Con la vittoria del campionato di Serie D ormai alle spalle il Catania comincia a pensare al futuro. Che ha un’unica direzione: quella che porta alla Serie C. Ma per affrontare questo viaggio nei meandri sconosciuti della terza serie serve un nuovo condottiero. E il club siciliano l’ha trovato in Luca Tabbiani. Sarà lui a sedere sulla panchina dei rossazzurri nella prossima stagione (QUI LA NOTIZIA). Un allenatore che in Lega Pro riesce a farsi conoscere in breve tempo. Per conferme chiedere alle 14.000 anime che popolano il comune di Fiorenzuola D’Arda.
Attenzione ai dettagli, capacità di gestire lo spogliatoio, fiducia nei giovani e calcio spumeggiante. Basterebbero queste poche parole per descrivere lo stile di gioco firmato Luca Tabbiani. Lui, che dalla Serie D oggi si ferma in pianta stabile in Lega Pro. Il suo viaggio in panchina comincia al Vado. Nei dilettanti. E’ il collaboratore del primo allenatore Pietro Buttu. Ma le qualità che potrebbe esprimere questo novizio del ruolo vengono subito in evidenza.
L’anno seguente sostituisce Buttu. Il risultato è un dodicesimo posto. Passerà, quindi alla Lavagnese dove chiuderà il campionato in quinta posizione. Nel 2020 arriva in Emilia. Destinazione Fiorenzuola. L’obiettivo è solo uno: salire di categoria. Tabbiani si dimostra un uomo di parola. Il Fiorenzuola torna in Serie C. La società non si pone dubbi e conferma l’allenatore anche per la stagione seguente. Da neopromossa il Fiorenzuola sogna la salvezza. Un risultato che arriva puntuale, ma non senza difficoltà. Che Tabbiani riesce a oltrepassare con la sua caparbietà e la sua capacità di adattarsi alle situazioni.
Una caratteristica quest’ultima che gli permette di cambiare in corsa se il contesto lo richiede e di risolvere situazioni complicate in tempi stretti. Con una regola fissa e imprescindibile: la squadra prima di tutto. Valorizzare tutti, nessuno escluso. 90, 60, 10, 1 minuto? Non conta quanto resta in campo un giocatore perché in ogni caso costui avrà contribuito alla causa Fiorenzuola. Nel bene o nel male. Il gruppo sempre al primo posto. L’origine di questa mentalità? Rolando Maran.
Gestione dello spogliatoio e preparazione della partita sonno frutto della stima per il suo ex allenatore. Una struttura gestionale che trova nei ragazzi più giovani il suo manuale d’istruzione. Bontempi, Fiorni, Egharevba, Morello, Di Gesù. Dimostrazioni di quanto “giovani” non sia solo un aggettivo per Tabbiani. E soprattutto di quanto durante una partita di calcio perda ogni minimo valore che il dizionario gli attribuisce. La salvezza con il quindicesimo posto nella stagione appena conclusa è il miglior salutoper il popolo rossonero. Luca Tabbiani, la firma rossonera in terra d’Emilia.
Tabbiani e il calcio. Una storia che comincia nella sua città. A Genova. La maglia? Quella del Genoa. Il rosso e il blu. Due colori dipinti nel cuore. Sono queste le sfumature che appaiono sullo sfondo del quadro del Tabbiani giocatore. Macchie di colore ben definite che accompagnano il suo esordio tra i professionisti e che dal 1998 al 2000 lo affiancheranno nella sua esperienza nel centrocampo dei liguri. Dal capoluogo inizia il suo peregrinaggio sui campi di pallone. Cremonese, Trento, Bari, Triestina, Pisa per chiudere nella sua Liguria. Al Sestri Levante. Una carriera umile, semplice, ma vissuta nel pieno delle sue energie. Con entusiasmo, sacrificio e tanta passione. Le stesse caratteristiche che, si immagina, abbiano convinto il presidente Pelligra a portarlo a Catania.
A completamento di questo dipinto griffato Tabbiani c’è un calcio spumeggiante, propositivo, arrembante e mai regressivo. Un credo calcistico che si manifesta in un 4-3-3 che vede una difesa sempre alta e pronta a spingere. I primi architetti dell’azione sono proprio i centrali di difesa. Ma devono correre e ripartire veloce. Sempre. Chissà, magari i tagli in profondità di Rapisarda potrebbero fare al caso del neo allenatore del Catania. Posizionare i terzini al centro della retroguardia? Perché no? In fondo donano rapidità al reparto. Gli esterni? Sono la linfa vitale delle squadre allenate da Tabbiani.
Devono dare ampiezza al campo e favorire l’ingresso delle mezzali o degli attaccanti. Chiarella e Russotto in Sicilia sono in trepidazione. Ma prima serve recuperare palloni, pressare alti altrimenti non si riparte. Di Grazia, Rizzo, Vitale e Palermo sono già posizionati lì nel mezzo. E davanti conta solo segnare. Non c’è scampo. Lo insegna Zeman, suo grande idolo, lo ripete Conte dal quale ruba la mentalità vincente e lo ripete il suo mentore Giacomo Modica. De Luca, Sarao, Jefferson e Litteri? Se chiamati in causa risponderanno presente.
Il viaggio del Catania passa dalla Serie C. E sarà Luca Tabbiani a guidarla verso le mete più prestigiose.
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