Catania, 33 giorni per evitare il fallimento: cosa succederà
Essere o non essere, questo è il problema. É la frase più nota dell’Amleto di William Shakespeare, oltre che una delle locuzioni più celebri della letteratura di tutti i tempi che ancora oggi è oggetto di numerosi studi e interpretazioni. Esattamente come accadrà nei prossimi 33 giorni ai conti del Calcio Catania dopo la decisione del Tribunale etneo di rendere il club rossazzurro oggetto di importante studio di approfondimenti sia dei flussi di cassa che degli asset. Una notizia che ha generato sia ottimismo che perplessità tra tutti i soggetti coinvolti. Ma andiamo con ordine.
Catania, perché sperare
Partiamo dal Tribunale. É innegabile che la sezione fallimentare abbia mostrato con la sua scelta, intelligenza, lungimiranza e rispetto di tutta la vicenda. L’ha fatto perché la strada che si è decisa di percorrere non è banale. É un approfondimento molto interessante, sia dal punto di vista tecnico che giuridico per quello che si prospetterà. É un modo per fare chiarezza su tutto. La consulenza tecnica d’ufficio richiesta, infatti, dovrà chiarire quali debiti allo stato attuale sono cessati e quali no e che speranze ha il Catania di incassare per far fronte ai debiti correnti. Inoltre, aspetto da non sottovalutare, il Tribunale si chiede se vi sia la capacità di fare utili per ridurre i debiti pregressi. Domanda non solo logica, ma anche opportuna in vista di futuri scenari. Quindi, il Tribunale da un lato sta dando (rinviando la decisione al 21 dicembre) dall’altro sta eliminando la possibilità a chiunque di fare o dire cose non corrette.
É evidente ormai a tutti che il risanamento non è l’abbattimento del monte ingaggi. Non è questo, perché fare calcio è il core business del Calcio Catania. Al contrario, ciò che si deve fare per tentare il risanamento è l’abbattimento di tutti gli altri costi per renderli sostenibili. Ed anche su questo punto il Tribunale ha mostrato una lucidità e una chiarezza inequivocabili. L’ha fatto sottolineando la necessità di capire quali siano i costi sportivi e che sostenibilità abbiano. Una sottolineatura importante perché così si capirà con maggior chiarezza quali siano tutti gli altri costi, in che modo si è interventi su questi o lo si potrà fare, ma anche per comprendere quale possa essere il flusso di cassa più probabile e cosa può produrre questo flusso di cassa sull’ordinario o addirittura per tentare di erodere il debito pregresso.
Perché preoccuparsi
Altrettanto chiaro è come il Tribunale abbia offerto, con la sua decisione, la possibilità alla SIGI di mostrare il suo piano industriale o di miglioramento. Ma, utilizzando la logica, è chiaro che se l’attuale proprietà del Catania avesse avuto la capacità di mostrarlo con chiarezza lo scorso 16 novembre, il Tribunale non avrebbe avuto motivo di nominare chi per conto suo andrà a fare questa valutazione. Qualcuno si domanda se il tempo concesso sarà sufficiente. La sabbia nella clessidra obiettivamente è poca, ma i professionisti nominati sono molto bravi e capaci e potrebbero, nel caso il tempo non fosse per loro sufficiente, anche chiedere una proroga per capire ancora meglio la situazione. Ma vi è anche la possibilità, che è quella che tutti si augurano, che non sarà necessario attendere il 21 dicembre perché le voci che da settimane circolano di un passaggio di proprietà potranno essere ora facilmente assodate e quindi consentire di andare avanti grazie a risposte immediate, concrete e solide.
Problema
Nel taccuino dei dubbi restano, però, parecchie domande. La SIGI deciderà di ricapitalizzare? Come si comporterà ora il possibile acquirente inglese? L’attuale proprietà del club rossazzurro riuscirà a cedere il club in questo arco di tempo? Si avranno le risorse per pagare determinate scadenze come quella di fine mese legata al mutuo di Torre del Grifo e quella del 16 dicembre per gli stipendi? Senza dimenticare che vi sono altre problematiche come i debiti con la PiaGreen e la WordService oltre a un sequestro conservativo di 1.910.000 euro. “La parola chiave – ha risposto il presidente della SIGI l’avvocato Ferraù – continua ad essere compattezza. Il Tribunale ha trovato una soluzione molto saggia che era quella che si doveva prendere. Ora occorrerà legare, a proposito di compattezza, le due anime della Sigi per lavorare nel modo migliore alle interlocuzioni attualmente in corso. Ricapitalizzeremo? Occorre capire come, chi lo farà e un bel po’ di altre cose. Finalmente non c’è lo stress da attesa da provvedimento. Da ora abbiamo poco già di un mese nel quale avremo la possibilità di interloquire con serenità”.
“Quando sveleremo il nome del gruppo inglese? Loro saranno qui in settimana e potremo anche decidere di indire una conferenza di presentazione o semplicemente fare un comunicato stampa – ha continuato l’avvocato Ferraù – decideranno loro cosa fare e quando farlo. Con gli inglesi abbiamo stabilito alcuni punti che ritengo positivi. Chiaramente è un contratto a step: vediamo, valutiamo e acquistiamo. Ripeto siamo a buon punto e loro effettuano investimento nel modo per circa 1,9 trilioni di dollari. Se acquisteranno il 100% delle quote della SIGI ? Come abbiamo già detto, il loro obiettivo principale è quello di entrare concretamente nel territorio per espandere il loro business”. Essere o non essere, questo è il problema
A cura di Federico Lo Giudice