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Catania, Ferraro: “Mi hanno chiamato anche altre squadre”

Ferraro Catania

Credit: Ufficio stampa Catania

La stagione del Catania è di quelle indimenticabili. Un campionato sempre in vetta alla classifica del girone I di Serie D e un obiettivo fisso nella mente dei giocatori: la promozione in Lega Pro. Con 88 punti finali messi a referto il risultato non potrebbe essere diverso. Merito anche dell’allenatore Giovanni Ferraro che riesce a imprimere una mentalità vincente a tutta la squadra. Lui, che di promozione se ne intende. Tra i dilettanti in particolar modo essendo la seconda consecutiva dopo quella raggiunta sulla panchina del Giugliano. Adesso è il momento di festeggiare, di ringraziare la società, i tifosi e i suoi ragazzi. L’allenatore rossazzurro lo fa attraverso i microfoni Televomero come riporta il sito TuttoCalcioCatania.com.

Ferraro: “Catania mi ha fatto diventare un allenatore migliore”

Soddisfazione e gratitudine. Sono questi i sentimenti che rimbalzano nella mente di Giovanni Ferraro, allenatore del Catania a qualche mese di distanza dalla raggiunta promozione in Lega Pro. “Voglio ringraziare tutta la società del Catania, il presidente Pelligra, il vice presidente Grella, il direttore Laneri, Carra e Bresciano, persone che hanno pensato a me per rilanciare il Catania”. Uno sguardo al futuro non guasta, ma il presente recita Catania. Io sono un tesserato rossazzurro fino al 30 giugno, la società fa le valutazioni necessarie, dal primo luglio si penserà al mio futuro“. Un risultato come quello ottenuto sulla panchina dei siciliani non può che attirare le attenzioni di altri club. Qualche squadra mi ha chiamato ma ho detto che non è giusto affrontare alcun discorso adesso. Aspetto il Catania con cui abbiamo già avuto un colloquio. La società ha le sue idee su di me come allenatore”.

Catanai Serie D Ferraro

Le sensazioni provate in questa stagione al “Massimino” rimarranno impresse nei ricordi di Ferraro: ”Catania è una piazza stupenda, vanta un pubblico straordinario, lì si vive un calcio diverso con tanta adrenalina e pressioni. Io non ero abituato a confrontarmi in un palcoscenico con 20mila tifosi sugli spalti e 70 testate giornalistiche. E’ qualcosa di emozionante”. La vera forza è la piazza, Catania e il calcio viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda. “Tutta la città vive di calcio, i tifosi dappertutto ci fermano. Mi sento un allenatore migliore, non era facile gestire una rosa di 31 giocatori”. Anche l’allenatore è giusto che si prenda dei meriti. “La maggior parte di loro l’anno prima giocava in categorie superiori e, quindi, non erano abituati alla mentalità dei dilettanti”. Piccolo aneddoto dagli spogliatoio:De Luca non conosceva addirittura la regola degli under”.

Credit: Calcio Catania SSD

Il segreto del successo, però, non viene solo dai risultati sul campo. “Devi avere una società importante e un direttore sportivo altrettanto importante per riuscire a gestire uno spogliatoio come quello rossazzurro. E’ semplice dire che se hai una corazzata vinci, in realtà vincere un campionato è sempre difficile. Alla fine il girone I di Serie D si è concluso con 31 punti di vantaggio sulla seconda, ma non si poteva fare diversamente a Catania”. L’importanza del gruppo, anche di chi ha giocato meno è un valore aggiunto. “La nostra forza è stata rappresentata anche dai cambi, che spesso imprimevano un’accelerata alla partita”.

Le abilità da mental coach dell’allenatore del Catania

Le doti del professionista Giovanni Ferraro. “In generale ho sempre pensato di collocare in campo i giocatori nel ruolo più adatto per farli esprimere al meglio. Questo aspetto è essenziale per me”. Imprimere una mentalità congeniale, insegnare il valore del sacrificio e della devozione alla causa.

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Questo il compito di una allenatore che vuole fa rendere al massimo la sua squadra. “Ho lavorato anche con calciatori predisposti a fare un certo tipo di lavoro. Penso anche a Lodi, giocatore importante da gestire con tanti anni di calcio alle spalle. Sono entrato nella loro testa e, dopo avere un po’ snobbato all’inizio la categoria, hanno compreso le difficoltà e si sono calati nella realtà”.