevin significa una maglia in particolare. E che maglia!
“La società mi aveva detto che la 21 era disponibile ma io ho optato per la 10. Zero presunzione, soltanto la voglia di realizzare il sogno di indossarla”. Una bella responsabilità che il ragazzo, dopo l’ennesimo accenno al derby, dimostra subito di saper maneggiare. “Adesso ho la testa soltanto al Messina, le frecciate a fin di bene di mister Baldini in conferenza stampa mi caricano tantissimo. So che devo spingere ancora più forte per metterlo in difficoltà nelle scelte. Voglio vincere il secondo derby di fila, non penso sia riuscito a molti club”
Lotta, appartenenza, lealtà di squadra ma chi é Biondi fuori dal campo? “Un ventiduenne semplice: vado all’allenamento, esco con gli amici e la mia fidanzata nel tempo libero. E, dopo aver dato una mano nella macelleria di famiglia, cerco di apparecchiare la tavola per prendermi cura di loro. Un messaggio ai tifosi? Vogliamo portare il Catania dove merita di stare. Il sogno promozione con questa maglia adesso é ovviamente difficile ma io coltiverò sempre dentro di me la speranza di raccontarlo ai miei figli un giorno. Comunque vada orgoglio e forza non mancheranno mai”. Valori immutati. Dalla curva al campo, la passione di Kevin è sempre la stessa.
A cura di Damiano Tucci